Clamidiosi del gatto: sintomi e cure
Fra le diverse cause di congiuntivite nel gatto, ricordiamo anche la clamidiosi. Potenzialmente si tratta di una zoonosi, ma le segnalazioni in letteratura scientifica non sono molte. La clamidia nel gatto va curata prima che possa dare origine a forme di polmonite. Ecco dunque cause, modalità di trasmissione, sintomi, diagnosi e terapia di questa patologia infettiva.
Quando si parla di infezione da clamidia nel gatto, si intende una malattia respiratoria cronica causata dal batterio Chlamydia felis. I gatti infetti spesso manifestano i sintomi di una congiuntivite con annessa rinite.
Tuttavia, in alcuni casi, se non adeguatamente trattata, ecco che la clamidiosi può sfociare anche in una forma di polmonite. Tecnicamente, poi, si tratta di una potenziale zoonosi: in letteratura ci sono alcuni casi segnalati anche nell’uomo. Ma andiamo a conoscere meglio questa malattia vedendone cause, modalità di trasmissione, sintomi, diagnosi, terapia e profilassi.
Cause della clamidia del gatto
La causa di tutto è il batterio Chlamydia felis o Chlamydophila felis (il vecchio nome) o Chlamydia psittaci var. felis (il nome ancora più vecchio). La clamidia è un batterio Gram negativi, intracellulare obbligato e microaerofilo. L’aspetto è quello di un coccobacillo.
Si tratta di un batterio endemico fra i gatti domestici di tutto il mondo. Solitamente provoca congiuntivite, rinite e polmonite in rari casi, ma è stato rilevato anche a livello di stomaco e del tratto riproduttivo.
Come disinfettare l’ambiente in caso di clamidia del gatto?
Come dicevamo, essendo un batterio che sopravvive poco all’esterno del corpo, basta disinfettare l’ambiente con i consueti prodotti come la candeggina o i sali di ammonio quaternario. Più importante appare il tenere separati i gatti infetti da quelli sani, visto che la malattia si trasmette principalmente per contatto diretto. Questo ricordandosi di pulire e igienizzare bene l’ambiente in cui i gatti vivono.
Modalità di trasmissione della clamidiosi felina
Di per sé i batteri del genere Chlamydia non sono in grado di sopravvivere da soli all’esterno del corpo. Per questo motivo la modalità di trasmissione più comune è quella del contatto diretto con un gatto infetto.
Sintomi della clamidia del gatto
Il periodo di incubazione della clamidia nel gatto è di 3-10 giorni. Tutti i gatti possono contrarre l’infezione, ma maggiormente a rischio sono i gattini e i giovani gatti. In realtà, qualsiasi gatto di qualsiasi età può infettarsi e, non a caso, è una delle cause più frequenti della congiuntivite infettiva felina.
Particolarmente a rischio, poi, sono gli ambienti sovraffollati: gattili, colonie, oasi, rifugi o anche solo case dove convivono molti gatti possono essere maggiormente colpiti da questa infezione.
Puoi accorgerti che il tuo gatto è malato perché cominci a vedere gli occhi lucidi, la congiuntiva arrossata, chemosi, o edema della congiuntiva, scolo oculare.
I principali sintomi di clamidia nel gatto sono:
- congiuntivite con arrossamento e edema della congiuntiva
- procidenza della terza palpebra
- scolo oculare sieroso che col passare del tempo diventa più denso, giallo o verdastro
- il gatto tende a tenere gli occhi chiusi per il fastidio
- febbre
- anoressia
- starnuti
- scolo nasale
- raffreddore
- polmonite
Può essere colpito un occhio solo o entrambi. Nella maggior parte dei casi si ha lo sviluppo di una sola congiuntivite con eventuale rinite, da differenziare da quella da Herpesvirus: normalmente nella clamidiosi è presente una maggior chemosi, ma nulla esclude che possano essere presenti contemporaneamente Herpesvirus, Calicivirus e clamidia.
Tuttavia, specie nei gattini e nei soggetti immunodepressi, la malattia può evolvere e causare una forma di polmonite anche mortale, specie nei gattini più piccoli.
Se non curata, la congiuntivite può persistere per settimane o mesi, diventando anche cronica. Durante questa fase i gatti possono comunque rimanere infettanti per gli altri mici. Spesso, poi, sono presenti anche recidive.
I sintomi tendono a peggiorare 9-13 giorni dopo l’esordio della malattia, salvo poi regredire in 2-3 settimane. Tuttavia in alcuni gatti i sintomi persistono molto più a lungo e l’infezione o diventa cronica o ha continue recidive. Nelle infezioni croniche o nelle recidive, i gatti malati sono comunque infettanti.
Diagnosi dell’infezione da Clamidia nel gatto
La diagnosi di clamidia nel gatto avviene tramite visita clinica ed eventuale tampone oculare con raschiamento della congiuntiva per richiedere non solo una PCR per l’identificazione dell’antigene, ma anche un esame batteriologico con annesso antibiogramma in laboratorio.
Nel caso di polmoniti, potrebbe essere necessario fare una radiografia. Da non escludere la necessità di esami del sangue e altri accertamenti in caso di sintomi molto gravi o infezioni concomitanti.
Come si cura la clamidia? Cenni di terapia
La terapia della clamidiosi nel gatto prevede la somministrazione di antibiotici come la doxiciclina. Possono essere richieste anche applicazioni topiche di pomate oftalmiche o colliri. Nel caso di febbre e anoressia, poi, è necessaria anche una terapia di sostegno e sintomatica.
Occhio però, potrebbero essere necessarie anche settimane di terapia prima di veder guarire un gatto. Per ridurre i rischi di recidive immediate, in teoria la terapia andrebbe proseguita per qualche tempo anche dopo l’apparente guarigione e scomparsa dei sintomi.
Il micio infetto andrebbe tenuto separato dagli altri animali conviventi fino a totale guarigione, onde evitare trasmissioni accidentali. Inoltre il gatto va tenuto in casa. Se gli animali conviventi sono già venuti ampiamente a contatto con il micio infetto, potrebbe essere necessario trattare tutti gli animali di casa.
In Italia esiste effettivamente un vaccino per la clamidia del gatto. È associato al classico vaccino trivalente, ma solitamente è riservato agli animali che vivono in ambienti a rischio. Per ulteriori informazioni sulla questione dei vaccini dei gatti, ne avevamo parlato diffusamente proprio in questo articolo.
La clamidia del gatto è contagiosa per l’uomo?
Rispetto ad altri tipi di clamidia, bisogna dire che la clamidia del gatto è meno contagiosa per l’uomo. Tuttavia rimane comunque una potenziale zoonosi visto che, in letteratura, sono descritti sporadici casi di contagio dal gatto all’uomo.
Tuttavia si è visto che il rischio è maggiore per i soggetti immunodepressi. Nell’uomo spesso l’infezione è del tutto asintomatica, solo raramente può causare congiuntivite, problemi respiratori o altro.
Se sospetti un’infezione da clamidia, per quanto riguarda il gatto, chiedi consiglio al tuo veterinario. Per quanto riguarda le persone, chiedi sempre consiglio al tuo medico di fiducia.
Fonti