Greenstyle Sostenibilità Consumi Le cinque spiagge più inquinate d’Italia secondo Legambiente

Le cinque spiagge più inquinate d’Italia secondo Legambiente

Legambiente rivela quali siano le cinque spiagge italiane più inquinate, tra rifiuti come bottiglie di plastica, tappi, metallo e scarti sanitari.

Le cinque spiagge più inquinate d’Italia secondo Legambiente

Fonte immagine: assente

Le spiagge italiane sono sempre più inquinate, con picchi di rifiuti in alcune località balneari che testimoniano un assoluto stato di degrado. La denuncia è di Legambiente che, nella sua analisi sui rifiuti marini e da spiaggia di 24 località, ha scandagliato la costa italiana per censire la tipologia di spazzatura più presente sui litorali e in mare aperto, nonché la densità dell’immondizia balneare. Lo studio è stato condotto su un campione di spiagge libere, nell’ambito della campagna “Spiagge e Fondali puliti – Clean-up the Med”.

Dalla raccolta dei dati, effettuata dai volontari nella prima metà di maggio, i rifiuti più presenti sulle spiagge italiane sono quelli in plastica che rappresentano il 65,4% del totale, seguiti dai mozziconi di sigaretta a quota 6,8% e dal metallo al 5,9%. Il 9% dei rifiuti in plastica rinvenuti proviene dal comparto della pesca e include reti, fili e galleggianti. La tipologia di scarto più comune è la bottiglia, seguita da mozziconi, tappi e coperchi. I rifiuti sanitari, al quarto posto, destano grande preoccupazione perché testimoniano l’inefficienza dei sistemi depurativi installati alle foci dei fiumi.

Nella Top 5 delle spiagge italiane più inquinate dai rifiuti solidi si trovano:

  • Barcarello a Palermo;
  • Golfo di Talamone a Orbetello, Grosseto;
  • Porto di Scarlino, sempre in provincia di Grosseto;
  • Babbaluciara di Agrigento;
  • Coccia di Morto/Pesce Luna di Fiumicino.

In queste cinque località, nello spazio occupato da un solo ombrellone è possibile rinvenire fino a 4 rifiuti. Ma la situazione è ancora più drammatica di quanto emerso dai rilievi, come fa notare Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente:

Secondo diversi studi, circa il 70% dei rifiuti marini affonda e circa il 15% resta in superficie. Questo significa che i risultati dei campionamenti effettuati sulle spiagge rappresentano solo la punta dell’iceberg di un problema ben più complesso. Per questo servono azioni concrete di salvaguardia e sviluppo dell’ambiente marino e delle coste con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati e dei territori. Interventi che in Italia sono in fase ancora embrionale.

La spazzatura che contamina le spiagge rappresenta un rischio tangibile non solo per la fauna marina, ma anche per le imbarcazioni, colpite spesso da guasti meccanici, e per le attrezzature da pesca. Senza contare i danni di immagine e le ricadute negative sul turismo balneare. Nelle spiagge mediterranee europee analizzate, in rapporto a quelle italiane, ci sono meno rifiuti, anche se la percentuale di detriti di plastica è maggiore.

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