COP28, salta l’addio graduale ai combustibili fossili: ultime ore per raggiungere un accordo
È sparito l'addio graduale ai combustibili fossili dalla bozza dell'accordo della COP28: corsa contro il tempo per raggiungere l'unanimità.
La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è giunta a uno stallo nel suo ultimo giorno di lavori e l’ipotesi del raggiungimento di un accordo soddisfacente per il futuro del Pianeta con l’addio graduale ai combustibili fossili sembra ormai naufragata.
A provocare il caos sulla COP28 è stata la circolazione dell’ultima bozza di accordo finale proposta dal presidente Al Jaber, il petroliere degli Emirati Arabi Uniti già finito al centro delle polemiche nei giorni scorsi per le sue posizioni sui combustibili fossili. Come vi avevamo anticipato ieri, nel testo che dovrà essere votato all’unanimità non è stata inserita l’uscita dai combustibili fossili che in tanti avevano auspicato.
Nella prima bozza che era circolata nei giorni scorsi era stato incluso un riferimento esplicito alla graduale eliminazione dei combustibili fossili, da petrolio a gas e carbone, ma di fronte a quella versione dell’accordo l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio si era mossa con una lettera e un invito agli stati petroliferi a “respingere la pressione indebita e sproporzionata contro i combustibili fossili”.
La presenza massiccia di lobbisti dei combustibili fossili alla COP28, insomma, non era servita a escludere quel riferimento chiaro e necessario per il futuro del Pianeta nell’accordo e l’OPEC si era mossa di conseguenza. Tra i Paesi che fanno parte dell’OPEC figurano l’Arabia Saudita, l’Iran, l’Iraq, il Kuwait e gli Emirati Arabi Uniti che stanno ospitando la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici presieduta proprio dal petroliere Al Jaber che ieri, dopo la mossa dell’OPEC, ha modificato il testo e rimosso quel riferimento a un “addio graduale”, sostituito da una meno impegnativa “riduzione graduale”.
“Questa è la mia proposta, ora fate voi, la mia porta è aperta“, aveva detto Al Jaber ai delegati dei 197 Paesi più l’Unione Europea che nell’ottavo anniversario dell’Accordo di Parigi sono chiamati a votare il testo finale all’unanimità.
Il caos è stato servito e la corsa contro il tempo per provare a rivedere l’accordo, scongiurando così un fallimento epocale della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, è subito partita. In questo caso si sta lavorando dietro le quinte e le consultazioni, per stessa ammissione della presidenza della COP28, proseguiranno per tutta la giornata.
Da un lato ci sono circa 120 Paesi del Mondo concordi nella necessità di iniziare a dire addio in modo graduale, ma non su base volontaria, ai combustibili fossili. Dall’altra ci sono i Paesi petroliferi e i loro principali alleati, dalla Cina alla Russia. Il tempo stringe e la votazione dell’accordo dovrebbe svolgersi entro la conclusione della giornata odierna.
Cop28, potevamo aspettarci qualcosa di diverso?
La conferenza sul clima di Dubai si chiude con tante polemiche e, purtroppo, pochi risultati. Mentre circola la bozza finale del rapporto conclusivo l’assenza del Phase Out, il riferimento all’eliminazione graduale dei combustibili fossili, fa parlare di un fallimento totale, o quasi, del vertice globale.
Ma in tanti si chiedono “potevamo aspettarci qualcosa di diverso avendolo organizzato in uno dei principali Paesi produttori di petrolio al mondo?” Come funziona il meccanismo delle Cop? Quali scelte la politica prende per ideologia e quali per timore? Arriveremo mai a una transizione verde consapevole? Ne abbiamo parlato su Instagram con Serena Giacomin e Rassegnally: