“La Carovana dei Ghiacciai”: alla scoperta della Marmolada e del ghiacciaio Montasio
I protagonisti delle ultime due tappe de “La Carovana dei Ghiacciai” sono la Marmolada e il ghiacciaio del Montasio.
Quando verrà pubblicato l’ultimo capitolo del nostro diario di bordo, “La Carovana dei Ghiacciai” – campagna itinerante di Legambiente sarà terminata da due giorni.
È stato un lungo viaggio, fitto di km, minuti e minuti di riprese, giga e giga impegnati dalle foto scattate, ma quello che ha riempito maggiormente questo mese sono state le riflessioni, gli spunti, le relazioni.
Attraverso gli occhi di David (fotografo di Ephoto, media partner della Carovana) abbiamo vissuto escursioni, monitoraggi, momenti di denuncia, narrazioni sonore, incontri, ma soprattutto il dolore dei nostri paesaggi.
La scomparsa che sta caratterizzando le nostre vette è infatti il ricordo più vivo che abbiamo di questo viaggio.
26 AGOSTO
Ore 5:00
La giornata è iniziata prima dell’alba.
David si mette alla guida in direzione Milano.
Oggi è giornata di conferenza stampa, e trattandosi della tappa lombarda, Ephoto ospita il team di Legambiente presso la propria sede, Superstudio 13, per dare luogo a questo momento conclusivo della terza fermata.
Ore 8:00
Si parte con gli ultimi allestimenti, in sottofondo la nostra ultima playlist jazz e tanta voglia di portersi finalmente incontrare in un abbraccio e una chiacchiera su questa importante esperienza.
Ore 10:00
Gli ultimi dettagli, le bandiere simbolo della carovana e di Legambiente, la conferenza ha inizio.
I dati sono fortissimi e le immagini prodotte da David ancor più.
Il Ghiacciaio Forni, un ex ghiacciaio himalayano, protagonista di questi ultimi tre giorni, viene omaggiato e salutato per partire alla volta della tappa numero quattro.
Direzione: Canazei.
Partenza ore 15.30 circa.
Nel camper, con David, ci sono Ilenia e Francesca.
La trasferta in loro compagnia, tra chiacchiere, musica e risate passa molto in fretta, nonostante la durata del viaggio.
Arrivo: attorno alle 23.30.
Salutate Ilenia e Francesca, David si avvia al rifugio Fedaia, punto di partenza per l’escursione del giorno successivo.
FUN FACT non troppo FUN: sul tragitto incontra tre intrepidi cervi che attraversano la strada incuranti del pericolo.
Sono ormai le 2:00 circa.
4° TAPPA GHIACCIAIO MARMOLADA
Marmolada: facciamo un passo indietro
27 AGOSTO
La sveglia suona alle 7:30.
“Mi alzo e finalmente lo sguardo si posa sulla Marmolada” ci racconta David “una montagna molto affascinante ed esteticamente potentissima”.
Ore 8:00 circa
Arrivano le prime persone che partiranno per l’escursione di questa tappa.
Caffè e brioche, come di consuetudine, e si sale verso il primo rifugio.
La giornata si struttura in più “postazioni” dove diversi esperti di glaciologia e professori dell’università di Padova spiegano il ghiacciaio e fanno interventi sullo sfruttamento e sulla speculazione che stiamo facendo delle nostre montagne.
“La Marmolada è stata sicuramente l’escursione che mi sono goduto di più” ci confessa David “i ritmi della carovana sono più lenti e mi davano la possibilità di godere del panorama e di studiare le riprese con la dovuta calma”.
Ore 14:00
Arrivo alla quinta e ultima postazione dell’escursione.
Di lì a poco, il meteo cambia totalmente, tanto da ricoprirsi tutta la vista di nebbia in meno di 5 minuti.
La carovana prepara gli zaini e con fretta comincia a scendere verso valle. Purtroppo però la pioggia batte il loro passo.
“Questa tappa a livello comunicativo è stata molto particolare.
Non siamo potuti salire sulla Marmolada. La montagna è interdetta per operazioni di soccorso e ricerca dall’incidente di quest’anno.
Le parole delle interviste sono state pensate e ponderate per far arrivare un messaggio chiaro e preciso senza tralasciare la tragedia ma senza soffermarsi più del dovuto.
È stato un lavoro diverso e interessante, provare a raccontare la Marmolada da lontano facendo un passo indietro” ci racconta David.
