Bici e scooter: è boom in Italia, ma serve più sicurezza
Il numero di bici e scooter in Italia sta crescendo, ma la sicurezza stradale rischia di restare indietro secondo ANCMA e Legambiente.
Fonte immagine: Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay
Cresce il numero di bici e scooter sulle strade italiane. Tanto che ormai il tema della sicurezza stradale assume una rilevanza di primo piano per diversi Comuni della Penisola. A dirlo è il rapporto dell’Osservatorio Focus2R, promosso da ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) insieme a Legambiente ed elaborato dalla società di consulenza Ambiente Italia.
Proprio alle due ruote molti Comuni italiani stanno dedicando uno spazio crescente sul fronte della sicurezza stradale. Politiche insufficienti a intercettare le necessità legate alla sicurezza stradale sulle strade italiane, ha sostenuto ANCMA – Confindustria in una nota.
Come riferito dall’Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori sono state 104 le amministrazioni comunali contattate, mentre soltanto 79 hanno fornito le risposte al questionario somministrato. I dati sono relativi a Sharing Mobility, piste ciclabili e parcheggi; fanno riferimento al solo 2019 e non tengono quindi conto, sottolinea ANCMA, dell’evoluzione imposta dal Covid-19 durante il 2020. Di seguito il commento relativo all’evoluzione delle due ruote in Italia:
Per quanto riguarda la mobilità a pedali, salgono la disponibilità media di piste ciclabili, ciclopedonali, zone 20 e 30 km/h (+6% rispetto al 2018 e +20% dal 2015), la possibilità di accesso delle biciclette alle corsie riservate ai mezzi pubblici e il numero di Comuni con postazioni di interscambio bici nelle stazioni ferroviarie, mentre sono in calo le città in cui è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici e quelle dotate di un servizio di bike sharing, che passano dal 57% del 2018 al 53% del 2019.
Una leggera diminuzione quest’ultima, che incide anche sul numero degli abbonati (-10%) e su quello dei mezzi (-14%). Sono tuttavia i dati sulla sicurezza dei ciclisti a destare preoccupazione: 253 delle 3.173 vittime della strada del 2019 sono stati infatti ciclisti (in aumento del 15% rispetto al 2018). Un tema che, secondo il rapporto Focus2R, sta progressivamente entrando nei programmi dei municipi: il 48% dei Comuni intervistati considera il miglioramento della sicurezza stradale una priorità molto alta o alta.
Bici: rapporto Osservatorio Focus2R, le classifiche
All’interno del rapporto dell’Osservatorio Focus2R sono presenti alcune classifiche specifiche. A cominciare da quella relativa alle 5 migliori città per “Infrastrutture ciclabili” (metri equivalenti per abitante):
- Reggio Emilia;
- Cremona;
- Mantova;
- Lodi
- Ravenna.
La seconda classifica riguarda i “Parcheggi per le biciclette presso le stazioni ferroviarie“:
- Bologna;
- Venezia;
- Firenze;
- Ferrara;
- Treviso.
Il terzo quintetto fa riferimento alle migliori città per quanto riguarda il “Bike Sharing” (bici/1.000 abitanti):
- Milano;
- Mantova;
- Bologna;
- Bergamo;
- Padova.
Prendendo invece in esame il numero di abbonati per 1.000 abitanti è possibile notare una certa variazione nelle prime cinque posizioni, a cominciare dalla vetta:
- Firenze;
- Mantova;
- Milano;
- Bergamo;
- Pesaro.
Sul fronte moto (veicoli per 100 abitanti) la mini-classifica vede in vetta Imperia, seguita nell’ordine da Livorno, Savona, Genova e Pesaro. In relazione alla presenza di parcheggi (stalli per 1.000 abitanti) al primo posto Firenze, poi Savona, Bergamo, Bologna e Bolzano.
Bici e mobilità sostenibile, il commento di Legambiente
A commento dei dati forniti è intervenuto Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, che ha affermato:
Emerge dal Focus come sia in atto un vero e proprio cambiamento delle abitudini dei cittadini che quotidianamente si muovono nelle nostre città. Aumenta la superficie complessiva dedicata a infrastrutture per la ciclabilità, cresce ancora l’attenzione all’elettrico, ma restano evidenti le solite emergenze.
Tra collisioni stradali e inquinamento urbano nel 2019 sono morte più di 83.000 persone, per un costo sociale che l’Istat stima in 16,9 miliardi di euro, l’1% del pil nazionale. Per quanto riguarda gli incidenti, pedoni, ciclisti e motociclisti continuano a pagare un prezzo molto alto. Si può e si deve cambiare, intervenendo sulla moderazione della velocità con maggiori controlli, riducendo i limiti di velocità, aumentando il modal share. Semplicemente rimettendo al centro delle città e della viabilità le persone e non le automobili, gli utenti e non i mezzi di trasporto.
Un primo passo potrebbe essere il rifinanziamento del Piano Nazionale per la Sicurezza Stradale, previsto dalla Legge 144/1999, per progetti di mobilità dolce cofinanziati dagli enti locali e potenziare il trasporto ferroviario regionale, il trasporto pubblico locale e la sharing mobility. Finanziamenti che dovrebbero attivare cofinanziamenti, già predisposti nei Piani di Comuni e aziende. Servono insomma interventi decisivi sfruttando l’opportunità dei prossimi fondi, dovuti all’emergenza Covid, in arrivo dal governo e dall’Europa per promuovere un vero cambio di passo nei sistemi di mobilità urbana delle nostre città.
Fonte: ANCMA