L‘ansia da separazione è una fra le patologie comportamentali più frequenti nei cani. Ci sono dei sintomi ben precisi che caratterizzano tale malattia, anche se spesso sono confusi con quelli di altre problematiche comportamentali.
Ed esistono dei rimedi adatti a gestire tale malattia, ma attenzione: ti avvisiamo sin da subito che la sola terapia medica non sarà neanche lontanamente sufficiente a curare questo problema. Quello che farà veramente la differenza sarà la terapia rieducativa del cane e il cambio di gestione della sua educazione. Il che vuol dire che, come proprietario, dovrai lavorare anche tu per risolvere la situazione.
Con il termine ansia da separazione si intende una malattia comportamentale dei cani (descritta in realtà anche nei gatti) dove si ha una reazione di ansia incontrollabile del cane. Tale forma di ansia si manifesta solo ed esclusivamente quando il padrone esce di casa. Questo è importante capirlo sin da subito: se il cane manifesta i sintomi che vedremo fra poco quando il proprietario è in casa, allora non si tratta di ansia da separazione, bensì di un altro problema comportamentale.
Molto spesso l’ansia da separazione del cane si accompagna anche alla sindrome da iperattaccamento. Quest’ultima solitamente è provocata dall’incapacità del proprietario di rendersi conto che il cane non può e non deve rimanere un cucciolo a vita, ma che deve crescere e imparare ad essere autonomo e indipendente.
Purtroppo, molto spesso, il limite fra amore verso il cane e morbosità nei suoi confronti non è ben chiaro e sussiste una vera e propria incapacità, da parte del proprietario, di incoraggiare l’indipendenza dell’animale. C’è infatti chi prova soddisfazione nel vedere il proprio per iperattaccato a se stesso perché viene gratificato da tale situazione, ma questo significa anche non pensare al bene del cane.
Questi sono i principali sintomi di ansia da separazione nel cane:
Non è detto che il cane manifesti per forza tutti questi sintomi insieme. A volte, infatti, ne è presente solo uno, a volte sono variamente combinati fra di loro. Ci sono poi anche altri sintomi minori a cui prestare attenzione:
In realtà l’ansia da separazione può manifestarsi in qualsiasi razza di cane. Tipicamente, però, il maggior numero di segnalazioni arriva da cani di razze di piccola taglia (anche meticci di piccola taglia). Probabilmente questo è dovuto al fatto che è più facile far sviluppare forme di iperattaccamento a razze da compagnia mini e toy, che non a quelle di grossa taglia e già maggiormente indipendenti come carattere di base.
Ci preme sottolineare che l’ansia da separazione non è un dispetto del cane. Molti proprietari sono convinti che il cane si comporti così per fare dispetto a loro, non rendendosi conto che si tratta di una vera e propria malattia. Il problema viene quindi sottovalutato o corretto in maniera sbagliata, finendo così col peggiorare ulteriormente la situazione.
Un classico esempio è “Il mio cane sa che ha sbagliato a fare pipì in giro quando non sono a casa: quando rientro va subito a mettersi a cuccia con sguardo mortificato”. Ecco, no, stiamo di nuovo umanizzando troppo il cane attribuendogli comportamenti e reazioni umane al posto di pensare come “cani”.
Il cane non sa di aver sbagliato: il cane ha semplicemente imparato che quando il suo umano rientra a casa, arrivano le urla e le sgridate “Ma cosa hai fatto? Vergognati” e questo per lui è ulteriore fonte di ansia e confusione.
Questo perché la mente del cane è diversa da quella umana e ragiona per associazione diretta. La sgridata viene così associata all’ultima cosa successa: l’ingresso dell’umano in casa e non certo a quella pipì fatta magari un quarto d’ora prima. Così il cane impara che l’ingresso del suo umano in casa è una cosa negativa. Ed è proprio per questo che va a cuccia, non perché sa di aver sbagliato, ma perché ha imparato ad avere paura del nostro ingresso.
Se quando rientri in casa il cane guarda in basso, ha la coda fra le gambe o scappa via, allora non ha capito che ha fatto un guaio, ma si sta solamente dimostrando sottomesso o impaurito.
