
Armadio, non buttare i vestiti usati (www.greenstyle.it)
Il mercato dei vestiti di seconda mano sta vivendo una crescita senza precedenti, sostenuta da una combinazione di fattori.
Negli ultimi anni, il mercato dei vestiti di seconda mano ha registrato una crescita significativa, in parte catalizzata dalla crescente consapevolezza ambientale e dalle sfide economiche che molte famiglie affrontano. Secondo un rapporto di GlobalData, nel 2023 gli acquisti di abbigliamento usato sono aumentati del 18%, raggiungendo un valore totale di 197 miliardi di dollari.
Le proiezioni indicano che nel 2024 questo segmento rappresenterà il 10% del mercato globale della moda, con stime che prevedono un incremento a 350 miliardi di dollari entro il 2028.
La crisi climatica e il cambiamento delle abitudini di consumo
Uno dei fattori principali che ha spinto gli acquirenti verso il mercato dell’usato è la crescente preoccupazione per la crisi climatica. La consapevolezza riguardo all’impatto ambientale dell’industria della moda, che è responsabile di una significativa percentuale delle emissioni di carbonio e dello sfruttamento delle risorse naturali, ha indotto molti consumatori a riconsiderare le proprie scelte d’acquisto.
L’industria della moda è nota per il suo modello di “fast fashion”, che promuove cicli di consumo rapidi e una produzione massiccia di abbigliamento a basso costo, spesso a scapito della sostenibilità. L’aumento degli acquisti di vestiti di seconda mano rappresenta una risposta diretta a questa crisi, con i consumatori che cercano modi per ridurre il proprio impatto ambientale e promuovere un’economia circolare.
Negli Stati Uniti, le vendite di abbigliamento usato stanno crescendo a un ritmo sette volte più rapido rispetto a quelle della moda al dettaglio complessiva. Questo fenomeno non è limitato solo agli Stati Uniti, ma si sta diffondendo anche in Europa e in altre parti del mondo, dove i consumatori sono sempre più attenti all’impatto delle loro scelte di acquisto.
Oltre alla crescente consapevolezza ambientale, un altro elemento che ha contribuito alla crescita del mercato dell’usato è la crisi economica. Con l’inflazione e i costi della vita in aumento, molte famiglie si trovano a dover gestire budget più ristretti. Di conseguenza, sempre più consumatori si rivolgono a vestiti di seconda mano per trovare capi di qualità a prezzi accessibili.
Questo cambiamento nelle abitudini di consumo ha portato a una maggiore accettazione sociale del mercato dell’usato. Oggi, acquistare vestiti di seconda mano non è più visto come una scelta di ripiego, ma piuttosto come una decisione consapevole e vantaggiosa dal punto di vista economico e ambientale.

La Generazione Z e i Millennial: i principali acquirenti del vintage
Un aspetto interessante emerso dal rapporto di GlobalData è che oltre la metà degli acquirenti ha comprato abbigliamento di seconda mano nell’ultimo anno. Questa percentuale sale al 65% per la Generazione Z e i Millennial, che comprendono persone di età compresa tra i 12 e i 43 anni. Quasi il 38% di questi giovani consumatori ha dichiarato di acquistare capi usati per potersi permettere marchi di fascia alta, che altrimenti sarebbero inaccessibili a causa dei loro prezzi elevati.
La preferenza per il mercato dell’usato tra i giovani è in gran parte alimentata dalla facilità di accesso alle piattaforme digitali. App come Vinted, Depop e ThredUp hanno rivoluzionato il modo in cui i consumatori acquistano e vendono abbigliamento usato, rendendo l’esperienza di shopping più conveniente e accessibile. Si prevede che il mercato delle rivendite online raddoppierà nei prossimi cinque anni, raggiungendo un valore di 40 miliardi di dollari.
Nonostante i numerosi vantaggi dell’acquisto di vestiti di seconda mano, esistono anche alcune sfide che i consumatori devono affrontare. Una delle principali preoccupazioni riguarda la qualità e la selezione dei capi. Mentre alcune piattaforme offrono una vasta gamma di opzioni, la qualità degli articoli può variare notevolmente.