Carenza di ferro: sintomi, cause e rimedi per il ferro basso
Carenza di ferro: sintomi, cause, rimedi e alimentazione consigliata per riequilibrare i livelli di ferro basso nell'organismo.
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La carenza di ferro è una condizione che la maggior parte delle persone si è trovata a gestire almeno una volta nella vita. Può capitare di accorgersene dopo semplici controlli di routine o, più frequentemente, il sospetto sorge in presenza di alcuni segnali abbastanza riconoscibili. Ma quali sono i sintomi di questo disturbi, quali le cause e, soprattutto, esistono dei rimedi utili per riportare l’apporto di ferro a normali livelli?
Per quanto si tenda a sottovalutarla, la mancanza di ferro è un problema che deve essere affrontato il prima possibile, in concerto con il proprio medico curante. Nell’immaginario comune, la riduzione di questo minerale nel sangue viene correlata a una dieta poco equilibrata e varia. Eppure le cause possono essere anche più profonde e gravi, di conseguenza il parere dello specialista rimane indispensabile. Ancora, i cosiddetti rimedi della nonna non possono rappresentare un’alternativa al trattamento consigliato dal medico.
Carenza di ferro: cosa è?
La carenza di ferro – conosciuta più precisamente come sideropenia – è una condizione caratterizzata da livelli non sufficienti di questo minerale nel sangue. Può presentarsi in forma lieve o, ancora, in modo più profondo: in tal caso si parla più propriamente di anemia sideropenica o anemia marziale.
Il ferro è un minerale molto importante per l’organismo. La sua principale funzione è quella di assicurare il corretto ciclo di formazione dell’emoglobina, una proteina contenuta nei globuli rossi deputata al trasporto dell’ossigeno nei tessuti. In presenza di livelli non sufficienti di ferro nel sangue, l’emoglobina a disposizione cala e non si verifica quindi una corretta ossigenazione dell’intero organismo.
Il cosiddetto “ferro basso” può presentarsi in entrambi i sessi e a ogni età, anche se alcune categorie ne sono maggiormente colpite. È il caso dei bambini, ma anche delle donne in gravidanza o durante l’allattamento.
Mancanza di ferro: sintomi e cause
I sintomi della mancanza di ferro possono essere i più variegati e, soprattutto, sono differenti da individuo a individuo. Questo perché la loro intensità dipende da quanto grave sia la carenza e, fatto non da poco, dalla capacità di reazione dell’organismo.
Normalmente, un individuo adulto conserva circa 4 grammi di ferro totali nel proprio organismo. Oltre la metà è utilizzata per la produzione di emoglobina, mentre il restante è impiegato per le funzionalità dei muscoli oppure immagazzinato nel fegato.
Tra i sintomi di una carenza lieve si registrano spesso debolezza e facile affaticamento, sonnolenza, mal di testa e disturbi al sonno. Man mano che i livelli del minerale diminuiscono progressivamente, come nel caso dell’anemia marziale, si possono anche verificare difficoltà respiratorie, vertigini, perdita di capelli, fragilità delle unghie, accelerazione del battito cardiaco, formicolio diffuso, disturbi del cavo orale e molto altro ancora.
Le cause possono essere le più disparate e, per questa ragione, è sempre necessario un consulto di tipo medico. In linea generale, si elencano:
- Dieta: la ridotta assunzione di cibi ricchi di ferro può rapidamente portare ad anemia, anche grave;
- Sanguinamenti: la perdita di sangue può determinare una repentina perdita di ferro. In alcuni casi si tratta di una condizione palese, ad esempio dopo una ferita o durante il ciclo mestruale. In altri il sanguinamento potrebbe invece essere occulto: è il caso di perdite che si verificano a livello dell’apparato digerente o, ancora, in presenza di tumori;
- Metabolismo: alcuni individui sono colpiti da alterazioni all’assorbimento di ferro, sia per ragioni congenite che per alterazioni a livello intestinale, come nel caso della celiachia;
- Gravidanza e allattamento: durante la gestazione e nel post-parto è comune una diminuzione dei livelli di ferro nel sangue, poiché l’organismo ne consuma quantità maggiori esaurendo rapidamente le proprie riserve.
