Basta animali in gabbia: appello di Jane Goodall e di 140 scienziati
Jane Goodall e 140 scienziati mondiali lanciano un appello all'Europa: stop all'allevamento di animali in gabbia.
Fonte immagine: Muhammad Mahdi Karim via Wikimedia
Stop all’allevamento di animali in gabbia, poiché “conducono una vita miserabile”. È questo l’ultimo appello che l’etologa Jane Goodall, insieme ad altri 140 scienziati e 170 associazioni animaliste, ha firmato per una maggiore tutela di tutte le specie. Una lettera aperta inoltrata a Ursula von der Leyen e Hans Timmermans, rispettivamente Presidente e vicepresidente della Commissione Europea, e ai commissari dell’Agricoltura e della Salute Januz Wojciechowski e Stella Kyriakides. Il tutto all’interno della campagna End the Cage Age, dopo la raccolta di oltre 1 milione e 400 firme per una petizione in tutto il Vecchio Continente.
Sono state quindi superate le soglie per una discussione ufficiale davanti alla Commissione, all’interno dell’Iniziativa dei Cittadini Europei, che chiede appunto la raccolta di 1 milione di firme.
Jane Goodall e gli animali in gabbia
Classe 1934, Jane Goodall ha dedicato la propria intera esistenza allo studio e alla tutela degli animali. Rinomate sono le sue ricerche sull’universo dei primati, una dedizione che ha permesso di portare alla luce una maggiore consapevolezza collettiva sulla capacità di questi animali di provare emozioni e dolore, in modo simile all’uomo. Non stupisce, di conseguenza, che l’etologa britannica abbia deciso di partecipare senza remore a una campagna per vietare l’allevamento in gabbia.
A sostegno dell’iniziativa, nata nel 2018 da Compassion in World Farming (Ciwf) e capace di raccogliere il supporto di numerose associazioni in tutto il mondo, l’esperta ha portato come esempio l’allevamento delle galline:
La maggior parte delle persone oggi comprende che gli uccelli sono esseri senzienti. Abbiamo osservato galline salvate dagli allevamenti intensivi: ognuna aveva una personalità distinta, tutte mostravano emozioni come il piacere e la paura. Un numero crescente di ricerche scientifiche lo sostiene e non c’è dubbio che la vita racchiusa in una piccola gabbia causi grandi sofferenze. L’Ue deve agire a nome dei milioni di animali trattati in questo modo crudele.
L’Unione Europea, così come ricorda il Corriere della Sera, riconosce gli animali come essere senzienti nel proprio trattato costitutivo. Ma la Politica Agricola Comune (Pac) non ha ancora implementato diffusamente questo principio, poiché l’allevamento in gabbia è consentito pressoché ovunque nel Vecchio Continente. Questo nonostante gli studi condotti negli anni abbiano dimostrato come vivere in spazi angusti, ad esempio all’interno di allevamenti intensivi, sia la causa di numerosi disturbi comportamentali e di salute per gli animali. Un esempio lampante è quello dei maiali, portati dalla vicinanza più che ravvicinata a reazioni aggressive, tanto da strapparsi il codino vicendevolmente. Ancora, questo tipo di allevamenti può rappresentare anche un pericolo per l’uomo: basti pensare alla recente diffusione del coronavirus nelle gabbie dei visoni, scelti per la produzione di pellicce.
Così come già accennato, la petizione collegata a End the Cage Age è riuscita a raggiungere il quorum di un milione di firme per avviare un’Iniziativa dai Cittadini a livello della Commissione Europea. Le firme, depositate lo scorso 2 ottobre, impongono che la Commissione Europea si esprima sulla questione, anche se non esiste un vincolo per la successiva produzione di leggi o normative. Tuttavia, dato l’enorme consenso popolare e il supporto di oltre 140 scienziati – di cui diversi anche italiani – potrebbe portare agli esiti sperati.
Fonte: Corriere della Sera