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Plastica anche nell’aria: la respiriamo ogni giorno

La plastica è anche nell'aria, la respiriamo ogni giorno: è quanto rivela un nuovo studio condotto sull'inquinamento in India.

Plastica anche nell’aria: la respiriamo ogni giorno

Fonte immagine: Unsplash

La plastica non inquina soltanto gli oceani e gli altri paradisi naturali della Terra, entra anche nel nostro organismo ogni giorno tramite la respirazione. È quanto emerge da uno studio anglo-indiano, condotto grazie al contributo del King’s College e dell’Imperial College di Londra.

Invisibili particelle di plastica sono presenti in grandi quantità nel pulviscolo, soprattutto nelle città maggiormente inquinante e nei Paesi in via di sviluppo. Un problema da non sottovalutare, poiché l’inalazione continua di frammenti del materiale inquinante potrebbero determinare conseguenze gravi sulla salute.

Plastica: la respiriamo ogni giorno

I ricercatori hanno voluto analizzare la qualità dell’aria in diverse aree dell’India, dove l’inquinamento è molto elevato. Prelevando dei campioni, gli esperti si sono accorti della presenza di grandi quantità di cloruri, sostanze normalmente presente nell’aria delle località costiere ma anomale per i centri abitati dell’entroterra.

Monitorando i dati di Delhi, gli scienziati hanno inizialmente pensato che le elevate concentrazioni di cloruri potessero provenire dai numerosi impianti produttivi che circondano la città. In particolare le fabbriche che si occupano di riciclo di rifiuti elettronici, dove l’impiego di acido cloridrico è elevato per pulire le componenti recuperate. Un’analisi più accurata ha però smentito questa ipotesi.

I ricercatori hanno infatti notato come, al crescere della sostanza, aumentava anche la presenza di altre particelle, normalmente collegate alla plastica. Gli esperti hanno quindi sospettato che la contaminazione potesse avere due fonti. Da un lato i rifiuti abbandonati nell’ambiente, che producono microplastiche pronte a essere sollevate dal vento e finire nel pulviscolo. Dall’altro, l’abitudine – molto diffusa in India – di bruciare la plastica a cielo aperto. Nei Paesi a reddito ridotto, non a caso, il 90% di questo materiale finisce in discarica, nell’ambiente oppure viene bruciato.

Gli scienziati hanno quindi controllato le serie storiche sulla qualità dell’aria in varie città mondiali, alla ricerca di quelle particelle “sentinella” che potrebbero indicare la presenza di plastica. E non solo hanno rilevato una contaminazione diffusa, seppur molto più preoccupante dei Paesi più poveri, ma anche un grande impatto sulle emissioni globali. Basti pensare come l’usanza di bruciare la plastica – si tratti di roghi improvvisati o di più tecnologici termovalorizzatori- sia responsabile dal 2 al 10% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica.

I danni potrebbero essere importanti. Oltre alle possibili conseguenze sulla salute, ancora tutte da vagliare a livello scientifico, la contaminazione da plastiche nell’aria va di pari passo con la presenza di altri elementi tossici, come la diossina. Ancora, l’eccesso di cloruri potrebbe interagire con altri elementi chimici normalmente presenti in atmosfera: James Allen, dell’Università di Manchester, spiega infatti come questi inquinanti si leghino con l’ozono a livello del terreno, riducendo del 20-30% le capacità di crescita dei raccolti.

Fonte: Guardian

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