Assenzio (pianta): coltivazione e usi
L'Artemisia absinthium, comunemente nota come assenzio, è una pianta del genere Artemisia: ecco come coltivarla e gli usi principali.
Fonte immagine: Elisa Festa via iStock
L’Artemisia absinthium, che nel linguaggio comune viene semplicemente indicata come assenzio, è una pianta del genere Artemisia della famiglia delle Asteraceae. Di tutte le varietà che appartengono a questo genere è una delle più grandi, nonché quella più ampiamente distribuita: ne esistono infatti più di 500 diverse specie.
La parola Artemisia deriva con molta probabilità dalla greca Artemide, dea della caccia, degli animali selvatici, del tiro con l’arco, della foresta e dei campi coltivati, mentre il termine absinthium deriverebbe dall’antica >parola greca “ἀψíνθιoν”, ossia assenzio.
La pianta
L’Artemisia absinthium si presenta come una piccola pianta erbacea e perenne, le cui foglie hanno un forte e caratteristico odore che ricorda quello della salvia. Mentre la radice ha un sapore caldo e aromatico.
Gli steli della pianta matura sono diritti e sodi, ramificati e frondosi, legnosi solo alla base, di lunghezza variabile da 0,5-1,1 metri. Le foglie sono di colore verde argenteo, lunghe, e disposte a spirale. Foglie e steli della pianta sono ricoperti da sottili peli setosi, che conferiscono al vegetale un aspetto grigiastro. I fiori sono di colore giallo chiaro e forma sferica. Il periodo di fioritura va da luglio a settembre, ma negli anni più miti arriva fino alla metà di ottobre.
Le parti fuori terra muoiono alla fine della stagione di crescita, ma le piantagioni coltivate di assenzio possono essere sfruttate fino a 10 anni: la materia prima può essere raccolta due volte l’anno. La pianta dell’assenzio si propaga facilmente per divisione, taglio delle radici o dai suoi semi.
Coltivazione
In Italia l’artemisia cresce anche come pianta spontanea, in aree asciutte e soleggiate e in terreni ben drenati, ricchi di minerali e sostanza nutritiva: la pianta teme il ristagno dell’acqua sull’apparato radicale. Nella stagione fredda la parte aerea muore, mentre le radici rizomatose sopravvivono e germogliano l’anno successivo, a primavera. Le giovani piantine si trovano anche nei vivai.
A cosa serve l’assenzio?
Dell’Artemisia absinthium si impiegano i fiori e le foglie, sia come rimedio fitoterapico che, grazie al particolare aroma, per la preparazione di bevande alcoliche. L’olio è una fonte di tujoni, molecole in grado di stimolare il sistema nervoso, inoltre la loro efficacia è promossa anche per il trattamento di problemi digestivi e infezioni da vermi.
Ancora, il suo impiego è stato proposto per “curare” la perdita di appetito, la digestione, la febbre, le malattie del fegato, per migliorare il desiderio sessuale e per il trattamento a livello topico di ferite e punture di insetti. L’assenzio è disponibile come estratto liquido, olio essenziale e polvere. Oltre che in alcune bevande alcoliche.
Effetti avversi e precauzioni
Pur trattandosi di un cosiddetto rimedio naturale, è preferibile consultare il medico prima di assumere assenzio o preparazioni che lo contengono, infatti sono noti diversi effetti collaterali attribuibili a questa pianta. I principali sono nausea, vomito, dolori muscolari, convulsioni, insufficienza renale, insonnia, allucinazioni e tremori. Inoltre l’impiego andrebbe attentamente valutato, se non addirittura evitato, da coloro che soffrono di convulsioni o che assumono farmaci per il trattamento delle stesse, come fenobarbital, acido valproico, primidone, gabapentin, carbamazepine e fenitoina. L’Artemisia absinthium, infatti, può causare convulsioni e ridurre l’efficacia dei farmaci. Inoltre non sono stati condotti studi adeguati sulla pianta per poter con sicurezza determinare l’uso sicuro ed efficace nelle donne in gravidanza e in allattamento.