Allevamenti intensivi: inquinamento uccide 12.700 persone all’anno
Allevamenti intensivi, l'inquinamento uccide 12.700 persone ogni anno negli Stati Uniti: è quanto rivela un nuovo studio sul particolato.
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Gli allevamenti intensivi sono fra le principali fonti di emissioni nocive, tanto che negli Stati Uniti potrebbero essere responsabili della morte di circa 12.700 persone ogni anno. È quanto rivela un nuovo studio condotto dall’Università del Minnesota e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Science.
Il problema riguarda sia gli allevamenti per la produzione di carne che le strutture invece incentrare sui derivati di origine animale, come il latte. A determinare un pericolo per la salute umana non sono solo le emissioni di anidride carbonica e metano, ma soprattutto il rilascio di grandi quantità di ammoniaca dovuta alle deiezioni degli animali e al loro smaltimento.
Allevamenti intensivi, danni per la salute umana
Gli scienziati statunitensi hanno voluto indagare quale realmente fosse l’impatto degli allevamenti intensivi sulla salute umana. È infatti noto come queste strutture rappresentino una delle fonti più importanti di emissioni a livello mondiale, praticamente al pari del traffico automobilistico, ma il reale peso non è mai stato effettivamente vagliato.
Gli esperti hanno quindi voluto valutare le emissioni totali degli allevamenti, ricavando poi il dato sui PM2.5. Si tratta del particolato super-sottile, quello che riesce a superare le barriere delle vie respiratorie superiori e raggiungere i polmoni: le sostanze nocive in esso contenuto, come i metalli pesanti, si depositano così sui tessuti respiratori ed entrano nel circolo sanguigno contaminando l’intero organismo.
I ricercatori hanno scoperto come grandi quantità di PM2.5 vengano rilasciate dall’uso di combustibili nelle strutture, ad esempio per il trasporto di mangimi e capi, e anche dall’abitudine di incenerire scarti animali e deiezioni. Eppure i valori non sembravano giustificare un numero così elevato di decessi, di conseguenza gli esperti hanno concentrato le loro attenzioni altrove. Un’ulteriore analisi ha permesso di scovare livelli estremamente elevati di ammoniaca nei pressi delle strutture, derivata sia dalle deiezioni degli animali che dalla fertilizzazione dei campi.
L’ammoniaca presente sul terreno viene rapidamente rilasciata e, in micro-particelle, finisce in atmosfera raggiungendo anche luoghi lontani dalle strutture. Una volta nell’aria, reagisce con altri elementi chimici e forma nuovo particolato PM 2.5. Ancora, se inalata in modo cronico, danneggia i tessuti dell’apparato respiratorio.
Gli stessi ricercatori sono rimasti sorpresi da un impatto così rilevante degli allevamenti sulle morti da sindromi respiratorie e cardiache, così come spiegato da Joshua Apte, docente per l’Università della California:
Quando pensiamo alle grandi fonti di inquinamento atmosferico negli Stati Uniti, la nostra mente pensa alle ciminiere e ai tubi di scappamento. Eppure emerge come siano l’agricoltura e l’allevamento due dei maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico e, per questa ragione, dovremmo pensarci per preservare la nostra salute.
Secondo lo studio, ridurre il consumo di carne rossa e passare a una dieta vegetariana o vegana potrebbe ridurre il numero di morti annuali da 12.700 a 6.300, poiché si ridurrebbero le attività degli allevamenti. Scegliere invece una dieta elastica, dove si riduce il consumo di prodotti animali senza però escluderli completamente, potrebbe invece far scendere la soglia a 10.700.
Fonte: CNN