Acquafilia: cos’è, etimologia e significato
L'acquafilia è una parafilia caratterizzata per un' attrazione per l'acqua o per le attività che si svolgono in questo elemento: etimologia e significato.
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L’acqua non è solamente l’elemento indispensabile affinché vi sia vita, per molti può infatti rappresentare una vera e propria passione erotica: è il caso dell’acquafilia, un’attrazione sessuale nei confronti delle attività che si possono compiere con questo liquido. Ma quali sono le caratteristiche di questa parafilia, da dove deriva il termine e quale significato principale vi è associato?
Di seguito, qualche informazione di base sull’acquafilia, sulle sue origini, sull’etimologia del termine e sui significati associati alla pratica.
Acquafilia: cos’è ed etimologia
Per acquafilia si intende una parafilia, oppure un feticismo sessuale, che coinvolge l’acqua: gli individui che presentano questa caratteristica possono sentirsi attratti da persone che praticano le più svariate attività in immersione, dal vestiario tipico da spiaggia oppure anche dallo stesso liquido. Come facile intuire, il termine deriva dal latino “aqua” e dal suffisso greco “philein”.
Il termine acquafilia è relativamente recente: pare infatti sia cominciato a circolare con una certa insistenza negli anni ’90 del secolo scorso, a seguito della creazione della rivista “Aquaphiles Journal” da parte di Phil Bolton. Il magazine era dedicato agli appassionati di feticismo subacqueo.
Così come già accennato, l’acquafilia rientra nel grande gruppo – più di 600 – delle parafilie umane, ovvero delle attrazioni sessuali atipiche. Come riportato nella quinta edizione del DSM, redatto dall’American Psychiatric Association, le parafilie sono degli interessi sessuali atipici del tutto ammissibili per il soggetto e, pertanto, devono essere separati dai disordini parafilici, ovvero quelli che determinano disagio, turbamento o risultano disfunzionali per la persona.
A oggi, la definizione e il significato dell’acquafilia risultano in evoluzione, poiché le fantasie e le pratiche che la caratterizzano non solo sono fra le più disparate, ma spesso anche fra di loro abbastanza lontane. Si pensa che l’attrazione dell’uomo per l’acqua, e soprattutto delle pratiche erotiche che possono essere messe in atto in questo elemento, accompagnino l’umanità sin da tempi antichissimi: vi sono molti documenti storiografici, infatti, che descrivono atti sessuali in immersione. Data la grande variabilità delle sue peculiarità, l’acquafilia è oggi una dei feticismi più diffusi a livello mondiale.
Acquafilia: le caratteristiche
Come visto nel precedente paragrafo, all’interno dell’universo dell’acquafilia rientrano molte pratiche, molte delle quali anche apparentemente lontane. Per la dottoressa Brenda Love – autrice della famosa “Encyclopedia of Unusual Sex Practice”, l’enciclopedia delle pratiche sessuali insolite – il termine sarebbe da associare alla sensazione di gratificazione erotica derivanti dall’acqua, dagli ambienti legati a quest’ultima come spiagge, piscine e saune, nonché dal vestiario delle persone che li frequentano.
La parafilia può manifestarsi a livello mentale, con lo sviluppo di fantasie passionali con protagoniste l’acqua, così come in atti fisici quali l’autoerotismo sia in immersione che osservando altre persone, a cui si aggiungono gli amplessi in questo liquido, molto diffusi fra le coppie di tutto il mondo. Secondo l’esperta, come riportato da Psychology Today, vi sarebbero altre situazioni da prendere in dovuta considerazione, poiché vagamente legate all’acquafilia:
- Intrattenimento a sfondo erotico in esercizi pubblici, come modelle e modelli esposti sotto docce oppure in piscine dalle pareti trasparenti, sfilate dedicate all’universo del beachwear, eventi goliardici come gavettoni e indumenti bagnati;
- Uso di prodotti a base d’acqua durante il petting e l’amplesso, come lozioni e lubrificanti;
- Pratiche erotiche legate all’igiene, come fare il bagno al partner oppure consumare l’amplesso sotto la doccia.
L’acquafilia è invece da differenziare dal feticismo di coloro che ricorrono all’acqua per praticare atti sessuali in momentanea assenza d’ossigeno, ad esempio durante una sessione in apnea. In questi casi si parla più precisamente di parafilie legate all’ipossia, poiché l’elemento fondamentale non è la presenza dell’acqua bensì la limitazione della respirazione.
A livello storico, pare che Tiberio Cesare fosse un grande appassionato di sesso in acqua, tanto che pare abbia elaborato diversi giochi erotici da condividere con alcuni giovani ragazzi. Nell’induismo, invece, le attività sessuali in acqua vengono condannate – seppur in modo blando – poiché apparentemente offensive per le divinità.
Fonte: Psychology Today