Il futuro passa per la ruralità. Ambiente, cultura, società ed economia: i progetti della Rete Rurale Nazionale
Il futuro passa per la ruralità. Ambiente, cultura, società ed economia: i progetti della Rete Rurale Nazionale
La pandemia di COVID-19 ha acuito i problemi dell’Italia che erano noti da anni, decenni in molti casi, ma allo stesso tempo può fornire l’occasione per guardare al futuro come maggiore positività e riprendere un percorso di crescita e sviluppo sostenibile e duraturo rimuovendo tutti quegli ostacoli che hanno bloccato la crescita del Paese negli ultimi decenni. La risposta dell’Unione Europea alla crisi pandemica, il Next Generation EU, rappresenta per l’Italia, più che per altri Paesi europei, un’opportunità senza precedenti per investire in quei settori che in passato hanno reso il nostro Paese il fiore all’occhiello dell’Europa e del Mondo intero.
Tra i punti di forza dell’Italia ci sono le politiche agricole, che nonostante la loro importanza finiscono sempre in secondo piano nel dibattito pubblico. Eppure nell’Italia rurale di oggi puntare sulle politiche agricole è di fondamentale importanza per la rinascita del Paese e rientra in quelle missioni delineate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) messo a punto dal governo italiano: competitività, rivoluzione verde, mobilità sostenibile, istruzione e ricerca e inclusione e coesione.
Ai fondi che l’Europa ha deciso di destinare proprio al sostengo dello sviluppo culturale nel Next Generation EU – 8,1 miliardi di euro – si aggiungono gli oltre 90 miliardi di euro del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per il periodo 2021-2027. Gli obiettivi e le priorità sono chiari: promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali, potenziare la redditività e la competitività di tutti i tipi di agricoltura e promuovere tecnologie agricole innovative e la gestione sostenibile delle foreste, ma anche preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all’agricoltura e alle foreste e promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.
Ed è qui che entra in gioco la Rete europea per lo sviluppo rurale (RESR), una vera e propria piattaforma informativa sul funzionamento pratico della politica di sviluppo rurale, dei programmi, dei progetti e di altre iniziative.
Ruralità è risorsa ambientale, culturale, sociale ed economica
Nell’ottica della trasparenza che contraddistingue l’Europa, La RESR non soltanto sostiene l’attuazione efficace dei programmi di sviluppo rurale dei paesi dell’UE, generando e condividendo le conoscenze e facilitando lo scambio di informazioni e la cooperazione in tutta l’Europa rurale, ma presenta anche una banca dati dei progetti finanziati ed attuati e un monitoraggio degli stessi progetti di sviluppo agricolo.
Tutto quello che riguarda l’Italia confluisce nella Rete Rurale Nazionale, istituita nel 2008 per volontà del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. In un’Italia profondamente regionalizzata su tantissimi aspetti, la Rete Rurale Nazionale svolge un ruolo cruciale di coordinamento, favorisce lo scambio di esperienze e conoscenze, promuove l’innovazione e le opportunità disponibili (con particolare attenzione ai giovani che, come messo nero su bianco nel PNRR, sono la categoria più colpita dalle conseguenze della pandemia), e contribuisce a migliorare l’attuazione dei programmi di sviluppo rurale.
I grandi successi ottenuti in Italia
Nel corso degli ultimi 13 anni grazie alla Rete Rurale Nazionale sono stati raggiunti risultati straordinari in tutta Italia. Pensiamo, ad esempio, all’agriturismo italiano che oggi viene apprezzato in tutto il Mondo e richiama nel nostro Paese milioni di turisti ogni anno. Il settore è stato regolamentato negli ultimi anni come mai prima e nel 2013 è stato anche introdotto un sistema di classificazione delle aziende agrituristiche con l’obiettivo di dare al pubblico una idea di massima del livello di comfort, della varietà dei servizi e della qualità del contesto ambientale di ogni azienda. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Pensiamo all’agricoltura biologica e all’agricoltura sociale che hanno avuto un vero e proprio boom anche in Italia. Un esempio su tutti è rappresentato dai biodistretti, dei patti per lo sviluppo sostenibile del territorio che vengono sottoscritti dai produttori biologici, dalle amministrazioni locali e da altri ambiti della società civile, vere e proprie occasioni per promuovere il territorio e contribuire al suo sviluppo economico, sociale e culturale in modo sostenibile e allo stesso tempo stringendo alleanze, a partire dai produttori fino ai cittadini. Il primo biodistretto in Italia è stato istituito nel Cilento del 2009 e ad oggi sono già quaranta i biodistretti in tutta Italia, 32 già operativi e otto in fase di costituzione. Il più grande d’Italia si trova in Sardegna, mentre la Regione Marche punta a costruire il più grande d’Europa nei prossimi tre anni.
O, ancora, pensiamo ai progetti integrati di filiera che, proprio grazie all’Europa e alla Rete Rurale Nazionale hanno migliorato e continuano a migliorare le capacità competitive delle aziende di tutto il Paese e la loro capacità di penetrazione dei loro prodotti sui mercati internazionali. Nella sola Regione Toscana, ad esempio, sono stati selezionati e finanziati 79 progetti integrati di filiera che vanno dalla carne bovina all’ortofrutta, dal florovivaismo alle colture industriali. 19 i pif attivati in Friuli Venezia Giulia, 34 nel Lazio e 54 in Sardegna.
I giovani. Una risorsa fondamentale per il futuro
I giovani hanno avuto e avranno un ruolo fondamentale. Sono i giovani che hanno fatto ripartire la mobilitazione globale contro i cambiamenti climatici e sono sempre i giovani che riescono a cogliere più di altri le innovazioni che, nel rispetto dell’ambiente, possono portare ad un’agricoltura moderna, multifunzionale e competitiva. I giovani, più di tutti gli altri, stanno capendo che la ruralità è una delle risorse più preziose che abbiamo, una risorsa non soltanto ambientale, ma anche culturale, sociale ed economica.
Ed è proprio ai giovani portatori di innovazione che si rivolge la Rete Rurale Nazionale con una campagna ad hoc che punta a “Rendere visibile l’invisibile”, quello sviluppo rurale che, come dicevamo in apertura, non ha mai il giusto risalto agli occhi dell’opinione pubblica.
Eventi, laboratori, visite aziendali, workshop e seminari sono all’ordine del giorno in tutta Italia. Un pratico calendario pubblicato sul sito ufficiale della Rete Rurale Nazionale presenta tutti gli appuntamenti in programma nelle prossime settimane e rappresenta il modo migliore per toccare con mano quella rete viva e dinamica creata in questi anni e fatta di integrazione, scambio e partecipazione collettiva e inclusiva. E lo stesso vale per i canali social di RRN, da Twitter a Facebook, passando per Instagram e YouTube, che forniscono una panoramica a 360 gradi dei progetti destinati a cambiare l’Italia un passo alla volta.