Bioplastiche: produzione più efficiente grazie a nuovo metodo
Una ricerca Svizzera ha scoperto un nuovo metodo più economico e green per la produzione dell'acido polilattico (PLA).
Fonte immagine: Bo Cheng / ETH Zurich
Sono varie le soluzioni alternative alla plastica che sono presenti sul mercato in questo momento. L’acido polilattico (PLA) è una di queste. È una plastica biodegradabile prodotta da fonti rinnovabili, la cui domanda è in costante aumento.
Ora un gruppo di ricercatori dell’ETH, il Politecnico Federale di Zurigo, guidati dai professori Konrad Hungerbühler e Javier Pérez-Ramírez, presso l’Istituto per la chimica e bioingegneria, stanno studiando un nuovo metodo per la produzione dell’acido lattico a partire dal glicerolo, uno scarto dei processi di produzione di biodiesel.
Durante questi processi si ottiene glicerolo di non elevate qualità, perché sono presenti impurità, costituite soprattutto da ceneri e metanolo. Non può essere quindi utilizzato nell’industria chimica e farmaceutica e nemmeno per la combustione. Viene invece impiegato per l’alimentazione animale, con i rischi che questo comporta. Molte aziende inoltre, non ritenendolo molto tossico, non lo trattano, ma lo rilasciano direttamente nei corsi d’acqua.
Utilizzarlo per la produzione di bioplastica sarebbe quindi un modo per sottrarlo a delle pratiche per lo meno scorrette. Non bisogna dimenticare anche il risparmio energetico e la riduzione (20%) delle emissioni di CO2 che questa nuova metodologia comporterebbe rispetto ai processi classici di fermentazione dello zucchero.
Quello che avviene nella reazione, che porta alla produzione dell’acido lattico è, prima la conversione enzimatica a diidrossiacetone e poi un’ulteriore elaborazione che porta al prodotto finale, grazie all’intervento di un catalizzatore progettato dal gruppo Catalysis, costituito da un minerale microporoso, una zeolite, che permette di facilitare le reazioni chimiche.
Un processo tutto sommato semplice, che potrebbe essere realizzato anche a partire da glicerolo di qualità più bassa e quindi con costi che possono essere ulteriormente ridotti. Pierre Dapsens, studente di dottorato all’interno del gruppo di Pérez Ramírez afferma:
Anche se le principali compagnie produttrici di bioplastica di oggi sono situate negli Stati Uniti, il processo è relativamente semplice e potrebbe essere implementato in altri Paesi che producono biocarburanti e il glicerolo come sottoprodotto.
In Italia questo materiale ha già una buona diffusione, soprattutto per la produzione di imballaggi, non si dubita che un costo più contenuto possa dare nuovo slancio a questo prodotto.