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Cosa sono i solfiti e perché fanno male

I solfiti sono additivi utilizzati come conservanti in alimenti e vino per prevenire l'ossidazione e la crescita batterica. Sebbene considerati sicuri per la maggior parte delle persone, alcune possono sperimentare reazioni avverse come mal di testa o difficoltà respiratorie. Le persone con asma possono essere particolarmente sensibili. L'eccessivo consumo di solfiti può causare problemi gastrointestinali..

Cosa sono i solfiti e perché fanno male

Fonte immagine: Pexels

Sentiamo spesso parlare dei solfiti contenuti nel vino e negli alimenti, e di quanto siano pericolosi per la salute: non a caso emergono di frequente come argomento dibattuto. Comunemente utilizzati come conservanti nei cibi e negli alcolici, la loro presenza suscita infatti parecchie domande, ma anche preoccupazioni riguardo i loro potenziali effetti collaterali. Ma sappiamo cosa sono esattamente? E quali problematiche possono comportare? Lo approfondiamo di seguito.

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Cosa sono i solfiti

Così come riporta il sito della Fondazione Veronesi, i solfiti sono molecole – sali inorganici – che si trovano naturalmente nel nostro corpo e in alcuni alimenti. Sono contenuti, ad esempio, in frutti come le mele, in ortaggi come cavoli e cipolle, nel riso e negli alcolici (in questi ultimi vengono prodotti durante la fermentazione). Viene da sé che questa tipologia di solfiti non desti preoccupazione. Ed allora, perché sono tanto temuti? Perché quelli aggiunti agli alimenti in qualità di conservanti, antiossidanti ed antimicrobici, causano effetti collaterali non esattamente benefici. Sono, a questo proposito, citati nel Reg UE 1169/2011 tra le sostanze o prodotti che possono provocare allergie o intolleranza.

Nel vino

I solfiti nel vino (quello bianco ne contiene in genere una maggiore quantità rispetto a quello rosso) sono utilizzati come conservanti per prevenire l’ossidazione e mantenere la freschezza della bevanda. In concreto, comportano l’arresto della fermentazione in un punto specifico del processo di vinificazione. Inoltre, proteggono dai batteri.

Negli alimenti

I solfiti negli alimenti – spesso aggiunti a frutta secca, frutta disidratata (uvetta, albicocche e prugne), legumi secchi e cibi pronti – servono a conservare il colore, prevenire il deterioramento e limitare la crescita batterica. La legge ha previsto una forte limitazione dell’uso dei solfiti nella carne e negli alimenti a base di carne in quanto, tra gli effetti che comportano, si annovera la riduzione della biodisponibilità della vitamina B1.

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A cosa servono i solfiti

Aggiunti agli alimenti per prevenirne l’ossidazione e non solo, vengono addizionati a vino, frutta, patate disidratate e gamberi. Ma si trovano anche in cibi ben più comuni e diffusi nella stragrande maggioranza dei prodotti della grande distribuzione come zucchero, farina e sciroppo di glucosio. Nell’Unione europea, tali sostanze vengono classificate come additivi alimentari e sono disciplinate da determinati regolamenti che stabiliscono le modalità e le dosi con le quali possono essere aggiunti agli alimenti. Le principali forme nelle quali possiamo trovarli sono l’anidride solforosa, il bisolfito di potassio e il bisolfito di sodio.

Solfiti, perché fanno male

Che danni fanno i solfiti? Bisogna precisare come, nonostante ad oggi non si conosca la dose esatta sotto la quale tali sostanze possano essere considerate sicure (la dose giornaliera di assunzione accettabile in merito all’anidride solforosa è stata fissata in 0,7 mg/kg/die), un loro sovradosaggio in alcune persone può far sviluppare sensibilità o “allergie” a questi composti. I sintomi comprendono mal di testa, emicrania, nausea, vomito, orticaria, sudorazione ed abbassamento della pressione. Gli esperti avrebbero inoltre ravvisato degli effetti negativi sulla salute del sistema nervoso centrale.

I solfiti, nonostante non causino vere e proprie reazioni allergiche, sono generalmente raggruppati sotto la voce degli allergeni in quanto i soggetti sensibili possono reagire manifestando sintomi simil-allergici. Inoltre, risulta essere maggiormente a rischio di sensibilità a tali sostanze chi soffre di asma.

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