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Alimentazione sostenibile degli animali domestici: 3 cose da sapere

Quante cose ci sono da sapere sull'alimentazione sostenibile degli animali domestici? Tante, qui introduciamo alcuni spunti di riflessione su questo argomento molto vasto da trattare e anche parecchio attuale

Alimentazione sostenibile degli animali domestici: 3 cose da sapere

Il discorso sull’alimentazione sostenibile per gli animali domestici è molto ampio. Oggi ci concentreremo soprattutto sul discorso sostenibilità per gli animali da compagnia più diffusi in Italia, il cane e il gatto ovviamente. Ma dedicheremo anche un breve spazio alla sostenibilità dell’alimentazione per gli animali d’allevamento.

1. Cosa si intende per alimentazione sostenibile degli animali domestici?

Cane e gatto
Fonte: Unsplash

Il discorso relativo alla sostenibilità degli alimenti per animali domestici come cane e gatto non è semplice. Vista la sempre maggior attenzione verso un’alimentazione umana sana e sostenibile (più o meno corroborata da studi effettivi), ecco che si sta cercando di applicare questo concetto anche ai cibi per animali. Solo che non è così semplice.

Se al momento vanno per la maggiore etichette e indicazioni come cruelty free o grain free per il settore del pet food, è indubbio che non sia possibile ridurre o eliminare l’elemento “carne” dall’alimentazione di cani e gatti. Questo perché di base stiamo parlando di due animali carnivori (il cane onnivoro, ma tendente al carnivoro, il gatto un carnivoro stretto, come il furetto). Mentre in umana può avere senso parlare di riduzione del consumo di carne (per una questione non solo di cruelty free relativa agli allevamenti intensivi, ma anche per un discorso collegato alla sostenibilità sul lungo periodo di tali allevamenti con annessa produzione di CO2 e metano), per cani e gatti non possiamo certo eliminare o ridurre la carne.

Come rendere più sostenibile l’alimentazione degli animali domestici?

Eppure qualcosa si potrebbe fare anche in quest’ottica. In parte già veniva fatto: solitamente gli scarti della macellazione non utilizzabili per il consumo umano (si tratta di parti non idonee al consumo umano, ma che, se opportunatamente trattate, possono essere adibite al consumo di cani e gatti), erano già usati per preparare crocchette e scatolette per gli animali domestici. A dire: il filetto lo mangiamo noi, zoccoli, peli, setole e tagli meno pregiati, che non possono essere destinati al consumo umano, ecco che sono riutilizzati per preparare i cibi commerciali per cani e gatti.

Ma questo non piace a tutti e la corsa affannata dei proprietari alla ricerca degli ingredienti sempre più premium e di pregio per i loro amici a quattro zampe cozza inevitabilmente con il discorso della sostenibilità.

Questo almeno di non trovare altre fonti proteiche alternative valide per cani e gatti. Che non possono essere di origine vegetale (la biodisponibilità e la composizione aminoacidica dei vegetali per animali carnivori come cani e gati non è certo paragonabile). Ma si possono cercare altre fonti:

  • insetti: ci sono diverse aziende di mangimi per animali che giù usano insetti come fonte proteica delle loro crocchette. Ovviamente si tratta di insetti autorizzati per la produzione di questi alimenti. E hanno il vantaggio che, oltre a fornire le giuste proteine, occupano meno spazio per gli allevamenti, crescono in fretta e consumano pochissime risorse (inttese come acqua, terra e nutrienti). Quindi sarebbero perfettamente sostenibili
  • carne coltivata in laboratorio: lo so che a tanti non piace, ma come molti animalisti hanno sottolineato, si tratterebbe di un compromesso perfettamente accettabile per aumentare la sostenibilità degli alimenti per animali (per tacere del fatto che sarebbe anche molto più sostenibile per noi)

2. E per quanto riguarda l’alimentazione sostenibile degli animali d’allevamento?

Mucca
Fonte: Pexels

Citiamo brevemente per completezza anche la questione della sostenibilità degli alimenti per gli animali domestici d’allevamento. Qui il problema è duplice, per semplificare un po’:

  • per nutrire gli animali d’allevamento usiamo il 36% del raccolto mondiale di cereali
  • nella maggior parte dei casi questi animali provengono da allevamenti intensivi, con elevata produzione di CO2 e metano (i dati sostengono che gli allevamenti sono alla base della produzione del 14,5% dei gas serra che stanno contribuendo ad accelerare i cambiamenti climatici)

Viste le sempre minori risorse naturali destinate all’uso umano e al fatto che milioni di persone soffrono la fame, ecco che non appare molto sensato proseguire lungo la strada degli allevamenti intensivi che, oltre a produrre più inquinamento, utilizzano troppi alimenti che potrebbero essere destinati al consumo umano. Diverso, invece, il caso di allevamenti cruelty free, sostenibili e più piccoli, che rispettano il benessere animale e contribuiscono ad aumentare la sostenibilità del sistema.

3. Cibo per animali sostenibile: meglio il secco, l’umido o il casalingo?

gatto mangia
Fonte: Pixabay

Qualche tempo fa era uscita una ricerca su Scientific Reports che cercava di fare il punto della situazione su quanto fosse impattanti sull’ambiente il cibo per gli animali domestici, con riferimento alle diete dei cani e dei gatti.

Ebbene, il risultato è stato che il cibo umido (scatolette o bustine) produce otto volte più emissioni rispetto al cibo secco (crocchette), mentre il cibo casalingo si piazza a metà. Lo studio ha fatto l’esempio di un cane di 10 kg che deve mangiare circa 500 calorie al giorno. Andando a guardare quante emissioni produc mangiando i diversi cibi salta fuori che:

  • cane che mangia cibo secco: produce 828 kg di emissioni di CO2 all’anno
  • cane che mangia cibo umido: produce 6.541 kg di emissioni di CO2 all’anno

Questi dati sono importanti quando si parla di cercare di ridurre l’impronta ecologica dell’industria alimentare. Bisogna infatti tenere conto anche del pet food e del fatto che molti ingredienti di questa tipologia di cibo sono ad alto impatto ambientale. Ingredienti, composizione e digeribilità influenzano infatti tantissimo la sostenibilità del cibo.

Fonti:

  1. Sustainable Animal Nutrition
  2. PubMed
  3. PubMed
  4. Scientific Reports

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