Greenstyle Ambiente Inquinamento Rapporto Ecomafia 2020: reati ambientali in crescita, +23%

Rapporto Ecomafia 2020: reati ambientali in crescita, +23%

Presentato da Legambiente il Rapporto Ecomafia 2020 sugli ecoreati ai danni dell'ambiente: delitti ambientali in crescita del 23,1%.

Rapporto Ecomafia 2020: reati ambientali in crescita, +23%

Fonte immagine: Pixabay

Continua a crescere di anno in anno il numero dei reati ambientali in Italia secondo il Rapporto Ecomafia 2020. Dal documento redatto da Legambiente emerge come i delitti a danno dell’ambiente siano aumentati del 23,1% nel 2019 (rispetto al 2018). Un giro d’affari da capogiro per gli illeciti ambientali, circa 19,9 miliardi di euro nel solo 2019 e 419,2 mld dal 1995 allo scorso anno.

Secondo quanto riportato nel “Rapporto Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia” soltanto nel 2019 sono stati commessi 34.648 reati ambientali accertati, 4 ogni ora. Il documento è stato realizzato con il supporto di Cobat e Novamont.

Diversi i punti messi in evidenza da Legambiente durante la presentazione del rapporto. A cominciare dalle Regioni nelle quali si commettono più reati contro l’ambiente, ovvero Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. È però la Lombardia quella in cui si verifica il maggior numero di arresti.

Il reato maggiormente contestato è quello che interessa il ciclo del cemento (11.484), seguito dal ciclo di rifiuti (9.527). In forte crescita gli ecoreati contro la fauna (8.088) e quelli connessi agli incendi boschivi (3.916 illeciti, +92,5% rispetto al 2018). L’abusivismo edilizio si conferma una piaga con 20mila nuove costruzioni.

Rapporto Ecomafia 2020, il commento di Stefano Ciafani

Ha sottolineato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente:

I dati e le storie presentati in questa nuova edizione del rapporto Ecomafia 2020 raccontano un quadro preoccupante sulle illegalità ambientali e sul ruolo che ricoprono le organizzazioni criminali, anche al Centro-Nord, nell’era pre-Covid. Se da un lato aumentato i reati ambientali, dall’altra parte la pressione dello Stato, fortunatamente, non si è arrestata. Anzi.

I nuovi strumenti di repressione garantiti dalla legge 68 del 2015, che siamo riusciti a far approvare dal Parlamento dopo 21 anni di lavoro, stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Non bisogna però abbassare la guardia, perché le mafie in questo periodo di pandemia si stanno muovendo e sfruttano proprio la crisi economica e sociale per estendere ancora di più la loro presenza.

Per questo è fondamentale completare il quadro normativo: servono nuove e più adeguate sanzioni penali contro la gestione illecita dei rifiuti, i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale protezione ambiente, l’approvazione delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico, una forte e continua attività di demolizione degli immobili costruiti illegalmente per contrastare la piaga dell’abusivismo, l’introduzione di sanzioni penali efficaci a tutela degli animali e l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni che tutelano l’ambiente. Noi non faremo mancare il nostro contributo per arrivare entro la fine della legislatura all’approvazione di queste riforme fondamentali.

Fonte: Legambiente

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