CBD è l’abbreviazione di cannabidiolo, ovvero una sostanza chimica presente nella pianta della Cannabis sativa, nota anche come marijuana. In quest’ultima sono state riconosciute 80 sostanze chimiche che vengono genericamente indicate come cannabinoidi. Il delta-9-tetraidrocannabinolo, abbreviato come THC, è il principale ingrediente attivo, mentre il cannabidiolo (CBD) rappresenta circa il 40% dell’estratto di cannabis.
Il cannabidiolo ha effetti antipsicotici, ma manca ancora una definitiva descrizione del meccanismo di azione. Il CBD sembra prevenire la degradazione di una sostanza chimica presente nel nostro sistema nervoso centrale, regolando così la sensazione del dolore, il tono dell’umore e la funzione mentale. La mancata degradazione di questa sostanza ne aumenta la concentrazione nel sangue e potrebbe anche essere responsabile della riduzione dei sintomi psicotici associati a condizioni come la schizofrenia. Inoltre, il cannabidiolo sembra ridurre il dolore e l’ansia.
Gli impieghi a scopo terapeutico del cannabidiolo sono ancora in fase di analisi: gli studi clinici sono tutt’ora in corso. Le indagini riguardano le possibili indicazioni terapeutiche, la definizione delle dose attiva e il confronto delle diverse modalità di somministrazione.
La maggior parte dei dati ottenuti con le ricerche sulla sclerosi multipla sembrano confermare che il cannabidiolo potrebbe migliorare il dolore e la costrizione muscolare, ma non gli spasmi muscolari, la stanchezza, il controllo della vescica, la mobilità, il benessere e la qualità della vita nei pazienti.
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Sono invece insufficienti le prove sugli effetti benefici del CBD nel trattamento di:
Anche l’impiego del CBD per smettere di fumare è ancora in corso di valutazione: alcuni dati suggeriscono che l’inalazione di cannabidiolo per una settimana potrebbe ridurre il numero di sigarette fumate di circa il 40%.
Il cannabidiolo è considerato sicuro se assunto per via orale e in modo appropriato, ossia sotto controllo medico, negli adulti. Le dosi di cannabidiolo fino a 300 mg al giorno sono state utilizzate in modo sicuro per un massimo di 6 mesi. Mentre dosi più elevate sono state impiegate solo poche settimane, meno di quattro. Tra gli effetti collaterali più frequenti ci sono:
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Il trattamento con questo principio attivo è controindicato in gravidanza e allattamento.
In Italia questo principio attivo è presente nella cosiddetta cannabis terapeutica che viene impiegata, in supporto ai trattamenti standard, per malattie gravi come la spasticità nella sclerosi multipla, il dolore grave da cancro e in poche altre condizioni. Ad oggi, però, gli studi clinici sono però ancora troppo pochi per allargare le indicazioni autorizzate. Il costo della terapia è a carico del Servizio Sanitario Nazionale. I farmaci impiegati sono monitorati dall’azienda sanitaria.