Greenstyle Sostenibilità Chimica verde: cos’è e a cosa serve

Chimica verde: cos’è e a cosa serve

Il concetto di “chimica verde” è stato formulato per la prima volta nel 1991, e si basa su un’idea di chimica più rispettosa per l’ambiente, più sostenibile e lungimirante in termini di sostenibilità, volta a ridurre la produzione di scarti e rifiuti tossici e favorire l’utilizzo delle risorse in maniera più responsabile. Ma in che modo la chimica verde può aiutare la sostenibilità?

Chimica verde: cos’è e a cosa serve

Fonte immagine: iStock

Quello della “chimica verde” è un concetto che si sta facendo strada ormai da decenni nelle nostre vite, e potrebbe concorrere a creare una società più ecosostenibile sotto molti aspetti. Ma esattamente che cosa si intende per “chimica verde”? Con questa parola, che deriva dall’inglese “green chemistry”, si indica un approccio alla chimica più responsabile e consapevole, volto a limitare l’inquinamento e lo spreco delle risorse naturali.

Si tratta, dunque, di un tema quanto mai attuale, in un momento in cui la salvaguardia delle risorse è considerata cruciale e imprescindibile.

Cosa si intende per chimica ambientale?

Concretamente parlando, la green chemistry – detta anche chimica ambientale o sostenibile – si occupa di progettare e sviluppare materiali, processi chimici e tecnologie che abbiano un minore impatto possibile non solo sull’ambiente, ma anche sulla salute umana.

Questa forma di chimica sostenibile si prefigge lo scopo di traghettare l’industria chimica tradizionale verso strade ecologicamente più sostenibili, per evitare ulteriori e potenziali danni futuri.

Quando è stata teorizzata la chimica verde?

Quello della “chimica verde” è un concetto che si fa strada nella nostra società e nei laboratori da diversi decenni, ma più esattamente da quando si parla di green chemistry?

Il concetto fu espresso ufficialmente e per la prima volta nel 1991 dal professore dell’università di Berkley Paul Anastas, chimico organico che, a quel tempo, lavorava presso l’Ufficio Pollution Prevention and Toxins dell’EPA (Environmental Protection Agency’s) negli Stati Uniti.

Proprio Anastas propose una nuova metodologia, orientata verso un minore utilizzo di sostanze e processi chimici potenzialmente dannosi, e un maggiore impiego di tecniche volte a ridurre l’impatto ambientale.

In poche parole, si tratta di una forma di chimica più ecologica e sostenibile.

Insieme al collega John C. Warner, Anastas è anche autore di una lista di 12 principi della chimica verde. Si tratta di una serie di linee guida e raccomandazioni che avrebbero indirizzato il lavoro da lì in avanti, strategie volte a prevenire e ridurre l’inquinamento, proteggere l’ambiente, impiegare le risorse in una maniera più responsabile e tutelare la salute umana.

I 12 principi della green chemistry

laboratorio chimica
Fonte: Pixabay

Ma vediamo più da vicino quali sono i principi della chimica verde, e in che modo questo nuovo approccio può proteggere l’ambiente e le future generazioni.

  1. È meglio prevenire la produzione di rifiuti anziché doverli smaltire in un secondo momento. In questo senso, si invita anche a lavorare sul riutilizzo e sulla valorizzazione dei materiali di scarto, in un sistema quanto possibile circolare.
  2. Atom Economy: i metodi di sintesi dovrebbero essere progettati in modo da permettere l’incorporazione nel prodotto finale di tutti i materiali impiegati durante il processo.
  3. Quando possibile, i metodi di sintesi dovrebbero utilizzare o produrre sostanze con un livello di tossicità basso o, meglio, nullo per l’ambiente e la salute umana.
  4. I prodotti chimici devono essere progettati in modo da funzionare perfettamente con il minor grado di tossicità possibile.
  5. Ove possibile, l’utilizzo di sostanze ausiliarie (come solventi o mezzi di separazione) dovrebbe essere reso superfluo, o non dovrebbe comportare rischi per la salute o l’ambiente.
  6. Durante i processi, bisogna considerare l’impatto ambientale ed economico dei fabbisogni energetici necessari. Quando possibile, si invita a ridurre al minimo tali bisogni, prediligendo – ad esempio – metodi di sintesi progettati per essere realizzati a temperatura ambiente o basati su fonti energetiche rinnovabili.
  7. Quando possibile, bisogna ricorrere a materie prime rinnovabili e non esauribili.
  8. Durante i processi, si deve mirare alla riduzione dell’uso di derivati non necessari. Questi, infatti, richiederebbero l’impiego di reagenti aggiuntivi e possono causare la formazione di scarti.
  9. Sono da prediligere i reagenti catalitici ai reagenti stechiometrici.
  10. I prodotti chimici devono essere realizzati in modo che, al termine del loro ciclo di funzionamento, non danneggino l’ambiente, ma si degradino in modo innocuo.
  11. Bisogna sviluppare dei metodi analitici in grado di monitorare in tempo reale i processi, in modo da individuare tempestivamente l’eventuale formazione di sostanze nocive.
  12. Durante i processi chimici bisogna prediligere sostanze e tecniche volte a minimizzare il rischio di incidenti chimici, come rilascio di sostanze e incendi.

Chimica verde: esempi e applicazioni

Sappiamo adesso cos’è e cosa studia la chimica verde, ma quali saranno i suoi campi di impiego? Dove viene applicata la chimica verde?

Forse ti sorprenderà saperlo, ma la green chemistry fa parte delle nostre vite in modo capillare. Per essere più precisi, queste metodologie vengono applicate nei processi di riutilizzo dei prodotti di scarto, il che include scarti alimentari e agricoli e di qualsivoglia genere. L’obiettivo è quello di valorizzare e riutilizzare i rifiuti, trasformandoli in nuove materie prime.

Troviamo la chimica verde nel settore della sostenibilità energetica, nel processo di transizione da un’economia di consumo a una fondata su riciclo e riduzione dei rifiuti. Ma non è tutto!

Anche l’industria farmaceutica è sempre più orientata verso una chimica green, con la formulazione di medicinali più efficaci, sostenibili e rispettosi per l’ambiente.

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