Chernobyl, il reattore nucleare si è riattivato
Chernobyl, il reattore nucleare si è riattivato: l'infiltrazione di acqua piovana avrebbe alimentato piccole reazioni di fissione.
Fonte immagine: Stanislav Nepochatov via Wikimedia
Chernobyl torna a destare una moderata preoccupazione, a 35 anni da quell’incidente nucleare rimasto ben impresso nell’immaginario collettivo. Solo pochi giorni fa, in occasione dell’anniversario del disastro, erano giunte notizie incoraggianti: i livelli di radiazioni stanno velocemente scendendo e la natura si è ripresa l’intera Zona di Alienazione, tanto che il governo ucraino ha proposto di rendere l’area Patrimonio UNESCO. Oggi però una notizia in senso opposto: il nucleo del reattore si sarebbe riattivato.
Al momento non vi sono grandi allarmi, poiché le reazioni notate sono esigue, ma certamente da monitorare. A quanto pare, si sarebbero rilevate delle piccole fissioni nucleari, come “delle braci in un barbecue”.
Chernobyl, il reattore torna attivo
La conferma è giunta pochi giorni fa da Anatolii Doroshenko, esperto dell’Institute for Safety Problems of Nuclear Plants (ISPNPP) di Kiev, in Ucraina. All’interno della centrale nucleare, oggi coperta da un apposito sarcofago, sarebbe aumentata la presenza di neutroni, segno di una reazione di fissione.
Il conteggio dei neutroni sta salendo molto lentamente, ma in modo costante. Un fatto che lascia ipotizzare una possibile contaminazione da acqua, che potrebbe aver attivato una seppur modesta reazione di fissione.
Quando il 26 aprile del 1986 si verificò l’incidente nucleare al reattore 4 di Chernobyl, le conseguenze al nucleo furono a dir poco disastrose. Le barre di uranio, il loro rivestimento in zirconio, le barre di controllo in grafite e la sabbia gettata nel tentativo di estinguere l’incendio si fusero fra di loro, trasformandosi in vera e propria lava. Il materiale raggiunse le fondamenta della centrale, solidificandosi: si tratta di circa 170 tonnellate di uranio arricchito, circa il 95% di quello originariamente presente nel reattore.
Secondo le ipotesi più plausibili degli esperti, il primo sarcofago costruito sulla centrale non avrebbe bloccato completamente l’infiltrazione di acqua, dovuta alle grandi piogge dell’area. Quest’ultima avrebbe quindi raggiunto il nucleo ormai fuso, alimentando così delle piccole reazioni nucleari. Man mano che quest’acqua evapora, la reazione si farebbe più veloce ed è per questo che si registrano improvvisi picchi di neutroni. Il secondo e più efficiente sarcofago blocca completamente l’ingresso d’acqua nella struttura, ma le condizioni che si sono venute a creare non possono essere ignorate.
Gli scienziati ucraini ritengono possibile un aumento di piccole esplosioni nucleari all’interno della struttura, ma escludono un disastro come quello avvenuto nel 1986. Se le reazioni dovessero aumentare, alcune parti instabili della struttura potrebbero crollare, ma sarebbero contenute dal nuovo sarcofago.
Fonte: Science Mag