Ciro di The Jackal adotta Nerino, il cane salvato a Napoli
Il cane Nerino ha trovato una nuova casa: il quadrupede è infatti stato adottato da Ciro Priello, volto dei The Jackal.
Fonte immagine: Instagram
Nuova casa per Nerino, il cane salvato a Napoli da una situazione di maltrattamento e divenuto protagonista di una gara di solidarietà sui social network. Il cagnolino ha infatti trovato una nuova famiglia: quella di Ciro Priello, volto di The Jackal.
A confermare la buona notizia è una condivisione sulla piattaforma Instagram, così come le volontarie che in questi giorni hanno accudito il povero Nerino, presso la onlus Le Amiche di Lu’.
Cane Nerino, inizia una nuova vita
La storia del piccolo Nerino aveva commosso i social network negli scorsi giorni. Il cane era stato acquistato da un mendicante per circa cinque euro. Legato a una corda, aiutava l’uomo nel raccogliere l’elemosina, tuttavia il quadrupede pare fosse sottoposto a continui maltrattamenti. Tanto che, del tutto spaventato dalla presenza umana, Nerino era solito urinarsi addosso.
Recuperato da Le Amiche di Lu’ Onlus, il cane ha dimostrato un animo pacifico e dolce, nonostante la sua diffidenza nei confronti degli umani. E così è scattata una gara di solidarietà, affinché il quadrupede potesse trovare velocemente l’amore di una nuova famiglia. E così è stato, così come spiega una volontaria alla redazione de La Stampa:
Si è fatta avanti una coppia di Napoli, ci ha detto di aver letto la storia su La Stampa e di voler rispondere all’appello accogliendo il cucciolo nella loro casa. […] Sono venuti a conoscere Nerino Sir Acton da noi e poi lo abbiamo portato da loro. Una bella famiglia che sicuramente gli darà l’amore che merita: lui è Ciro Priello, fa parte del noto gruppo The Jackal, hanno una bambina di 4 anni, Anna, felicissima dell’arrivo del cane. Non ne hanno altri, è il primo. Hanno deciso di prenderlo per allargare la famiglia e l’hanno chiamato Ray. È ancora un po’ frastornato da tutti questi cambiamenti ma già si sta abituando alla nuova vita.
Fonte: La Stampa