
La gestione della sicurezza alimentare (www.greenstyle.it)
Recenti segnalazioni da parte di Gros Market hanno messo in allerta i consumatori italiani a causa del richiamo di due prodotti.
Questi richiami sono stati emessi dopo che sono stati riscontrati livelli di mercurio superiori ai limiti consentiti dalla normativa vigente, un problema di sicurezza alimentare che solleva interrogativi sulla qualità e il controllo dei prodotti che arrivano sulle nostre tavole.
Il primo richiamo riguarda un lotto di gamberi rosa piccoli, scientificamente noti come Parapenaeus longirostris, commercializzati con il marchio Tirreno Fish. Secondo l’avviso di richiamo, il prodotto ha superato i limiti di mercurio stabiliti dalle autorità competenti. I gamberi interessati sono stati distribuiti freschi in casse da 3,1 kg, appartenenti al lotto numero 29362-250317-002, con data di confezionamento 17 marzo 2025. È importante notare che non è stata indicata una data di scadenza, il che potrebbe generare confusione tra i consumatori.
L’azienda Tirreno Fish Srl, produttrice dei gamberi richiamati, ha la sua sede nello stabilimento di Monte Argentario, in provincia di Grosseto. La presenza di mercurio nei gamberi è un fenomeno che preoccupa non solo i produttori ma anche gli esperti del settore alimentare. Il mercurio è un metallo pesante tossico per l’essere umano e può accumularsi nei tessuti degli organismi marini, rappresentando un rischio significativo per la salute, in particolare per le donne in gravidanza e i bambini.
Gros Market ha anche annunciato il richiamo di alcuni lotti di pesce spada a marchio Frime, per lo stesso motivo: la presenza di mercurio oltre i limiti di legge. I lotti coinvolti sono identificabili dai numeri 3148P 80 077, 3148P 80 080 e 3148P 80 084, con date di scadenza già trascorse tra il 28 marzo e il 4 aprile 2025. Anche in questo caso, l’avviso di richiamo non specifica il peso delle confezioni né lo stabilimento di produzione, il che rende difficile per i consumatori identificare esattamente i prodotti interessati.
Il pesce spada è noto per la sua grandezza e per il fatto che si trova spesso ai vertici della catena alimentare marina, il che implica un maggiore rischio di accumulo di sostanze tossiche come il mercurio. Il suo consumo è particolarmente diffuso in Italia, dove viene spesso servito fresco o alla griglia, rendendo questo richiamo ancora più allarmante.
La questione dei richiami alimentari è complessa e solleva interrogativi sulle pratiche di controllo e monitoraggio adottate dai produttori. Dal primo gennaio 2025, Il Fatto Alimentare ha registrato ben 62 richiami, per un totale di 218 prodotti, evidenziando un problema sistemico nella sicurezza alimentare. Questi eventi mettono in luce la necessità di un controllo più rigoroso da parte delle autorità competenti e di una maggiore responsabilità da parte delle aziende produttrici.
Rischi prodotti ittici contaminati
È fondamentale che i consumatori siano informati sui potenziali rischi legati al consumo di prodotti ittici contaminati. Le autorità sanitarie raccomandano di non consumare i prodotti con i numeri di lotto indicati e di restituirli ai punti vendita. Questo è particolarmente importante per coloro che potrebbero avere i prodotti congelati a casa.
Il mercurio non è solo un problema locale, ma rappresenta un rischio globale, essendo presente in molte acque del mondo a causa di attività industriali e inquinamento. La contaminazione da mercurio nelle acque marine è spesso legata a fattori come l’estrazione mineraria, l’uso di combustibili fossili e il rilascio di rifiuti industriali. Gli organismi marini, attraverso processi di bioaccumulo e biomagnificazione, possono accumulare mercurio nei loro tessuti, trasferendo il rischio ai consumatori che si nutrono di questi animali.

In Italia, il pesce spada è oggetto di normative specifiche, tra cui un divieto di pesca che va dal 1 gennaio al 30 marzo, per consentire la riproduzione di questa specie. Il pesce spada venduto potrebbe essere importato da paesi dove le normative sulla pesca e sulla sicurezza alimentare sono meno rigorose. Questo solleva la questione della tracciabilità dei prodotti ittici e dell’importanza di garantire che il pesce consumato provenga da fonti sostenibili e sicure.