Prodotti vegani e plant-based: come distinguere le etichette tra cibo e cosmetici
I prodotti vegani hanno una serie di certificazioni che segnalano la totale assenza di componenti animali. Ma il mondo dei loghi e delle etichette non è sempre facile da comprendere, tanto che ancora si fa spesso confusione. Ed è per questo che sapere come leggere e identificare simboli e diciture permette di riconoscere i beni di consumo dallo spirito vegan o quelli vegetariani.
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Non è sempre facile riconoscere i prodotti vegani confezionati, le cui etichette sono talvolta dei rebus di non semplice risoluzione. Se chi ha scelto uno stile di vita vegan da tempo si è ormai abituato ad individuare i beni compatibili, per chi si è avvicinato da poco a questo mondo il discorso cambia. E i dubbi sulle certificazioni non sono affatto pochi.
Ve la ricordate quella canzone del 2001 che diceva: “Dammi tre parole, sole, cuore e amore”? Se dovessimo scegliere una colonna sonora per il discorso sulle etichette del benessere, con molta probabilità opteremmo per questo orecchiabile tormentone di qualche anno fa.
I loghi che identificano biologico, cruelty free e vegano sono infatti spesso riconoscibili per via di immagini simboliche, che rimandano a concetti ritenuti buoni. No, se cercate il sole o il cuore non li troverete, ma potete vedere girasoli e coniglietti e per non incespicare nella selva delle certificazioni serve riconoscere al primo sguardo i simboli.
Si tratta di un modo sicuro per capire quali prodotti sono vegani e basta, o vegani e biologici, o plant based o ancora cruelty free e vegan, senza cadere nel dubbio. Ma va precisato il significato di ogni logo prima, visto che dietro ogni etichetta esistono regimi di certificazioni diverse.
Come riconoscere i prodotti vegani dalle etichette
Si parte dal facile, con i due loghi che identificano i prodotti vegani commestibili, facili da reperire al supermercato di vicino casa. In Europa le etichette che possiamo trovare sulle confezioni di cibi vegan sono soprattutto tre. La prima e più comune è la V-Label, un marchio della EVU, o European Vegetarian Union.
Il logo era unico fino al 2022, con una V maiuscola con una foglia disegnata sulla punta destra in verde su base gialla, con solo una specifica testuale del prodotto vegetariano o vegano. Ma dal gennaio 2023, per evitare che i consumatori potessero sbagliare gli acquisti, si è provveduto ad una semplice modifica.
Lo sfondo giallo è rimasto solo per i prodotti vegani, mentre per quelli vegetariani la V è diventata gialla e la base invece verde. Per avere questa certificazione gli alimenti devono essere privi di sostanze animali, o anche di ingredienti di origine animale, come uova o latticini, in caso di alimento vegano.
Ma è possibile anche trovare il logo della Vegan Society, che si può riconoscere dalla scritta vegan con un piccolo girasole disegnato sopra. Il terzo logo è quello VeganOK, un marchio del tutto made in Italy per certificare i beni adatti per un pubblico vegano. La società alla base è la stessa che nei primi 2000 fondò il Biodizionario.
La Vegetarian Society of the United Kingdom rilascia due certificazioni difficili da vedere in Italia, ma che invece sono diffuse nel Regno Unito e zone limitrofe. Si tratta di un logo con la scritta Vegetarian Society approved per i prodotti vegetariani e Vegetarian Society vegan approved per quelli vegani.
La differenza tra vegan e plant based
Il titolo forse vi lascerà perplessi, eppure c’è una possibile differenza tra vegan e plant based, sebbene possa sembrare che i due termini siano uguali. Il problema è a livello di definizione, in quanto non esiste una dicitura legale per i prodotti a base vegetale.
La cosa si traduce in beni dove è riportata la scritta plant based, che potrebbero essere del tutto privi di ingredienti di origine animale, ma anche no. Il termine “a base vegetale”, da alcune ricerche fatte sulla percezione delle persone, resta ancora indecifrabile. E il perché sta appunto nel disordine legislativo che riguarda la definizione.
Un alimento vegano è per sua natura privo di ingredienti di origine animale, mentre uno plant based potrebbe avere nella lista ingredienti latticini, uova, miele, o persino carne o pesce, se anche in minime percentuali. Se non vogliamo avere dubbi, le etichette da cercare sono quelle segnalate prima.
Il vegano, il cruelty free e il biologico
Ci scuseranno i lettori se il titolo del paragrafo abbia uno stile da Il buono, il brutto e il cattivo. Ma le etichette che stabiliscono cosa sia vegano, cruelty free o organico, sono intese spesso come un Far West incomprensibile. Va infatti ricordato che un bene potrebbe essere vegano e non biologico, ma anche vegano e non cruelty free, colpo di scena.
Il logo per il biologico, o organico, non è uno solo e se il bene di consumo da acquistare è sia vegano sia biologico, dovrà avere più di una dicitura sulla confezione. Lo stesso vale per il cruelty free, che invece certifica un prodotto che non è stato testato su animali.
Ma non testato non significa che non possa contenere ingredienti di origine animale. In questo caso il dubbio non è tanto sugli alimenti, quanto sui cosmetici. I prodotti cruelty free, come uno shampoo, un balsamo o una crema segnati col Leaping Bunny, di fatto certificano una cosmesi etica, nel senso di priva di maltrattamenti di creature.
Il problema è che potrebbero contenere lanolina, miele, propoli o coloranti di origine animale, che renderebbero questo belletto non adatto per chi è vegano. Se vogliamo essere certi di acquistare qualcosa di biologico, cruelty free e vegetale, dovremo cercare tutte le certificazioni di riferimento, il solo modo per essere certi di cosa stiamo comprando.