Il latte provoca l’autismo: PETA nella bufera
Una vecchia campagna PETA, resuscitata per caso sui social network, collega autismo e consumo di latte: la comunità scientifica smentisce la possibilità.
PETA, la nota organizzazione internazionale che tutela i diritti degli animali, torna al centro delle polemiche per la vecchia campagna “Got autism?”, con cui in passato ha sostenuto il legame tra il consumo di latte e l’autismo. L’iniziativa è rimbalzata agli onori della cronaca per alcune discussioni sorte questa settimana sui social network, quindi diventate immediatamente virali, sebbene la campagna oggi non sia più attiva. Ma sul gruppo animalista piovono comunque le più dure critiche.
La resurrezione dell’iniziativa ha suscitato le immediate polemiche della comunità scientifica e dei media: per sostenere la sua tesi, infatti, PETA avrebbe citato studi poco attendibili e ampiamente screditati, che collegherebbero caseina e glutine ad un aumento della sintomatologia dell’autismo. I riferimenti rimangono vaghi: il primo sarebbe stato condotto su un campione di venti persone, sebbene l’associazione non ne abbia specificato le coordinate, il secondo su trentasei pazienti autistici migliorati grazie a una dieta vegana. Supposizioni tutte smentite nel 2010 dall’Università del Texas, che ha passato al vaglio 14 ricerche che in qualche modo collegherebbero caseina e autismo, rimarcandone la “povera qualità totale” e l’inaffidabilità dei dati conclusi.
Il vero scontro, però, non si gioca nei laboratori di ricerca bensì dinnanzi all’opinione pubblica. La paura è che tanti genitori di bambini affetti da autismo decidano di cambiare dieta ai figli semplicemente sulla base delle dichiarazioni di PETA oggi tornate in voga, spinti dalla speranza di trovare una terapia per una patologia purtroppo incurabile.
Sebbene affermare che i prodotti caseari provochino l’autismo non trovi oggi riscontri nell’evidenza scientifica, i possibili miglioramenti rilevati da PETA non sarebbero connessi alla patologia in sé, quanto alla tendenza dei bambini autistici a sviluppare disturbi gastrointestinali. In questo senso, una dieta priva di latte o glutine può sembrare d’aiuto perché normalmente difficili da digerire, ma il conseguente miglioramento ovviamente non ha nulla a che vedere con l’autismo in sé.
Tracy Reiman, vice presidente esecutivo di PETA, ha affidato un commento alla redazione di The Wire, una delle testate che questa settimana ha contribuito a riportare la campagna all’attenzione dei media. La responsabile spiega come l’associazione si limiti a fornire informazioni ai genitori, consigliando l’eliminazione del latte perché, aldilà delle supposizioni sull’autismo, causerebbe asma, costipazione, infezioni dell’orecchio, anemia e addirittura cancro. Inoltre, l’associazione inviterebbe a optare per una dieta vegana sin dalla tenera età anche per semplice rispetto degli animali: le mucche da latte sarebbero infatti sfruttate, costrette a gravidanze continue per soddisfare le necessità dell’uomo. Tutte motivazioni che rimangono comunque svincolate dall’autismo, così come la comunità scientifica non ha atteso a rimarcare.