COP28, le pressioni dell’OPEC e l’appello di Guterres: “Siamo fuori tempo massimo”
La lettera dell'OPEC ai paesi petroliferi durante la COP28 scuote i lavori della Conferenza. Salta il phase out dei combustibili fossili?
A poche ore dalla conclusione della COP28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici con la più alta presenza di lobbisti dei combustibili fossili, appare sempre più evidente che non ci saranno dei risultati espliciti sull’addio, anche graduale, a gas, carbone e petrolio. A frenare le ultime speranze c’è stata la pressione diretta dell’OPEC arrivata sul finire della COP28.
Le parole di Antonio Guterres nell’ultimo giorno di lavori
Oggi, forse nel tentativo di favorire un accordo il più favorevole possibile per l’ambiente, Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres è intervenuto in conferenza stampa per ribadire l’urgenza di cambiamenti a favore del clima e del Pianeta:
Il nostro pianeta è a pochi minuti dalla mezzanotte per quanto riguarda il limite degli 1,5 gradi. E l’orologio continua a fare tic tac. Siamo in una corsa contro il tempo e abbiamo bisogno di un risultato ambizioso che dimostri un piano decisivo in ambito climatico per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi e proteggere coloro che sono in prima linea nella crisi climatica.
Guterres ha insistito sulla necessità di “arrivare a dei compromessi per delle soluzioni”, pur comprendendo come i diversi livelli di sviluppo per i Paesi possa rendere più complesso arrivare ad un accordo soddisfacente per tutti. Serve un segnale, almeno quello, che sia coerente con l’obiettivo delle zero emissioni entro il 2050 e tra una manciata di ore capiremo se in questi oltre 10 giorni di incontri, conferenze e trattative saranno stati fatti dei passi in avanti rispetto al COP27 che si è tenuta lo scorso anno.
La lettera dell’OPEC scuote la COP28
Le parole di Guterres arrivano dopo una giornata caratterizzata dalle pressioni dell’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio di cui fanno parte, tra gli altri, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Iran, l’Iraq e il Kuwait. Gli oltre 2.400 lobbisti presenti all’evento evidentemente non sono bastati per fare le dovute pressioni, al punto da aver spinto il segretario generale dell’OPEC Haitham al-Ghais a firmare una lettera per invitare gli stati petroliferi a rifiutare qualsiasi accordo che abbia come riferimento “l’energia più che le emissioni” e respingere “la pressione indebita e sproporzionata contro i combustibili fossili” nel corso della COP28.
La pressione dell’OPEC, arrivata dopo la circolazione di una bozza di accordo che includeva la richiesta di eliminare gradualmente i combustibili fossili, ha inevitabilmente sollevato grandi polemiche e tra le reazioni pubbliche più dure c’è stata quella di Teresa Ribera, la vicepremier e ministra della Transizione ecologica spagnola che ha tenuto una conferenza in cui ha attaccato frontalmente l’organizzazione fondata a Vienna nel 1960.
È quasi disgustoso il pressing dei Paesi Opec. Noi non chiediamo di eliminare i combustibili fossili domani. Dobbiamo creare invece le condizioni per una uscita graduale. E su questo l’Unione europea è chiarissima e in linea con la grande maggioranza dei Paesi presenti a COP28.
Ribera ha sottolineato come più di un centinaio di Paesi su 196 si sarebbero dichiarati favorevoli al cosiddetto phase out, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili in favore di fonti di energia meno dannose per l’ambiente, ma bisognerà attendere la conclusione dell’evento per capire se nel documento finale verrà mantenuto o meno quel riferimento al phase out che aveva messo in stato l’allerta i paesi petroliferi.