Diossina nel latte materno: tutta colpa degli inceneritori
Paura nel ravennate: il latte materno di due donne conterrebbe tracce di diossina in quantità allarmanti. Proteste dei "grillini"
Quello sugli inceneritori è un dibattito antico nel nostro Paese. Considerati necessari per lo smaltimento dei rifiuti, i termovalorizzatori sono spesso accusati dai movimenti ambientalisti di avvelenare l’aria e mettere a repentaglio la salute dell’ambiente e delle persone.
Ma le battaglie contro tali eco-mostri sono state per anni tacciate di essere meramente NIMBY, ovvero di essere irrazionalmente contrarie a qualcosa, soprattutto perché costruita sul proprio territorio. Vari studi, infatti, dimostrerebbero un livello di sicurezza degli impianti moderni più che accettabile.
In realtà, tali studi non sono i soli e si trovano facilmente dati discordanti. Come si saprà c’è un livello di diossina massimo che può essere presente nei prodotti venduti nel nostro Paese. Se, per dire, una partita di latte viene scoperta con tracce del tristemente celebre veleno superiori al consentito, la Legge dispone che debba venir ritirata dal mercato.
Disgraziatamente, uno studio recente voluto dal Movimento 5 Stelle ha scoperto nel ravennate tracce di diossina altissime in un latte difficilmente “sequestrabile”: quello di due mamme. Il tasso riscontrato nel latte umano è quasi 3,4 volte superiore a quello tollerato nel latte vaccino. Insomma, una situazione gravissima che il Movimento 5 Stelle ha riassunto così:
Le due località scelte [per effettuare i campioni] si trovano entrambe all’interno dell’area di ricaduta delle diossine prodotte dall’inceneritore di Hera. Inoltre risentono dell’influenza del polo chimico. Con queste analisi vogliamo mostrare che, anche se le emissioni di un impianto rispettano i limiti di legge, questo non significa che determinate sostanze ‘spariscano’: al contrario, si accumulano ed entrano nella catena alimentare.
La diossina è il più pericoloso tra i veleni, ed è per questo che diremo sempre no alla costruzione di nuovi impianti di combustione. Chiediamo inoltre la chiusura degli inceneritori a favore di una gestione dei rifiuti alternativa: non pretendiamo che il cambiamento avvenga in un giorno, ma dobbiamo iniziare a costruire un nuovo modello.
Certamente lo studio messo in campo è tutt’altro che scientifico – e non fanno fatica ad ammetterlo neanche i diretti interessati. Ma pensare che due donne prese a caso producano per i loro neonati latte materno a alto contenuto di diossina non può che essere un dato allarmante.
Quello degli inceneritori che non fanno male alla salute sembra ogni giorno di più un mito sfatato costantemente dai fatti. L’auspicio è che vengano fatti dalle istituzioni controlli davvero accurati sulla salute della popolazione. Resta il fatto che quello dei rifiuti è un affare talmente florido e in espansione che è davvero difficile affrontare la questione senza incontrare le strenue resistenze delle lobby e dei movimenti che potremmo definire NIMB (not in my business).