28 AGOSTO
Nel secondo giorno di escursione il percorso è più o meno lo stesso, a cambiare solamente le persone e le attività.
Mentre nella prima giornata David si è soffermato sui paesaggi e le riprese del ghiacciaio, nel secondo giorno ha preferito porre la sua attenzione sulla carovana e sugli interventi/flash mob.
La quarta tappa è quasi terminata, l’indomani la tradizionale conferenza stampa di chiusura tappa.
David si dedica al montaggio del video, nel quale tra i temi fondamentali, oltre l’escursione e la storia di questo ghiacciaio, emerge l’utilizzo della montagna e la necessità di ripensare la montagna come strumento di educazione.
“Personalmente non mi ero mai soffermato veramente a pensare come stiamo distruggendo la montagna attraverso impianti e strumentalizzazioni. Solo in questi giorni sto veramente capendo l’urgenza di cambiare drasticamente le abitudini e la necessità di ridurre la speculazione che ne stiamo facendo” racconta David.
30 AGOSTO
Sveglia circa alle ore 8:00.
Partiamo in direzione Padova. Con David, in camper, ci sono Ilenia e Francesca.
Uscendo dalla valle il tragitto li porta verso il passo Fedaia, uno dei peggiori delle Dolomiti per i freni.
Il camper in discesa inizia a perdere il controllo: i freni si sono surriscaldati e hanno smesso di funzionare. Dopo una sosta e una lunga attesa con il cambio temperatura i freni si riprendono e si riparte.
Arrivo a Padova per le 15:00 circa.
Come da programma alle 16:00 inizia la visita al museo di geografia e poi l’aperitivo scientifico.
L’indomani anche la conclusiva conferenza stampa si svolgerà presso il museo di geografia, data molto importante per la stampa vista la situazione della Marmolada.
5ºTAPPA GHIACCIAIO MONTASIO
Il ghiacciaio che resiste
31 AGOSTO
Ore 15.30 circa partenza da Padova in direzione Malborghetto.
“Durante il viaggio in macchina mi sono emozionato guardando i monti friulani.
Questa forse era la tappa che più aspettavo”.
Arrivo a Malborghetto per l’orario di cena, dove incontrano Valter, presidente comitato glaciologico e docente presso l’università Milano-Bicocca.
Dato che il giorno dopo ci aspettano circa 1000 metri di dislivello andiamo a dormire presto.
1° SETTEMBRE
Sveglia ore 6.30, partenza da Malborghetto 7:15.
50 minuti di tragitto per arrivare al rifugio di partenza: i paesaggi lungo la strada ci tolgono il fiato.
Ore 8:30
Ci aspettavamo tante persone ma ne troviamo decisamente di più.
Siamo un gruppo di circa 50 persone.
Una prima chiacchierata di presentazione e si parte per andare sul ghiacciaio.
Il sentiero nel bosco è stretto e scivoloso e svicolare avanti e indietro per fare le riprese è abbastanza complicato.
Dopo circa 3 ore di camminata arriviamo sotto il ghiacciaio. Questo è teoricamente uno dei pochi ghiacciai che non ha perso massa glaciale. La posizione riparata, l’esposizione a nord e le valanghe di neve lo hanno protetto negli anni.
Il deficit del Montasio è che, quasi per la sua totalità, il ghiacciaio è coperto di detriti, la porzione di ghiaccio visibile è, infatti, relativamente poca.
Rendere con le immagini quello che Vanda e il comitato hanno spiegato non è stato facilissimo.
David intervista Vanda e simultaneamente il musicista comincia il saluto al ghiacciaio, iniziando a suonare la fisarmonica così da emozionare tutti.
Finito il saluto al ghiacciaio continuo le interviste a Nives Meroi e suo marito Romano Benet, testimonial Legambiente e alpinisti che hanno scalato gli 8000.
Finalmente rimaniamo in pochi sul ghiacciaio e riesce a godersi per qualche attimo il silenzio di questa montagna.
Comincia a fare freddo, si scende verso valle.
Giornata bella interessante, ma anche molto faticosa.
2 SETTEMBRE
Ultimo giorno di Carovana e la nostalgia comincia a prendere il sopravvento.
Sono ormai 20 giorni che abbiamo iniziato quest’avventura. La vista di questi pendii da subito ha estraniato David dal mondo.
“Ho incontrato persone che rispettano la potenza di queste creature, studiandole e conoscendole. Senza avere la presunzione di poter capire fino in fondo.
