Kenaf: tutto sul materiale isolante derivato dalla pianta
I nuovi materiali isolanti derivati da piante sono il futuro e il kenaf è uno tra i più interessanti. Si tratta infatti di un arbusto dalla crescita veloce, in grado di rispondere alle richieste di vari tipi di industrie. Se le fibre dell'albero sono ottime nell'edilizia, sono anche spesso adoperate in ambito tessile e nella fabbricazione della carta, ma anche come biocarburanti.
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Il nome kenaf forse non ci dirà tanto, eppure si tratta di un materiale isolante sempre più gettonato, che deriva dalla pianta Hibiscus cannabis. Di fatti, si tratta di un arbusto che fa parte della famiglia delle Malvaceae, come il cotone. Ma i suoi usi vanno oltre l’aspetto ornamentale e per l’industria tessile, come il noto parente erbaceo.
Il motivo per cui il kenaf è ritenuto un materiale del futuro è che rispetta l’ambiente e la coltivazione della pianta da cui deriva non è costosa. Ma vanta anche una crescita veloce, che si attesta sui 5 mesi, il che significa non avere mancanze in base alla domanda, ma anche non impiegare grandi appezzamenti di terra per la produzione.
Le origini dell’Hibiscus cannabinus sono africane, ma ad oggi l’arbusto si trova anche in Asia e nelle zone subtropicali del pianeta, sebbene i maggiori spazi di coltivazione restino in Africa. Qui sembra che il suo utilizzo come pianta da fibra sia antico. Si dice infatti che già 6000 anni fa si adoperassero le sue fibre per scopi tessili e di rivestimento.
Va però ricordato che il kenaf vanta applicazioni diverse e in diversi ambiti, un aspetto che lo rende un alleato verde ottimo in un mondo che sta cambiando. Se infatti lo si adopera spesso come isolante termico e acustico, anche come biocarburante sembra che possa avere un discreto margine di azione.
Kenaf: un materiale isolante ecologico e virtuoso
Il kenaf, come accennato, è una coltura importante in Africa e in alcune zone dell’Asia, dove le fibre sono impiegate per cordame e tela da imballaggio. In ambito di edilizia le si adopera invece per l’isolamento termico e acustico di pareti, pavimenti e tetti. Ma il materiale è utilizzato anche per la produzione di pannelli MDF e altri compositi in legno.
Si stima che la domanda di fibre naturali come il kenaf cresca a livello globale del 10-15% ogni anno, soprattutto per i materiali compositi. Cina, Bangladesh, Thailandia e Myanmar contribuiscono per il 95% alla produzione globale di kenaf che ammonta a tre milioni di tonnellate all’anno, sebbene non esistano statistiche definitive.
Si sa tuttavia che in Malesia, il kenaf sta rapidamente diventando la terza coltura industriale del paese dopo l’olio di palma e la gomma. Un traguardo arrivato nel 2010, dopo essere stato introdotto per la prima volta come alternativa alle piantagioni di tabacco.
Il National Kenaf and Tobacco Board of Malaysia ha stanziato 2.000 ettari per la coltivazione del kenaf da parte dei piccoli proprietari terrieri, il cui mercato globale dovrebbe raggiungere gli 854 milioni di dollari entro il 2025. Ed è anche un composto virtuoso, in quanto assorbe più anidride carbonica dall’atmosfera di qualsiasi altra coltura.
Kenaf e biomasse per carburanti verdi e materiali per auto
Il Kenaf ha un costo più basso rispetto al vetro sintetico e alle fibre di carbonio, ma è anche un materiale verde per la produzione di biocarburanti. Ed è il motivo per cui è ritenuto interessante dall’industria automobilistica, ma anche da chi si impegna a trovare soluzioni alternative rispetto ai combustibili tradizionali.
Al kenaf va infatti sia il merito per la sua sostenibilità ambientale, sia per la sua capacità di ridurre il peso dei veicoli e, quindi, il consumo di carburante. In Asia le aziende automobilistiche più famose, già dalla metà degli anni Novanta, si affidano al kenaf per gli interni delle proprie vetture, anche quelle di fascia alta.
Ma anche in Europa non si è da meno, con alcune grandi marche di automotive che adoperano il kenaf per i pannelli delle porte e la copertura del quadro strumenti. Si tratta di soluzioni per veicoli più leggere ed ecologiche, in grado di rispondere alla richiesta di migliori performance, ma anche di rispetto ambientale.
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