Ignatia amara: a cosa serve e dopo quanto fa effetto
La Ignatia amara è un rimedio omeopatico derivato dall'omonima pianta, che è tipica del Sud Est asiatico. Ma come altri rimedi naturali, anche in questo caso i dosaggi fanno la differenza, in quanto ci sono alti livelli di tossicità ad essa legati. La fava di Sant'Ignazio, altro nome con il quale è conosciuto il frutto di questo arbusto, contiene infatti i veleni stricnina e brucina.
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L’Ignatia amara è tra i rimedi omeopatici più conosciuti, il cui nome famoso è fava di Sant’Ignazio, un aiuto nel trattamento di parecchi disturbi. Si tratta di una pianta tipica delle zone delle Filippine e in generale del Sud Est asiatico, che ormai tutto il mondo conosce. Ma la medicina allopatica non le riserva grandi apprezzamenti.
Da sapere, il nome inglese dell’Ignatia amara è Strychnos ignatii e questo ci può rimandare al nome di un composto noto come uno dei peggiori veleni in circolazione. Il frutto della pianta è infatti fonte di stricnina, ma anche di brucina, due sostanze che risultano tossiche e letali se ingerite in dosi errate.
Ma la scienza non approva né condivide l’uso di rimedi a base di Ignatia amara, se anche nei dosaggi corretti e non pericolosi. Di fatti, le ricerche effettuate sugli effetti che questa pianta avrebbe sul corpo, non si sono dimostrate sufficienti per stabilire quanto possa essere benefica.
Di certo il suo consumo a livello omeopatico va consigliato e seguito da un professionista, che suggerirà i modi e tempi migliori di assunzione per le cure. In ambito botanico è imparentata con la Nux Vomica e si è meritata un posto d’onore tra le piante mediche. Il perché non è difficile da capire, in quanto aiuterebbe nel trattamento di malanni di ogni tipo.
Ignatia amara: a cosa serve
La lista delle applicazioni dell’Ignatia amara è lunga, in quanto il rimedio naturale affonda le sue radici nella tradizione medica secolare asiatica. Ma in ambito omeopatico, in Occidente la si adopera per casi precisi. Di solito il consumo è sotto forma di granuli o gocce dinamizzabili.
- Emicrania
- Gastrite e bruciore di stomaco
- Ansia
- Depressione
- Danni ai nervi causati da terapie farmacologiche
- Stipsi
- Paralisi degli arti
- Influenza e raffreddore
Ma ci sono anche professionisti che ne suggeriscono l’assunzione in caso di problemi a livello cardiovascolare e malattie degli occhi, se anche le aree di trattamento più comuni siano quelle descritte. L’Ignatia amara è infatti connessa soprattutto alla cura di stati depressivi e problemi gastrici e intestinali, poi il resto.
Ignatia amara: come si assume
In commercio troviamo Ignatia amara in forma di pastiglie, gocce e granuli omeopatici già dosati per evitare una scorretta assunzione. Ma è l’omeopata che dovrà consigliare le dosi ed i tempi, valutando il singolo caso. Va anche ricordato che in ambito omeopatico ci sono più diluizioni per lo stesso rimedio, che sono diverse tra loro.
Di fatti, è possibile che il medico suggerisca un trattamento con una diluizione bassa per salire a quelle maggiori col passare del tempo. Ma cambia anche il tipo di trattamento a seconda che si tratti di una fase acuta, ad esempio, di gastrite o invece un trattamento di mesi per alleviare i sintomi depressivi.
Per questo rispondere alla domanda su quanto serva prima che Ignatia amara faccia effetto, non è semplice, viste le variabili. In caso di cure per episodi acuti, come quello descritto prima, il rimedio potrebbe alleggerire il disturbo nel giro di poche ore dalla prima assunzione.
Se invece fa parte di una terapia protratta nel tempo, è possibile che la sua assunzione non attenui da subito la sintomatologia, ma che gli effetti si vedano dopo un paio di mesi. Se poi il terapista non è un omeopata unicista, è anche probabile che ad Ignatia amara si associno altri rimedi legati al problema da trattare.
Fonti