
Giulia è arrivata al centro dei disturbi alimentari dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma all’età di dodici anni, accompagnata dalla madre. La sua storia è segnata da un episodio traumatico avvenuto quando aveva solo nove anni: un tentativo di soffocamento mentre mangiava una patatina ha innescato un cambiamento radicale nel suo rapporto con il cibo. Da quel momento, ha iniziato a limitare drasticamente la sua dieta, accettando solo alimenti liquidi e rifiutando qualsiasi tipo di spuntino. I genitori hanno notato un aumento della sua irritabilità e, durante la valutazione clinica, è emersa una forte ansia sociale: Giulia teme di parlare davanti ai compagni di classe e evita situazioni affollate, sviluppando comportamenti di evitamento. Inoltre, manifesta tratti ossessivi legati all’ordine, mentre la sua famiglia si mostra sempre più ansiosa e iperprotettiva nei suoi confronti.
Gabriele, invece, ha avuto un’alimentazione varia fino all’età di quattro anni, quando ha iniziato a escludere progressivamente alcuni cibi, mostrando una preferenza per alimenti ripetitivi come pasta in bianco, pane e frutta. La situazione è peggiorata quando ha eliminato anche questi ultimi. A sei anni, i genitori lo portano al Bambino Gesù, dove viene osservata una lentezza nei suoi pasti, necessitando di cibi tagliati in pezzi molto piccoli. La sua selettività alimentare sembra essere legata a gusto e odore, e progressivamente esclude interi gruppi alimentari, riducendo le quantità che consuma. Parallelamente, emergono tratti ansiosi significativi legati alla separazione: Gabriele mostra disagio in situazioni nuove, richiede sempre la presenza di un adulto in ambienti meno familiari e ha difficoltà a rimanere da solo, temendo di dormire da solo e manifestando ansia nelle ore serali.
Entrambi, Giulia e Gabriele, sono in cura presso l’Unità Operativa Semplice di Anoressia e Disturbi Alimentari del Bambino Gesù, affetti da Arfid, acronimo di Avoidant Restrictive Food Intake Disorder, un disturbo caratterizzato da un approccio evitante e restrittivo all’assunzione di cibo.
Cosa è l’Arfid
Fino a pochi anni fa, il termine Arfid non esisteva. È stato introdotto nel 2013 dalla quinta edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Questo disturbo rappresenta una nuova categoria diagnostica all’interno dei disturbi alimentari, caratterizzata da situazioni in cui i bambini non mangiano o non assumono una quantità sufficiente di cibo. Per diagnosticare l’Arfid, è necessario che il comportamento alimentare soddisfi almeno uno dei seguenti criteri: il basso peso, alterazioni nei risultati degli esami del sangue, come la carenza di vitamina C, la necessità di integratori alimentari per garantire uno sviluppo adeguato e un’alterazione del comportamento psico-sociale legata a scelte alimentari che ostacolano le normali esperienze di vita. Come spiega la psichiatra Valeria Zanna, responsabile dell’unità operativa di Anoressia e Disturbi Alimentari del Bambino Gesù, “alcuni bambini non riescono più a partecipare a feste, pigiama party o gite scolastiche”.
Chi colpisce e a che età
Il disturbo Arfid colpisce principalmente i bambini tra i sei e i dieci anni, ma può manifestarsi anche in età inferiore. La prevalenza è maggiore nei maschi. Alcuni bambini mostrano un totale disinteresse per il cibo, evitando i pasti, mentre altri si limitano a consumare solo alcuni alimenti, selezionandoli in base a caratteristiche organolettiche specifiche: per esempio, possono rifiutare tutto ciò che non è di colore bianco, non tollerando contaminazioni. Inoltre, temono le possibili conseguenze negative legate al mangiare, come il rischio di soffocamento, vomito o mal di pancia.
I casi sono in aumento
Negli ultimi anni, l’Arfid, insieme all’anoressia nervosa, ha registrato un aumento significativo dei casi. Presso il Bambino Gesù, si è registrato un incremento del 65% delle diagnosi dal 2019. Questo aumento è attribuibile anche a una maggiore consapevolezza da parte dei clinici e delle famiglie, che iniziano a riconoscere i sintomi e a cercare aiuto per i propri figli.
Le conseguenze sulla salute
Le conseguenze dell’Arfid possono essere gravi, con la malnutrizione che rappresenta uno dei problemi principali legati a un’insufficiente assunzione di calorie e nutrienti. Ciò può portare a perdita di peso, ritardi nella crescita e riduzione della massa muscolare. La carenza di ferro, ad esempio, può causare anemia, che si traduce in stanchezza cronica e difficoltà di concentrazione. La mancanza di vitamina C può portare allo scorbuto, mentre la malnutrizione in generale può compromettere il sistema immunitario, rendendo i bambini più vulnerabili a malattie e infezioni.
Le strade della cura
La cura per i disturbi alimentari come l’Arfid richiede un approccio duplice, che coinvolge tanto i bambini quanto le loro famiglie. Quando un bambino non mangia, l’intero sistema familiare può essere influenzato dall’ansia. Si possono generare comportamenti che, anziché risolvere il problema, lo aggravano. Per esempio, una madre che osserva la propria figlia rifiutare il cibo può entrare in uno stato di ansia che la porta a comportamenti rigidi. Ciò che potrebbe essere una fase transitoria, in cui la bambina utilizza il sintomo alimentare per affermarsi, può trasformarsi in un problema più strutturato e duraturo.