Greenstyle Sostenibilità Design Le 3 cose da sapere sull’acido polilattico (PLA) in edilizia ecologica

Le 3 cose da sapere sull’acido polilattico (PLA) in edilizia ecologica

Il PLA, o acido polilattico, è una plastica biologica e biodegradabile ricavata da materiale organico come l’amido di mais, un’alternativa ecologica alla plastica, in grado di rendere più sostenibile ogni settore, incluso quello dell’edilizia. Ma come viene prodotto e dove si usa il PLA?

Le 3 cose da sapere sull’acido polilattico (PLA) in edilizia ecologica

Fonte immagine: iStock

Il PLA, o acido polilattico, è un polilattato, vale a dire un polimero biodegradabile dell’acido lattico. Concretamente parlando, si tratta di una bioplastica che trova applicazione in un gran numero di settori e ambiti, incluso quello dell’edilizia sostenibile.

Ad oggi il PLA è considerato un’ottima alternativa ecologica alla plastica, in quanto deriva da fonti organiche, come l’amido di mais o la canna da zucchero.

Per via delle sue caratteristiche, questa bioplastica è una delle più apprezzate, poichè ha proprietà molto simili a quelle delle classiche “plastiche”, come polipropilene, polietilene o polistirene. Un punto bonus a favore di questo materiale è la sua biodegradabilità, che lo rende un valido alleato nel settore della bioedilizia.

Ma esattamente quali sono le materie prime del PLA, come si produce e, soprattutto, a cosa serve l’acido polilattico?

Come si fa e che tipo di plastica è il PLA?

Il PLA è un tipo di bio-plastica impiegato in numerosi ambiti e settori. Probabilmente ne avrai sentito parlare, o forse l’avrai persino già utilizzata, specialmente se hai dimestichezza con la stampa in 3D.

Questo particolare materiale deriva da sostanze naturali e organiche, ovvero dall’amido vegetale fermentato estratto dalla manioca, dalle radici della tapioca, dalla polpa del mais, dalla canna da zucchero, dal mais, dalle patate e dalla barbabietola da zucchero. In breve, il composto può essere realizzato partendo da prodotti organici ricchi di amido.

Grazie a dei processi di lavorazione, lo zucchero contenuto in questi “ingredienti” viene trasformato in acido lattico, che verrà poi polimerizzato, dando origine all’acido polilattico.

Questo composto è considerato ecologico e biodegradabile, se smaltito nel modo opportuno, tuttavia bisogna ricordare che non resiste a condizioni di elevata umidità e a temperature maggiori di 60°, oltre le quali tenderebbe a rammollirsi e deformarsi.

Per cosa viene usato il PLA?

Ad oggi, il PLA è impiegato in numerosissimi ambiti. Puoi facilmente trovarlo nella realizzazione di packaging ecologici, in quanto non è tossico e può contenere sia cibi che bevande.

Questo composto viene impiegato anche nella produzione di tessili e tessuti e nella già citata stampa 3D, in quanto può essere facilmente lavorato e verniciato.

Ma l’acido polilattico trova spazio anche in campo medico (per la realizzazione di suture chirurgiche riassorbibili o di dispositivi medici) e nella realizzazione di piatti e posate compostabili.

Non ultimo, l’acido polilattico è particolarmente apprezzato nel settore dell’edilizia sostenibile.

Il PLA nell’edilizia ecologica

Nel campo dell’edilizia, l’acido polilattico viene utilizzato insieme ad altri materiali biodegradabili (come legno di cocco, sughero e bambù) per la realizzazione di mobili e strutture sostenibili. Può infatti essere impiegato come alternativa ai prodotti plastici tradizionali.

Data la bassa resistenza al calore e all’umidità, però, bisogna valutare con attenzione in quali settori e situazioni utilizzare questo particolare materiale.

Vantaggi e svantaggi dell’acido polilattico PLA

Ora che sappiamo che tipo di plastica è il PLA, sarà utile riassumere gli effettivi vantaggi di questo composto rispetto ad altri materiali.

Per prima cosa, a differenza della plastica, la produzione dell’acido polilattico richiede molta meno energia e, allo stesso tempo, comporta un’emissione di CO2 e sostanze inquinanti più bassa.

In più, il PLA è biodegradabile, purché venga smaltito in modo corretto. Non ultimo, questa plastica ecologica è sicura sia per l’utilizzo alimentare che per quello medico.

I pochi svantaggi del PLA riguardano la bassa resistenza al calore e all’umidità, ma possono essere ovviati semplicemente utilizzando il materiale in modo opportuno.

Come si smaltisce il PLA?

Abbiamo detto che, se smaltito correttamente, l’acido polilattico può essere considerato sostenibile ed eco-friendly. Ma esattamente come si smaltisce questo materiale così simile (ma non uguale) alla plastica?

La prima cosa da sapere è che il PLA non va gettato insieme ai rifiuti di plastica veri e propri, in quanto se ne vanificherebbe il vantaggio dal punto di vista ambientale. Esso deve essere lavorato in modo differente, mediante procedure chimiche (scomposizione) e meccaniche (triturazione e riciclo).

Adottando le idonee tecniche di smaltimento, il PLA riciclato potrà essere riutilizzato più e più volte, prolungandone così la durata utile. In tutti i casi, consigliamo di verificare le modalità di smaltimento e compostaggio del materiale chiedendo informazioni al produttore o consultando le istruzioni specifiche.

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