
La situazione degli allevamenti di polli in Italia nel 2025 si presenta in uno stato critico, come evidenziato nel rapporto ChickenTrack 2024 redatto da Compassion in World Farming (CIWF). Questo studio analizza i progressi delle aziende europee nel garantire il benessere animale, rivelando che oltre 380 di esse hanno aderito all’European Chicken Commitment (ECC). Tra le 93 aziende più influenti, figurano 37 catene di supermercati, nove operatori di ristorazione collettiva, 20 catene di ristorazione commerciale, 11 aziende di trasformazione e sette produttori. In Italia, alcune aziende come Eataly, Bofrost, Carrefour, il Gruppo Fileni e Cortilia hanno preso impegni a lungo termine per migliorare le condizioni di allevamento, conformandosi ai requisiti dell’ECC.
I polli da allevamento intensivo
L’adesione all’ECC implica un netto rifiuto della selezione genetica che porta a una crescita eccessiva del petto nei polli. Questo significa che alcuni animali devono essere macellati dopo soli 35-37 giorni, mentre altri possono resistere fino a 45 giorni, altrimenti rischiano di morire a causa del loro stesso peso. Questi polli, spesso visibilmente segnati da una crescita muscolare anomala, presentano miopatie, come le strisce bianche (white striping), e ustioni chimiche alle zampe, conosciute come hock burns, causate da lettiere inadeguate. Nonostante le evidenti sofferenze, questi animali superano gli standard di sicurezza alimentare e vengono quindi autorizzati alla macellazione e alla vendita.

Il lato oscuro del pollo economico
In Italia, la quasi totalità dei 500 milioni di polli venduti nei supermercati risponde a questo modello intensivo. Questi animali, caratterizzati da una carne che potremmo definire molliccia e spesso con strisce bianche di grasso, presentano un valore nutrizionale ridotto. Solo una piccola parte di polli a crescita lenta, come quelli del Campese di Amadori, riesce a farsi spazio sugli scaffali, distinguendosi per il prezzo, che è il doppio rispetto ai polli convenzionali. Anche i polli biologici, reperibili in catene come NaturaSì, si presentano come un’alternativa più sana, sebbene in numero limitato.
Una transizione verso standard migliori
Bianca Furlotti, esperta del settore alimentare di CIWF, sottolinea che in Italia la transizione verso allevamenti più etici può accelerare solo se le principali catene di supermercati si impegnano a promuovere un pollo diverso. Secondo recenti studi, l’adeguamento agli standard ECC comporterebbe un incremento dei costi di produzione tra il 20 e il 30%, ma garantirebbe un benessere animale adeguato e una qualità della carne superiore.
Furlotti aggiunge che per avviare questo processo virtuoso, le catene dovrebbero stipulare contratti a lungo termine con i fornitori, assicurando loro volumi di vendita sufficienti per apportare le necessarie modifiche negli allevamenti. Sebbene la transizione presenti sfide economiche, essa offre anche vantaggi significativi, come la riduzione degli scarti al macello e della mortalità, oltre a una qualità della carne migliore e a un minor uso di antibiotici. Diverse strategie sono già disponibili per mitigare l’impatto dei costi derivanti da cicli di vita più lunghi e da una densità di allevamento inferiore.