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Clima, emissioni di metano: attività antropiche prima causa

Attività dell'uomo legate a doppio filo alle emissioni di metano, collegate ai cambiamenti climatici: a confermarlo un recente studio.

Clima, emissioni di metano: attività antropiche prima causa

C’è l’impronta dell’uomo anche negli sbalzi delle emissioni di metano degli ultimi trent’anni. A sostenerlo uno studio National Institute for Environmental Studies, pubblicato sulla rivista Journal of Meteorological Society of Japan.

Secondo gli studiosi le attività antropiche o legate ai fabbisogno della società umana incidono in maniera evidente anche sui livelli di questo caso, collegato in più occasioni al riscaldamento globale e ai cambiamenti climatici.

I ricercatori sono partiti dai livelli delle emissioni di metano e la sua diffusione in atmosfera e confrontando tali dati con i rilevamenti operativi a vari stadi (superficie, aerea, satellitare). Stando ai risultati presentati le attività dell’uomo sono dietro ai picchi, come dietro ai cali delle emissioni.

Ad esempio alcuni dei periodi di riduzione delle emissioni di metano sono legati al drastico calo dell’attività petrolifera e del gas in Europa e in Russia corrispondente al crollo dell’Unione Sovietica. Non solo, ulteriori cali risulterebbero collegati alla contrazione del settore dell’allevamento intensivo e al conseguenze livello di emissioni di metano da fermentazione enterica (tipico dei bovini e più in generale dei ruminanti).

Tra gli esempi portati per i periodi di picco vi è quello della Cina dei primi anni duemila, il cui fabbisogno energetico era fortemente improntato sul carbone proveniente dalle miniere.

Metano, i rischi legati al riscaldamento globale

Le attività antropiche indicate dallo studio sopracitato potrebbero aver innescato un circolo vizioso che coinvolge l’Antartide. Una ricerca presentata a metà del 2020 ha confermato le prime fughe di metano dal continente antartico.

Un effetto indesiderato del riscaldamento globale, che indebolendo i ghiacciai dell’Antartide sta permettendo a sempre maggiori quantità di gas di fuoriuscire. Inoltre, secondo lo studio dell’Oregon State University risulterebbero assenti anche alcuni microorganismi deputati alla sua decomposizione.

Fonte: Journal of Meteorological Society of Japan

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