Sono settimane importanti quelle che abbiamo davanti. A prescindere dal nostro punto di vista sul nucleare è sempre meglio essere informati su tutto ciò che vi ruota intorno, fosse anche solo per un “conosci il tuo nemico”. Riguardo al ritorno dell’atomo in Italia si è molto parlato e tanto ancora se ne discuterà nei prossimi mesi. Un’ipotesi però merita di essere approfondita, non in quanto vera e propria alternativa al nucleare (visto che pur sempre di nucleare si tratta), ma come possibile male minore in caso di costruzione di nuove centrali.
L’idea non è in realtà recentissima, essendo stata proposta alcuni anni fa dall’italiano Carlo Rubbia. Si basa su un principio fondamentale: niente più uranio o plutonio per alimentare le reazioni nucleari, ma il torio. Un elemento questo presente in quantità maggiori sulla Terra e in grado di produrre energia a temperature decisamente più ridotte. Ben lontani purtroppo dall’auspicata fusione fredda, ma pur sempre una fonte di danno minore.
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Scendendo più nel dettaglio, ci sono alcuni punti che potrebbero far pendere la bilancia verso questa soluzione e rilanciare così l’avvento del nucleare anche da noi; allo stesso tempo restano inalterati alcuni fattori per cui gli oppositori di questa tecnologia non molleranno assolutamente la presa.
Vediamo i vantaggi che deriverebbero dall’utilizzo del torio per gli impianti al posto dell’uranio:
Rispetto alle pur recenti innovazioni sul tema atomico, sembreremmo di fronte ad un nucleare assolutamente più accessibile, sicuro e meno dannoso. In effetti è così, volendo proprio ritornare a questa fonte energetica sarebbe una scelta più sensata. Restano alcune procedure da affinare e i vari studi del caso da effettuare per partire in maniera decisa verso questa direzione, ma tutto appare superabile.
A questo punto sorge spontanea una domanda: perché non si parla mai di questa soluzione, mentre del classico uranio sono piene le cronache politiche attuali? Alcune risposte sono altrettanto spontanee, ma si rischia di cadere nella fanta politica. O forse no.
Rileggendo i punti a favore di questa tecnologia finiamo inevitabilmente per trovare qualche risposta, come ad esempio l’impossibilità di generare un oligopolio del torio, quindi nessun possibile mercato a favore dei paesi che ne sono in possesso, o l’impossibilità di generare quel plutonio tanto caro ai guerrafondai della politica durante la guerra fredda.
Citando i vantaggi però commetteremmo una mancanza se non citassimo anche i gli svantaggi collegati, che sono poi gli stessi collegati al “classico” nucleare:
Ad ogni modo in India entro un anno apriranno una nuova centrale nucleare alimentata a torio e costruita seguendo direttamente le indicazioni di realizzazione espresse da Rubbia. Ne potremo valutare risultati, sicurezza e impatto sull’ambiente e sulla salute a fronte di dati certi e verificabili sui quali si potrà discutere.
Nel chiudere ricordo un’ultima cosa: quanto discusso in questo articolo non riguarda il prossimo referendum del 12-13 giugno. Il ritorno agli impianti atomici discusso nel quesito è quello che tutti conosciamo alimentato ad uranio.