Erbe cinesi più efficaci dei farmaci contro l’artrite reumatoide
Erbe medicinali cinesi per la cura dell'artrite reumatoide, più efficaci dei farmaci secondo uno studio realizzato a Pechino.
Dalle erbe medicinali cinesi un aiuto naturale contro l’artrite reumatoide. Un supporto che si rivelerebbe persino più efficace delle terapie farmacologiche maggiormente prescritte dai medici, almeno stando ai risultati pubblicati dai ricercatori del Peking Union Medical College Hospital di Pechino sul British Medical Journal Open (BMJ Open).
Si tratta nello specifico di un’erba nota come “vite del dio del tuono”, conosciuta in botanica con la definizione di Tripterygium wilfordii Hook F, le cui proprietà sarebbero molto apprezzate contro le infiammazioni articolari. Nello studio sono stati coinvolti 207 volontari affetti da artrite reumatoide, suddivisi in tre gruppi: un primo al quale è stata somministrata soltanto l’erba medicinale; un secondo che ha ricevuto solo il farmaco contenente il principio attivo “methotrexate”; un terzo gruppo che ha assunto una combinazione dei due elementi.
Stando ai risultati raccolti analizzando le condizioni fisiche dei 174 soggetti che hanno completato lo studio, il Dr. Xuan Zhang e gli altri ricercatori hanno analizzato i miglioramenti ottenuti dai soggetti sulla base del ACR 50 (sistema di misurazione che indica il miglioramento del 50% in relazione al numero di infiammazioni articolari in atto o per quanto riguarda livelli di dolore o limitazione motoria).
Il gruppo che ha assunto soltanto l’erba medicinale cinese ha registrato una percentuale di riscontri positivi dell’ACR 50 del 55%, mentre la percentuale di chi ha utilizzato il solo farmaco scende al 46%. Il risultato migliore è stato ottenuto però dalla combinazione dei due effetti, con il livello record del 77%. Controindicazioni previste ad alti dosaggi in linea con altri rimedi similari ovvero possibili disturbi gastrointestinali e in alcuni casi irregolarità nel ciclo mestruale.
Alcuni limiti sono stati tuttavia riconosciuti alla ricerca e imporranno ulteriori studi per convalidarne i risultati. Tra questi la durata di sei mesi dello studio, ritenuta troppo breve per ottenere dati certi, oltre al fatto che i pazienti fossero a conoscenza della tipologia di rimedio assunta e che la somministrazione del farmaco fosse a livelli inferiori (12,5 milligrammi/settimana), in linea con le prescrizioni nel continente asiatico, a quanto solitamente prescitto in Occidente.