Mandragora officinarum: coltivazione, proprietà, usi
La mandragora è nota per la sua pericolosità: non è difficile, infatti, confonderla con gli spinaci. Ecco cosa devi sapere sulla pianta per non rischiare.
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La Mandragora officinarum è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Solanaceae dalla forma molto particolare, priva di fusto e caratterizzata da un originale aspetto antropomorfo. Esteriormente la Mandragora, chiamata anche “Radice del diavolo”, si presenta molto simile alla borragine, tuttavia la differenza non è da poco: la prima è commestibile, la seconda non solo non è commestibile ma se ingerita si rivela altamente tossica e velenosa a causa della presenza di alcaloidi.
Questa pianta è originaria di alcuni Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, come la Grecia e il Portogallo, caratterizzata da foglie dentellate molto ruvide e di colore verde scuro quando la Mandragora è giunta a piena maturazione. I fiori, invece, sono campanellati e dotati di petali di colore bianco e azzurro, mentre i frutti rotondi presentano una tonalità gialla. Per quanto riguarda le dimensioni, la pianta raramente supera i sei centimetri di altezza complessiva.
Coltivazione della mandragora
La Mandragora vanta un apparato radicale che presenta una forma simile a quella del corpo umano, una peculiarità che in passato ha dato origine a diverse leggende sulle possibili doti magiche della pianta. Fiorisce in estate e in inverno entra in riposo vegetativo, perdendo la parte aerea. Predilige una posizione soleggiata che garantisca l’illuminazione naturale per almeno alcune ore ogni giorno, sebbene riesca a tollerare temperature molto basse ma non inferiori agli zero gradi centigradi. Per seminare la Mandragora è opportuno scegliere come substrato un terriccio universale calcareo ma ben drenato, attendendo i mesi autunnali in modo tale da consentire la germinazione dei semi in primavera. Proprio in questa stagione è necessario utilizzare un concime adatto alle piante da fiore, da usare ogni mese. Per quanto concerne le annaffiature, infine, devono essere sospese solo durante il riposo invernale mentre nella stagione vegetativa è necessario bagnare abbondantemente la pianta ogni due settimane circa, facendo in modo che il substrato si asciughi e limitando il rischio di generare pericolosi ristagni di acqua.
Proprietà e benefici
Come accennato, la Mandragora non è commestibile e si rivela molto tossica non solo se ingerita ma anche se assunta in dosi elevate in ambito omeopatico. Le qualità attribuite alla Mandragora sono numerose, dovute alla presenza di alcuni principi attivi come l’atropina e la scopolamina: questa pianta ha potenziale sedativo, analgesico e afrodisiaco, usata ad esempio per lenire una nevralgia, una cervicalgia o altri stati dolorosi connessi all’artrosi. Altri benefici riguardano il trattamento di disagi dal punto di vista gastrointestinale, come la colite e la stipsi ma anche la stessa gastrite, l’ulcera e la sindrome gastro-cardiaca.
Come si usa la mandragora
La Mandragora può essere utilizzata come rimedio naturale solo dietro consiglio medico, rispettando scrupolosamente le dosi indicate. Utilizzata nell’omeopatia, questa pianta può essere reperita sotto forma di preparati ricavati dalle foglie o come radice essiccata. Se assunta in quantità elevate, la Mandragora può generare allucinazioni, nausea e vomito, tachicardia, convulsioni e pressione elevata. In alcuni casi, l’assunzione in dosi massicce può causare il coma e perfino il decesso.
Come riconoscere la mandragora
La mandragora è stata spesso citata come causa dell’avvelenamento di alcune persone: la mandragora infatti viene spesso confusa con gli spinaci, ma in realtà assomiglia molto anche alla bietola e alla borragine.
Per distinguerla, bisogna fare attenzione:
- il gambo risulta piccolo, liscio e peloso
- la foglia è stretta, allungata, appuntita e poco increspata
- l’odore, infine, è davvero sgradevole.