Il ruolo dell’alimentazione
Così come già accennato, la carenza di ferro deve essere sempre vagliata dal professionista, che consiglierà il trattamento più idoneo per risolverla, ad esempio ricorrendo a farmaci, integratori oppure rimedi naturali.
Soprattutto negli ultimi anni, con la crescita dell’attenzione nel confronto dell’alimentazione e dei regimi alternativi, è emerso il ruolo fondamentale della nutrizione. I regimi più completi, come quello della dieta mediterranea, assicurano all’organismo tutti gli elementi di cui ha bisogno, tra cui il ferro. Non a caso, chi approfitta di un’alimentazione equilibrata tende a poter contare su livelli più che sufficienti del minerale.
Altre situazioni hanno invece bisogno di un controllo in più. È il caso delle diete molto privative, come quelle per perdere peso in poco tempo, che potrebbero non garantire un apporto sufficiente dell’utile minerale. Ma anche dei più salutari regimi vegetariani e vegani: la mancata assunzione di ferro di origine animale (ferro EME) non deve essere compensata solo con un maggiore consumo di fonti di ferro vegetale (ferro non-EME), ma anche da altri alimenti che possano favorirne l’assorbimento. È il caso della vitamina C, che aiuta la trasformazione del minerale non-EME in una forma immediatamente biodisponibile per l’organismo.
Cosa mangiare: non solo carne, utili i legumi
Nella tradizione popolare, la carenza di ferro viene contrastata con l’aumento del consumo di carne – in particolare rossa – all’interno della dieta. Si tratta di una scelta tutt’altro che sbagliata se si segue un regime onnivoro, ma sempre evitando gli eccessi. Un apporto esagerato di ferro potrebbe infatti avere sull’organismo delle conseguenze tanto sgradite quanto la sua mancanza.
Gli alimenti di origine animale più ricchi di ferro EME, quindi immediatamente biodisponibile, sono il fegato, il pesce e i mitili marini. A differenza da quanto sostenuto dalle credenze popolari, la carne di tacchino è più utile rispetto alla rossa per garantire un apporto sano del minerale.
Fra i cibi più ricchi di ferro non-EME, invece, spiccano i legumi. Fagioli, ceci e tutte le altre varietà appartenenti a questa famiglia sono infatti tra i più prolifici in termini di ferro del regno vegetale. Seguono i cereali, nonché le verdure a foglia verde scura.
Alimentazione per carenza di ferro: i consigli
Un regime alimentare pensato per il recupero di ferro dovrebbe includere sia fonti EME che non-EME, sempre se possibile rispetto alle proprie scelte dietetiche oppure etiche. Per il primo gruppo si consiglia il consumo di alimenti come carne di tacchino e pollo, carne bovina, carne di maiale, fegato bovino o suino, uova, tonno, sgombri e scorfani. Nel secondo, non devono mai mancare legumi come ceci e fagioli, cereali come l’avena e la crusca, la frutta secca quali noci e mandorle, nonché gli ortaggi a foglia verde come spinaci, lattuga, radicchio scuro e indivia.
Vi sono però degli accorgimenti affinché l’assunzione non sia vana. Innanzitutto, non bisognerebbe eccedere in caffeina, poiché contiene dei polifenoli che possono rendere più complesso l’assorbimento del minerale a livello intestinale. Ancora, la verdura dovrebbe sempre essere accompagnata da condimenti a base di succo di limone o, ancora, a spremute agli agrumi. Questi frutti sono infatti ricchi di vitamina-C che, come già spiegato, facilitano l’assorbimento del ferro non-EME.
Integratori: quando prenderli?
Gli integratori a base di ferro possono essere molto utili per risolvere una carenza o un’anemia grave, ma non dovrebbero essere mai scelti con leggerezza. Questo perché l’eccesso di ferro, così come la carenza, può determinare degli effetti spiacevoli a livello dell’organismo.
È quindi altamente sconsigliato lanciarsi nell’automedicazione, assumendo invece integratori quando richiesto dal medico. In ogni caso, questi prodotti possono essere utili non solo in caso di carenza già accertata, ma anche come mantenimento per quei regimi alimentari normalmente poveri.