Olio di canola: proprietà, uso e controindicazioni
Si chiama olio di canola ed è un condimento adoperato soprattutto nell'industria alimentare per alcuni cibi. Ma non va confuso con l'olio di colza, se anche la pianta di origine sia la stessa. L'olio di canola infatti è un olio di colza a cui è stato estratto l'acido erucico, a cui invece è spesso aggiunta una parte di acido oleico, per renderlo più simile al più noto olio di oliva.
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Se l’olio di canola ha attirato la nostra attenzione, dopo averlo letto su una lista ingredienti di un cibo confezionato, il momento di capire di cosa si tratti è giunto. Il nome non ci deve trarre in inganno però, in quanto la canola deriva dalla più nota colza. Il termine ha origine dalla fusione di Canada Oil in canoil, per indicare il paese di maggiore produzione.
Ma tra olio di canola e olio di colza esistono differenze che rendono i due alimenti differenti, sia dal punto di vista organolettico, sia da quello nutrizionale. L’olio di canola è infatti un olio di colza geneticamente modificato a cui è stato estratto l’acido erucico, con spesso aggiunte di acido oleico.
La colza ha un profumo e sentori legnosi e nocciolati, ma se raffinato ad alte temperature tende a diventare neutro e meno pungente. La canola parte già da un sapore neutro, che può essere alterato se mescolato con altri oli vegetali, da cui prende eventuali aromi e gusti.
Da qualche tempo i due oli sono presenti spesso nelle già citate liste ingredienti dei prodotti da forno confezionati, in quanto non alterano i sapori dei cibi e hanno costi bassi. Ma i dubbi sulla effettiva sicurezza rimangono, alimentati da incertezze sui metodi di estrazione e produzione. Ma anche dal rischio di mettere in tavola OGM pericolosi.
Olio di canola: cos’è
La canola (Brassica napus L.) è una coltura di semi oleosi creata in Canada attraverso l’incrocio della pianta di colza: il nome “canola”, lo accennavamo, deriva da “Canada” e “oil” o “ola”, che indica olio. Da quando la pianta è stata creata, i coltivatori hanno sviluppato varietà che hanno migliorato la qualità dei semi, generando un boom nella produzione.
La maggioranza delle colture di colza sono infatti geneticamente modificate per migliorare la qualità dell’olio e aumentare la tolleranza delle piante agli erbicidi. Infatti, secondo un vecchio studio del 2011, oltre il 90% delle colture di colza degli Stati Uniti sono geneticamente modificate per la resistenza ai diserbanti.
L’olio di canola può anche essere utilizzato come carburante alternativo al diesel e come componente di articoli realizzati con plastificanti, come i pneumatici. Lo stesso che per l’olio di colza, da tempo considerato il petrolio vegetale del futuro.
Come si estrae l’olio di canola
Un punto a sfavore dell’olio di canola, sotto osservazione da chi lo considera un grasso vegetale non sicuro, è il processo di lavorazione, che vanta un certo numero di passaggi. Ma sono proprio gli ingranaggi del procedimento che fanno calare la preoccupazione dei consumatori.
Il Canola Council of Canada, spiega in modo trasparente le varie fasi di produzione:
- Pulizia dei semi – I semi di colza vengono separati e puliti per rimuovere impurità come gambi di piante e sporco
- Condizionamento e sfogliatura dei semi – I semi vengono preriscaldati a circa 35 ℃, quindi “sfaldati” mediante mulini a rulli per rompere la parete cellulare del seme
- Cottura dei semi – I fiocchi di semi vengono cotti da una serie di forni riscaldati a vapore. In genere, questo processo dura 15–20 minuti a 80° o 105°C
- Pressaggio – Successivamente, i fiocchi di semi di colza cotti vengono pressati in una serie di presse a vite o espulsori. Questa azione rimuove il 50-60% dell’olio dalle scaglie, lasciando che il resto venga estratto con altri mezzi
- Estrazione mediante solvente – I restanti fiocchi di semi, contenenti il 18-20% di olio, vengono ulteriormente scomposti utilizzando una sostanza chimica chiamata esano, lo stesso che si usa per l’olio di sansa, per ottenere il resto dell’olio
- Desolventizzazione – L’esano viene quindi estratto dalla farina di colza riscaldandola una terza volta a 95 o 115°C attraverso esposizione al vapore
- Lavorazione dell’olio – L’olio estratto viene raffinato mediante vari metodi, come la distillazione a vapore, l’esposizione all’acido fosforico e la filtrazione attraverso argille attivate con acido
Inoltre, l’olio di canola trasformato in margarina subisce anche idrogenazione, una fase ulteriore in cui le molecole di idrogeno vengono pompate nell’olio per modificarne la struttura chimica. Un processo che purtroppo carica di grassi trans il cibo finale.
I punti a favore dell’olio di canola
L’olio di canola, oltre ai già citati grassi trans, è anche ricco di grassi insaturi più sani, come gli acidi grassi omega-3 e quello alfa-linolenico, ALA. Un altro olio famoso per il contenuto di questi grassi è l’olio di semi di lino. L’ALA è particolarmente importante da includere nella dieta perché il corpo non può produrlo.
Gli studi dimostrano che l’ALA può aiutare a proteggere il cuore attraverso i suoi effetti sulla pressione sanguigna, sul colesterolo e sull’infiammazione. In più, grazie al suo sapore leggero, all’alto punto di fumo e alla consistenza morbida, l’olio di canola è uno degli oli da cucina più versatili.
Lo si può infatti adoperare per rosolare, friggere, grigliare e cuocere al forno, ma anche per condire le insalate o per salse e marinate. Lo si può anche scegliere al posto del burro e della margarina vegetale per le ricette che includono questi ingredienti.
Se ci stiamo domandando quanto sia salutare, va specificato che il processo di raffinazione è il punto dolente, che rende questo olio meno benvisto di un tradizionale olio di oliva grezzo. Il secondo problema sono le origini quasi di certo OGM, il che rende i consumatori prudenti nel consumare alimenti che lo contengono.
Fonti