Se noti uno o più dei sintomi sopra descritti nel tuo cane, contatta come prima cosa il tuo veterinario di fiducia. Insieme potrete valutare se effettivamente si tratti di un caso di ansia da separazione. Se fosse così, è possibile che il vostro veterinario richieda una visita specialistica con un veterinario comportamentalista per valutare come procedere. Nel caso fossero presenti anche dei problemi educativi o gestionali, è possibile che il veterinario venga affiancato anche da un educatore cinofilo.
La terapia per l’ansia da separazione del cane esiste? Sì, ma con una precisazione. La maggior parte dei proprietari pensa che basti dare qualche “pillola magica” per far guarire immediatamente il cane. Non funziona proprio così. Esistono dei farmaci per l’ansia da separazione del cane, ma devono essere abbinati a una terapia rieducativo-cognitiva, nonché a una modifica della gestione dell’educazione.
I farmaci, infatti, servono per predisporre il cane a rispondere meglio e con più tranquillità alla terapia rieducativa. Da soli non servono a niente, perché si limitano a mascherare il sintomo, ma non curano il problema alla base.
Inoltre, sono farmaci che vanno assunti sotto stretto controllo del medico veterinario in quanto possono avere effetti collaterali. In più, non esiste una cura univoca con medicinali che vada bene per qualsiasi caso: ogni paziente è un soggetto a se stante che richiede una terapia mirata e formulata specificatamente per quella situazione e quel paziente.
Ci sono anche dei rimedi naturali da utilizzare per l’ansia da separazione nel cane. Esattamente come detto poco fa per i farmaci della medicina tradizionale, non vanno usati a sproposito in quanto anche questi rimedi possono avere effetti collaterali (“naturali” non è sinonimo, infatti, di assenza di effetti collaterali).
Anche in questo caso vietato il fai-da-te: se utilizzati a sproposito, esattamente come i farmaci normali, possono non solo dare effetti collaterali, ma anche potenzialmente peggiorare la situazione.
In attesa che il veterinario comportamentalista visiti il tuo cane, puoi provare a mettere in atto dei semplici esercizi:
Un altro mito da sfatare: se il cane ha l’ansia da separazione, lo chiudo nel kennel o in recinto. Ecco, non funziona così. Il kennel in realtà può essere un utile strumento da utilizzare per far sentire il cane protetto e sicuro. Tuttavia il cane deve essere abituato gradualmente al suo utilizzo e non semplicemente chiuso dentro di punto in bianco.
Idem dicasi per il recinto o il cancelletto: serve più che altro per evitare che il cane acceda ad aree della casa che non si vuole vengano distrutte. Ma da solo non risolverà il problema: non è che il cane vede il recinto e pensa “Oh, d’accordo, sono nel recinto, allora non vado in ansia e non distruggo nulla”, non funziona proprio così.
Non solo il cane deve lavorare per cercare di risolvere l’ansia da separazione, ma anche il suo umano deve avere l’onestà di riconoscere con se stesso di avere una certa percentuale di responsabilità nello sviluppo di questa malattia.
Bisognerà lavorare sul proprio rapporto col cane: il cane, infatti, non deve essere una nostra appendice, ha bisogno dei propri spazi e della propria indipendenza. L’importante per il proprietario è capire che risolvere i problemi di iperattaccamento (cane che ci segue come un’ombra anche quando ci spostiamo di stanza, che piange quando non ci vede per qualche secondo…) vuol dire fare il bene del proprio animale.
Qualche piccolo consiglio su cosa non fare in caso di ansia da separazione nel cane:
L’ansia da separazione nei cani è una malattia comportamentale con sintomi ben specifici: si manifestano solo quando il proprietario è fuori casa e non si tratta di dispetti. A stabilire la terapia sarà il tuo veterinario di concerto con il veterinario comportamentalista e/o l’ausilio di un educatore cinofilo se ci fossero anche problemi educativi alla base. È possibile affiancare a farmaci tradizionali anche rimedi naturali, ma il vero fulcro della cura è la terapia rieducativo-cognitiva.
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