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Mobilità condivisa: i principi del car pooling per inquinare meno

Il car pooling riduce le emissioni di gas serra ottimizzando il numero di veicoli in circolazione. Più persone condividono lo stesso tragitto, più diminuiscono il traffico e il consumo di carburante. La pratica si basa sulla condivisione delle spese di viaggio, ed ha come vantaggio la riduzione dell'inquinamento atmosferico. Ma favorisce anche l'interazione sociale e la riduzione del senso di isolamento.

Mobilità condivisa: i principi del car pooling per inquinare meno

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Dall’esigenza di ridurre le emissioni di carbonio, ma non solo, nasce la mobilità condivisa. Una soluzione pratica ed economica che può consentire, tra gli altri suoi effetti, quello di ridurre il traffico e la spesa dei trasporti a carico dei singoli. Ma cosa prevede la shared mobility (ed in particolare il car pooling), e qual è il suo impatto sulla vita urbana, sull’ambiente e sulle abitudini di viaggio di chi la adotta? Vediamo di fare chiarezza in merito.

Mobilità condivisa, cos’è

La mobilità condivisa consiste nel condividere mezzi di trasporto, (auto, biciclette, scooter o altro), tra più utenti. Con lo scopo di utilizzare questi ultimi in modo più efficiente e di ridurre la necessità di possedere un mezzo personale. Il concetto di mobilità condivisa è però molto ampio, e include ad esempio servizi come il ride/bike/scooter/car sharing, che consente agli utenti di noleggiare o condividere veicoli per brevi periodi di tempo, o il ricorso a piattaforme online ed app dedicate.

Mobilità condivisa: i principi del car pooling per inquinare meno
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I principi del car pooling

Nel panorama della mobilità condivisa, dicevamo, spicca il car pooling, la pratica che prevede l’utilizzo condiviso da più persone di un veicolo privato per viaggiare insieme verso la stessa destinazione (o in una direzione simile). L’abitudine del condividere l’auto è piuttosto diffusa nei paesi del Nord Europa e negli Stati Uniti. In Italia, sta prendendo sempre più piede, anche se non è ancora così comune. Può essere adottata tra amici, colleghi di lavoro, genitori alle prese con l’accompagnare a scuola i figli, studenti universitari e tanto altro.

Il suo obiettivo principale è quello di ridurre il numero di veicoli in circolazione, e di contribuire, quindi, a diminuire il traffico, le emissioni di CO2 (minimizzando il numero di veicoli si riducono le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico) e i costi dei trasporti. Inclusi quelli del carburante, degli eventuali pedaggi e del parcheggio. Degli pneumatici, dell’olio e così via.

Tra i principi del car pooling c’è in primo luogo, quindi, la condivisione: più persone usano contemporaneamente lo stesso veicolo per viaggiare insieme. Il che porta inevitabilmente alla promozione della socializzazione: questa pratica permette di incontrare nuove persone (con le quali, magari, instaurare amicizie o anche solo creare legami sociali) e ridurre il senso di isolamento durante i viaggi. Un altro cardine sul quale si basa questa forma di mobilità condivisa è l’utilizzo efficiente delle risorse.

Nonostante i pro legati al car pooling, non si può negare che tale abitudine abbia anche un paio di svantaggi. Ad iniziare alla riduzione del grado di flessibilità che l’uso individuale di un veicolo permette, e dalla minore privacy che l’uso condiviso comporta. Pensiamo, ad esempio, a coloro i quali approfittano dei tratti in auto per fare telefonate di lavoro o riunioni con i colleghi.

Car pooling, app utili

Per agevolare il car pooling, esistono diverse app in tema di mobilità condivisa che connettono conducenti e passeggeri. La più conosciuta è probabilmente BlaBlaCar: permette agli utenti di condividere viaggi in auto su lunghe distanze, pagando una quota per i costi condivisi. Anche JojobRT rende il car pooling molto più semplice: è particolarmente efficace per il tragitto casa-lavoro dei pendolari.

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