Allergie respiratorie e cambiamenti climatici: c’è un collegamento?
Quali sono le possibili conseguenze del riscaldamento globale per le persone allergiche? Studi hanno rilevato l'esistenza di un chiaro collegamento tra allergie respiratorie e cambiamenti climatici. Per arginare il problema, la strada da percorrere è quella che ci porta verso un mondo più verde, ma non solo.
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Riscaldamento globale e cambiamenti climatici possono causare gravi danni alla nostra salute e accentuare i sintomi delle allergie respiratorie, ma in che modo esattamente? Da appena un giorno, uno degli inverni più atipici della storia ha passato il testimone alla Primavera, e possiamo affermare senza alcun dubbio che quella invernale è stata una stagione atipica, con temperature fin troppo elevate.
Il caldo che abbiamo percepito non influisce solo sulla scelta del nostro vestiario, ma comporta ripercussioni anche sullo sviluppo di piante e fiori, con conseguenze a catena che si ripercuotono, a loro volta, sulla salute di noi esseri umani. In particolar modo, su quella di chi soffre di allergie stagionali.
Se “non ci sono più le (mezze) stagioni“, in quale periodo dell’anno si manifestano i sintomi di riniti, asma e allergie da pollini?
Oggi sono circa 10-12 milioni le persone che soffrono di allergia respiratoria solo nel nostro Paese, ma nei prossimi anni il numero potrebbe aumentare rapidamente. A causare tale incremento saranno, per l’appunto, i cambiamenti climatici ai quali stiamo assistendo negli ultimi decenni.
In questo articolo esaminiamo l’associazione tra allergie respiratorie e cambiamenti climatici, vedremo come influisce il cambiamento climatico sull’uomo e perché l’incremento delle temperature globali può aumentare il rischio di soffrire di malattie allergiche.
Qual è il nesso tra allergie respiratorie e cambiamenti climatici?
L’allergia è una condizione legata a una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario, che si manifesta quando questo entra in contatto con determinate sostanze (dette “aero-allergeni”) teoricamente innocue, ma dal forte potere allergenico per le persone predisposte.
Il polline, dunque, può non causare nessunissimo problema a una persona, ma allo stesso tempo può provocare starnuti, congiuntiviti, prurito e lacrimazione a un soggetto allergico.
Proprio l’allergia ai pollini è considerata una delle forme più diffuse, tanto da interessare più di un quarto della popolazione mondiale, e i numeri sono destinati a salire. Le allergie stagionali e i cambiamenti climatici causati da fattori antropici sono infatti strettamente collegati, a conferma del fatto che il riscaldamento globale può causare gravi danni alla salute umana, oltre che all’equilibrio già precario del nostro pianeta.
Il legame tra cambiamenti climatici e allergie potrebbe causare una durata maggiore dei sintomi per i pazienti, con starnuti e fastidi che potrebbero protrarsi dalla primavera fino all’autunno. Ma per quale motivo?
In realtà, le ragioni di questo fenomeno sono tante, e la scienza le sta esaminando in modo da comprendere i possibili scenari futuri e individuare soluzioni efficaci per arginare il problema. Ma vediamo più da vicino in che modo le allergie respiratorie e i cambiamenti climatici sono collegati.
Riscaldamento globale e allergie respiratorie
Torniamo all’inverno appena trascorso: le temperature superiori rispetto alla media comportano un’alterazione nel naturale processo di crescita delle piante da fiore, con un conseguente prolungamento delle cosiddette “stagioni dei pollini”.
Ciò comporta, a sua volta, una maggiore e più intensa presenza di pollini nell’aria (modificandone persino le caratteristiche) e, di conseguenza, lo sviluppo di sintomi più gravi e prolungati nelle persone allergiche.
Peraltro, anche le scarse precipitazioni e l’incremento delle temperature medie incidono sull’emissione di pollini, esacerbando ulteriormente il problema.
L’aumento delle temperature legato all’inquinamento atmosferico, inoltre, sta progressivamente causando mutamenti negli habitat naturali, favorendo lo sviluppo di piante che fino a qualche decennio fa non erano neanche presenti sul territorio. Ciò comporta un maggior rischio di sviluppare allergie.
Infine, studi dimostrano che all’aumentare delle temperature urbane aumenta anche la presenza di ozono nell’aria, un gas serra che causa l’infiammazione alle vie aeree, aggravando di conseguenza i sintomi allergici.
Come combattere le allergie respiratorie?
Ora che conosciamo alcuni degli effetti negativi del riscaldamento globale per le persone allergiche, bisognerà capire come affrontare il problema.
Sul piano globale, i Governi di tutto il mondo dovrebbero necessariamente ridurre l’emissione di sostanze inquinanti per arginare i cambiamenti climatici. Nel nostro piccolo, invece, per fronteggiare i sintomi di reazioni allergiche sempre più gravi e prolungati, dovremmo ricordare di assumere i farmaci prescritti dall’allergologo.
Quando necessario, inoltre, possiamo indossare una mascherina e controllare il calendario pollinico per mitigare l’esposizione a eventuali allergeni e ridurre il rischio di sviluppare attacchi allergici.
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