Sentirsi già a casa in terre lontane.
Ascoltare il loro respiro, il loro grido. Quel rumore di crolli e frastuoni sui loro versanti come piangessero lacrime vere.
Camminare sulle morene dell’era glaciale. Sentirne il peso del tempo.
Sentire la responsabilità di rendergli merito, di raccontarli e di omaggiarli come loro hanno fatto per noi e come ancora continuano a fare, combattendo con tutte le forze contro un nemico più grande di loro.
I ghiacciai stanno lanciando un grido di aiuto, ognuno a modo proprio, e la possibilità di poter essere testimone e portavoce di questo grido è un orgoglio che porterò dentro.
Arrivare alla fronte di questi giganti di ghiaccio con il fiatone e le gambe stanche. Prendere fiato, alzare lo sguardo e sentirsi vivo come loro”.
David, uno dei momenti più forti?
“Sono stati tanti gli incontri che mi hanno lasciato stimoli e mi hanno arricchito.
Le performance musicali in montagna sono state molto toccanti.
Racconti non verbali intimisti che facevano vibrare le anime dei presenti. Attività fondanti de
“La Carovana dei Ghiacciai” , dove la montagna è raccontata dagli esperti per il lato scientifico e interpretata artisticamente dai musicisti invitati.
Il primo musicista che ho conosciuto in carovana, Martin Mayes, artista eccezionale e persona di una sensibilità straordinaria.
La musica del sassofonista che ha salutato e omaggiato la Marmolada non è stata da meno: improvvisare e sperimentare alla sola vista della regina dei ghiacciai.
Ultimo artista, Paolo Forte, che dinanzi al Montasio ci ha regalato la sua interpretazione del timido ghiacciaio che si cela tra le montagne per proteggersi”.
E storie?
“Te ne racconto un paio che forse ti interessano.
Sulla Marmolada mi sono fermato a dormire al passo Fedaia. Arrivato a notte fonda mi parcheggio di fianco ad un camper stile anni ‘60. Uno di quei mezzi che quando lo vedi su strada pensi essere uscito da un film del passato.
La mattina appena sveglio, ho conosciuto i proprietari. Due signori anziani di circa 80 anni, amanti della montagna. Si erano conosciuti anni e anni prima proprio alle pendici della Marmolada che consolidavano il loro rapporto ogni anno tornando a godere quella vista insieme.
Altro incontro particolare, il primo hotel in Val Veny, come un film di Wim Wenders. Il personale dell’hotel sembrava uscito da “Gran Budapest Hotel”.
Fin da subito ti accorgi che questo posto ha un’anima e una spiritualità particolare.
Non è di per sé l’hotel a emanare queste sensazioni, ma le persone con le loro esperienze e racconti.
Il proprietario, nostalgico montanaro, che al ritorno dalle escursioni voleva vedere tutte le foto e i video di quel ghiacciaio che conosceva da 40 anni e sul quale erano ormai anni che non ci tornava.
Durante l’ultima cena di quella tappa cominciamo a chiacchierare con il cuoco. Aggiornatissimo sempre sui nostri spostamenti e sulle nostre iniziative. Il discorso si sposta sulla sua vita e ci racconta che quello è l’hotel dei genitori.
Aperto solo per due mesi l’anno e lui non è cuoco di professione ma lavora a Roma al tribunale della Sacra Rota.
Non da meno erano le altre dipendenti: due ragazze straniere che erano arrivate all’hotel per la stagione estiva. Non parlavano italiano ma ogni volta che si incrociava il loro sguardo sorridevano. Riuscivano a muoversi nello spazio in maniera totalmente silenziosa.
Ultimi ma non ultimi gli ospiti dell’hotel. Signori anziani in villeggiatura che si spostavano con molta fatica dalla sala tv al tavolino sotto i portici. Giocavano a carte o cantavano canti popolari accompagnati da una diamonica”.
Il souvenir che porterai con te a casa?
“Mi porterò dietro un’esperienza formativa e di crescita personale su più fronti. Lavorativamente parlando è stato molto interessante. Riuscire a raccontare un ghiacciaio in maniera dinamica senza cadere nel banale, riuscendo a far vedere le criticità ma senza riprendere o raccontare solo le problematicità. Trovare un punto di incontro nello storytelling tra il giornalismo e l’estetica di questi luoghi, è stata la versa sfida personale di questa campagna itinerante”.