Microplastiche: come ridurle nel bucato
Le microplastiche vengono rilasciate nell'ambiente soprattutto con i lavaggi degli indumenti in lavatrice: ecco come organizzare il bucato.
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L’inquinamento da microplastiche è uno dei più gravi problemi ambientali dell’ultimo decennio. Questi frammenti di plastica di piccolissime dimensioni, a volte infinitesimali, sono ormai ubiquitari su tutto il Pianeta: campioni abbondanti sono stati rinvenuti sia sulle cime dell’Everest che nella profondità delle Fosse delle Marianne. Oltre ad alterare il normale ciclo naturale, sia sulle terre emerse che nei mari, questi rifiuti hanno conseguenze gravi anche sull’uomo. Con il pescato e la selvaggina entrano infatti nella catena alimentare, mentre il trasporto tramite gli agenti atmosferici ne determinano una costante inalazione.
Sebbene gli effetti sulla salute non siano ancora chiari, il deposito di microplastiche nell’organismo potrebbe determinare conseguenze ben poco spiacevoli, dai disturbi digestivi fino alle alterazioni ormonali. Proprio per questa ragione, risulta estremamente allarmante constatare come la maggior parte della microplastica rinvenuta in natura sia di origine tessile, ovvero derivata dal lavaggio degli indumenti. Basti pensare come un singolo ciclo in lavatrice possa immettere nell’ambiente anche 700.000 frammenti di plastica. Ma come rendere il proprio bucato maggiormente amico della natura?
Microplastiche nel bucato
Scelta dei tessuti e stili di vita
Un primo passo per ridurre sensibilmente il rilascio di microplastica dovuta al lavaggio in lavatrice è, come facile intuire, relativo alla scelta di tessuti e indumenti. Le fibre naturali – cotone, lana, lino e molte altre – non sono infatti colpite da questo rilascio di inquinanti, non contenendo plastica. Il discorso è ben diverso invece per le fibre sintetiche, le maggiori responsabili della contaminazione.
Scegliere fibre amiche dell’ambiente potrebbe però non essere sufficiente, bisogna infatti cambiare anche i propri stili di vita. Innanzitutto riducendo la frequenza dei lavaggi, evitando di gettare in lavatrice indumenti che richiederebbero solo una rinfrescata all’aria aperta, ma anche la quantità dei panni da lavare. Avviare numerosi cicli a cestello pressoché vuoto accelera il distacco delle microplastiche dagli indumenti, inoltre aumenta i consumi energetici. Allo stesso tempo, bisognerebbe fare ricorso a detergenti naturali privi di sostanze inquinanti o proprio plastiche, come nel caso di gel con microgranuli e similari. Risulterà poi di grande aiuto evitare un eccessivo movimento degli indumenti durante il lavaggio, magari preferendo programmi poco aggressivi e dalla centrifuga dolce.
Cicli, filtri e accessori
Così come già accennato, sarebbe meglio evitare l’accensione della lavatrice a cestello pressoché vuoto, sia per evitare consumi energetici che il distacco di grandi quantità di microplastica. Si deve invece riempire la lavatrice fino al carico supportato dai produttori dell’elettrodomestico, preferibilmente scegliendo cicli veloci e a basse temperature.
Se questo non dovesse bastare, sono disponibili in molti negozi dei filtri che, applicati tra il tubo di scarico e lo stesso elettrodomestico, permettono di trattenere le fibre plastiche in eccesso per poterle recuperare prima che raggiungano mari e oceani. In alternativa, in commercio sono da qualche mese disponibili dei veri e propri “dispositivi acchiappa-plastica”. È sufficiente posizionarli nel cestello insieme agli indumenti e, grazie ai filtri di cui sono dotati, potranno raccogliere grandi quantità di rifiuti. Anche quando non visibili dall’occhio umano. Quando si parla di microplastiche ci si riferisce infatti a materiali anche di dimensioni millimetriche, non sempre identificabili dalla vista umana.