Fusione fredda: la crisi della Grecia fermerà Defkalion?
La Defkalion annuncia un importante convegno per agosto. Ma riuscirà a sopravvivere alla crisi economica che stringe d'assedio la Grecia?
Qualcosa sembra muoversi in Grecia. No, non parliamo dell’incandescente situazione politico-economica, ma più semplicemente del lavoro della Defkalion sul proprio reattore nucleare a fusione fredda. Le ultime voci parlano di un importante convegno che si dovrebbe tenere ad agosto.
In esso verranno resi noti i risultati dei test e verranno date informazioni più dettagliate sull’Hyperion. Per il momento, in casa Defkalion si lavora ancora sulla stabilità del reattore. Secondo Sterling Allan, questo ritardo si deve anche ad una certa “pressione esterna” di una non meglio identificata entità che avrebbe caldamente suggerito all’azienda greca di non pubblicare troppo presto i risultati fino ad ora ottenuti. In effetti, potrebbero obiettare i più scettici, era da troppo tempo che “entità esterne segrete” non facevano capolino all’interno di questa lunga odissea della fusione fredda.
Per gli ottimisti, la gran quantità di foto messe online dall’azienda dovrebbe, al contrario, essere un segnale positivo. Eppure, non manca anche chi cerca di collegare le difficoltà dell’Hyperion alla crisi economica odierna in cui vessa il Paese.
E-Cat site si pone questa domanda in maniera drammatica: come può un’azienda mettere su una fabbrica di dimensioni così importanti in un contesto economico così debole ed instabile? Insomma, anche ammettendo per certo che l’Hyperion funzioni, come possono costruirci su un business plan in queste condizioni? Forse, concludono, l’unica sarebbe vendere a qualcun altro la licenza di produzione.
In realtà, a noi sembra che la crisi sia l’ultimo dei problemi per la Defkalion. Ciò che nel ragionamento appena fatto viene semplicemente “posto”, cioè che l’Hyperion funzioni, è l’unica cosa che fa davvero differenza. Con un prototipo funzionante ed i brevetti in mano, la Defkalion potrebbe cedere – per esempio – ad un’azienda Giapponese o Cinese i diritti per la produzione e la distribuzione ad oriente del reattore. Si tratterebbe di un affare economicamente abnorme che permetterebbe all’azienda di ottenere immediatamente una fortissima disponibilità di liquidità (ed un forte accesso ad ulteriori fondi bancari).
Con queste possibilità, aprire fabbriche anche in altri Paesi non sarebbe un problema. Senza contare che un eventuale ritorno della Dracma, per un’azienda che abbia garantiti l’arrivo costante di valute estere, porterebbe ad una riduzione dei prezzi di vendita. Insomma, a nostro parere il vero problema resta quello di sempre: l’Hyperion funziona? Se la risposta è sì, siamo di fronte ad un prodotto il cui potenziale impatto commerciale è troppo alto per essere davvero scalfito dalla crisi. Se la risposta fosse no, il problema non si pone nemmeno.
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