
Una balena libera in mare.
Novità sulla polemica che negli scorsi giorni ha coinvolto Amazon, il noto store online utilizzato da alcuni produttori per vendere alimenti e derivati da carne di balena, squalo e delfino. A seguito delle proteste animaliste e delle petizioni in Rete, Amazon ha deciso di vietarne la distribuzione tramite le proprie pagine.
Il tutto è iniziato verso la fine dello scorso febbraio, quando molti utenti allarmati hanno informato l’Environmental Investigation Agency (EIA) della presenza di prodotti a base di carne di balena e altri animali protetti sulla sezione giapponese dello store. Nonostante vi sia una moratoria internazionale che vieti la caccia di queste specie in via d’estinzione, non è raro vedere la loro carne nei menu delle nazioni orientali, perché l’utilizzo è radicato nella tradizione e si pensa – in modo immotivato – che tali animali abbiano particolari proprietà curative o che siano addirittura dotati di poteri sovrannaturali.
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Dopo le proteste pubbliche e la petizione guida da Change.org – firmata da oltre 200.000 navigatori – Amazon ha deciso di rimuovere gran parte dei prodotti incriminati dal proprio negozio giapponese. E non è tutto, perché l’azienda ha anche aggiornato le regole per i venditori per il proprio servizio, specificandone apertamente il nuovo divieto:
«Amazon ha confermato il divieto sul suo sito ufficiale, aggiungendo una norma alla sezione Cibo e Bevande in cui si recita: “Proibiti i prodotti derivanti da balene, squali o delfini”. La stessa regola è poi stata tradotta per la sezione giapponese dello store.»
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La decisione ha ovviamente sollevato la felicità dei molti animalisti preoccupati, considerato come si tratti di specie in constante via di estinzione. L’EIA ha rilasciato, invece, una breve dichiarazione:
«Le vendite in Internet sono una grande minaccia per le specie selvatiche a rischio e per questo invitiamo fortemente tutte le altre compagnie che vendono simili prodotti a seguire la guida di Amazon».
Stessa soddisfazione anche da Melissa Sehgal, l’utente di stanza a Taiji responsabile dell’organizzazione della petizione su Change.org:
«200.000 di tutto il mondo, incluse molte dal Giappone, si sono unite a me per protestare contro questo vergognoso massacro. Voglio ringraziare ognuno di loro per essere passati su Change.org per vincer questa campagna. Oggi è stata una grande vittoria per i delfini.»
Caso risolto, in definitiva, grazie alla Rete che diventa ogni giorno di più veicolo di cambiamento, anche nei confronti dell’ambiente.