Cos’è il bioetanolo e quali sono i vantaggi del combustibile
Il bioetanolo rappresenta un'interessante alternativa ai combustibili fossili. Ricavato dalla fermentazione di vegetali zuccherini, può essere impiegato sia per le necessità di riscaldamento domestico che nei motori, come additivo per la benzina o, ancora, come suo sostituto se puro. Si tratta di un combustibile rinnovabile, a differenza dei derivati del petrolio, a ridotte emissioni: non produce sostanze tossiche durante la combustione, tuttavia rilascia CO2.
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L’interesse nei confronti del bioetanolo è cresciuto esponenzialmente nel corso degli ultimi anni, poiché combustibile dal minore impatto ambientale rispetto alle alternative di derivazione fossile. Può essere infatti considerato una vera e propria soluzione rinnovabile, perché viene ricavato dalla fermentazione di diversi vegetali. Ma quali sono i vantaggi del combustibile e quale il suo impatto ambientale?
Così come accade per tutti i combustibili, anche l’utilizzo del bioetanolo non è a impatto zero. Eppure, in confronto ai derivati del petrolio, si tratta di un’alternativa decisamente più pulita. Di seguito, tutte le informazioni utili.
Cos’è il bioetanolo
Con il termine bioetanolo si identifica un combustibile liquido – o, più propriamente, un biocombustibile – ricavato dalla fermentazione di alcuni vegetali, nella maggior parte dei casi scarti di tipo agricolo. A base di alcol etilico – lo stesso presente anche nelle bevande alcoliche, sempre per effetto della fermentazione – il bioetanolo viene oggi utilizzato come additivo per i derivati del petrolio più classici, come la benzina, o mescolato con altri combustibili.
Sebbene stia raccogliendo consensi soprattutto negli ultimi anni, anche data la necessità di trovare valide alternative ai combustibili fossili, il bioetanolo non rappresenta una scoperta recente. Negli Stati Uniti, in particolare, la sua produzione è cresciuta enormemente negli anni ’70 quando, per effetto della crisi energetica che aveva colpito tutti i Paesi occidentali, si scelse proprio il bioetanolo come alternativa alla benzina. Oggi la prima nazione produttrice e consumatrice di bioetanolo è il Brasile, seguita proprio dagli Stati Uniti.
Come si ottiene il bioetanolo
Come già spiegato, il bioetanolo si ottiene dalla fermentazione di alcuni vegetali, sia coltivati appositamente che provenienti da scarti agricoli. In particolare, sono quattro le varietà maggiormente utilizzate:
- canna da zucchero: è una delle varietà più diffuse, poiché la fermentazione della canna da zucchero rilascia grandi quantità di alcol etilico;
- canna di lago: anche questa pianta è molto apprezzata per la produzione di bioetanolo perché, oltre a una buona resa, si tratta di una varietà vegetale che non necessita irrigazione;
- cellulosa e corteccia: meno diffuso rispetto ai precedenti, questo biocombustibile si ricava principalmente dall’abete rosso, date le componenti altamente zuccherine contenute nella sua corteccia;
- cereali: il combustibile si ottiene grazie agli enzimi, come l’amilasi, che naturalmente i cereali contengono. Tuttavia, il processo è più complicato rispetto alle altre alternative, poiché le piante devono essere trattate e i loro semi setacciati, inoltre la resa è minore.
Come facile intuire, tutte le piante idonee si caratterizzano per la presenza di grandi quantità di zuccheri, indispensabili proprio per il processo di fermentazione.
Gli usi e le emissioni del bioetanolo
Il bioetanolo è di certo un combustibile vegetale molto versatile, poiché può essere sfruttato non solo per alimentare motori, ma anche per le necessità di riscaldamento e, più in generale, di produzione di energia termica. A oggi, viene efficacemente impiegato:
- come additivo per la benzina e, in associazione con altri biocombustibili, anche in sostituzione della stessa;
- per le necessità di riscaldamento, con le apposite stufe o i camini a bioetanolo, sempre più frequenti nelle case di ultima generazione.
Dal punto di vista delle emissioni, il bioetanolo è decisamente meno impattante rispetto ai classici combustibili fossili, anche perché non rilascia fumi tossici né sottoprodotti particolarmente dannosi per la salute. Come facile intuire, non è però a emissioni zero: in linea generale, un biocamino acceso per un’ora produrrà dai 300 ai 700 grammi di anidride carbonica.
Benefici e conseguenze del bioetanolo
Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’utilizzo del bioetanolo, come alternativa a combustibili ben più inquinanti?
Vantaggi del bioetanolo
Tra in vantaggi principali del ricorso al bioetanolo, si possono di certo individuare:
- Potenzialità rinnovabili: a differenza dei combustibili fossili, il bioetanolo è di fatto rinnovabile. Può essere ricavato di continuo dai vegetali e, di conseguenza, non è una fonte energetica a scadenza;
- Biodegradabilità: questo combustibile è anche biodegradabile, proprio poiché derivato dai vegetali, e per questo più sostenibile;
- Emissioni ridotte: come già visto, per quanto non siano zero, le emissioni di CO2 dovute al bioetanolo sono modeste e, fatto non meno importante, non vi è il rilascio di altre componenti dannose sia per la salute che per l’ambiente;
- Adattabilità ai motori già esistenti: nella maggior parte dei casi, l’utilizzo di questo biocombustibile non richiede l’adeguamento dei motori già esistenti.
Svantaggi del bioetanolo
Purtroppo, il ricorso al bioetanolo presenta anche alcuni svantaggi, alcuni forse superabili in futuro:
- Concorrenza alimentare: la richiesta sempre più elevata di bioetanolo sta entrando in concorrenza con la produzione alimentare. Sempre più campi agricoli, destinati alla produzione di ortaggi, vengono infatti convertiti per la coltivazione di piante adatte alla fermentazione per ottenere biocombustibile;
- Richieste d’acqua: l’impronta idrica della produzione del biocombustibile è, come facile intuire, mediamente sostenuta. Questo sia perché le piante idonee devono essere annaffiate frequentemente per crescere rigogliose, sia perché l’acqua può rientrare nel processo stesso di fermentazione;
- Richieste d’energia: i processi di fermentazione potrebbero richiedere anche quantità importanti di energia, poiché spesso la trasformazione della pianta impone degli specifici trattamenti termici;
- Emissioni comunque presenti: per quanto poco inquinante, questo combustibile non può essere considerato a impatto zero.
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