Essere Animali: violenze negli allevamenti italiani di maiali
Essere Animali ha condotto un'indagine negli allevamenti italiani di maiali, trovando molte violazioni: ora chiede alla grande distribuzione di schierarsi.
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Essere Animali ha condotto una nuova indagine sugli allevamenti italiani di maiali, scovando procedure scorrette, azioni violente e maltrattamenti. Secondo quanto comunicato dall’organizzazione, sarebbero ben 9 i milioni di suini coinvolti in pratiche non consone al loro benessere e, per questa ragione, viene chiesto alle catene della grande distribuzione di abbandonare l’approvvigionamento da simili strutture.
L’indagine di Essere Animali è stata condotta su 20 aziende suinicole del Nord e del Centro Italia, tramite infiltrati che hanno lavorato all’interno delle strutture muniti di telecamere nascoste. Dalle immagini raccolte dal gruppo, si documentano condizioni preoccupanti per le scrofe da riproduzione, chiuse in gabbie talmente piccole da impedire qualsiasi tipo di movimento, ma anche altre pratiche come il taglio della coda e la castrazione chirurgica degli esemplari condotte senza anestesie. Il taglio della coda è peraltro vietato, sebbene l’organizzazione ritenga venga praticato sul 98% dei maiali allevati in Italia.
L’usanza delle gabbie di gestazione, dei minuscoli recinti dove le femmine di maiale vengono immobilizzate affinché possano nutrire di continuo i piccoli, è ancora purtroppo molto diffusa. Dalle immagini raccolte da Essere Animali, i suini immobilizzati non solo sviluppano piaghe e infezioni dovute allo sfregamento continuo con le sbarre delle gabbie, ma sviluppano anche disturbi psicologici per la sofferenza subita, che si manifestano con lo scuotimento ripetuto del capo. Il taglio della coda, invece, coinvolge i suinetti per evitare fenomeni di cannibalismo, spesso dovuti al sovraffollamento delle strutture, sebbene si tratti di una pratica esplicitamente vietata dalla legge. A questo si aggiunge la castrazione chirurgica, eseguita in tenerissima età, in assenza di anestesia e tra animali estremamente doloranti. La pratica è permessa entro i 7 giorni di vita per evitare l’odore di verro, che influisce sulla qualità della carne:
L’operazione causa dolore intenso e persistente. I suinetti urlano e si dimenano di fronte alla madre, ma non viene somministrato loro nulla per alleviare il dolore. In molti allevamenti abbiamo documentato anche frequenti illegalità, come castrazioni effettuate da operatori dell’allevamento senza anestesia e analgesia su maiali con più di sette giorni di vita.
Date le violazioni rilevate, Essere Animali ha deciso di lanciare la campagna #SOSPIG, per sensibilizzare le catene di supermercati e la grande distribuzione a scegliere fornitori che allevino maiali in modo più etico, rispettando i requisiti di legge:
Siamo di fronte a un problema diffuso e strutturale che coinvolge l’intera industria alimentare in Italia ed è causa di ingiustificata sofferenza per animali sensibili e intelligenti. Con la diffusione di questa indagine lanciamo la campagna #SOSpig, con la quale ci rivolgiamo con una petizione alla grande distribuzione organizzata, affinché le catene di supermercati si impegnino ad abbandonare queste pratiche terribili. […] Le catene di supermercati possono influenzare i metodi di produzione degli allevamenti fornitori grazie al loro potere di acquisto, vincolandoli a non utilizzare gabbie e mutilazioni che causano gravi sofferenze ai maiali. Il ruolo dei consumatori, di conseguenza, è fondamentale al fine di spingere la grande distribuzione organizzata a intraprendere questo percorso. Le nostre richieste sono concrete: gruppi alimentari esteri o interi stati dell’Unione Europea hanno già superato queste pratiche crudeli.