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Megalodonte: dimensioni, avvistamenti, estinzione

Il megalodonte è un grande squalo marino vissuto nel passato: dal formato davvero imponente, nonostante le leggende è ormai estinto da tempo.

Megalodonte: dimensioni, avvistamenti, estinzione

Fonte immagine: Unsplash

Il megalodonte, noto anche come Carcharodon megalodon o Carcharocles megalodon, prende il nome dal formato dei suoi denti. “Megalon”, infatti, in greco significa “grande dente”. Figura mitologica, è uno squalo dall’enorme formato ormai estinto da millenni, ma che desta ancora incredibile fascino e interesse. Tanti i dibattiti e le ricerche sulla sua origine: nei secoli, gli studiosi sono giunti alla conclusione che il megalodonte sia un parente dell’attuale squalo bianco. Dai reperti recuperati è emersa una similitudine fisica per formato e per tipologia di dentizione, mentre altri studiosi sono certi di un’evoluzione convergente.

Origini

Il megalodonte è vissuto nel periodo storico tra il Miocene e il Pliocene, come riporta la datazione effettuata sui pochi reperti trovati ovvero poche ossa e qualche dente. La stima del suo formato è stata effettuata proprio valutando le dimensioni incredibili dei denti, che ne hanno permesso l’inserimento nel genere Carcharodon grazie alle somiglianze dentali con il grande squalo bianco. Come anticipato, gli studiosi propendono per un’evoluzione convergente che ha accomunato il primo con lo squalo bianco e, quest’ultimo, molto vicino allo squalo mako. I dati giunti fino a noi riportano un formato davvero maxi: il megalodonte possedeva una lunghezza tra 15 e 18 metri, con un peso di circa 30 tonnellate, con denti di 17-20 centimetri.

Potenza e diffusione

Megalodonte
Fonte: Pixabay

Un animale dal formato incredibile, probabilmente in linea con gli altri esemplari presenti durante quel periodo. La sua deve essere stata una forza sorprendente, in particolare quella dei denti, in grado anche di uccidere e cibarsi di balene. Una potenza accentuata anche dai movimenti laterali, del corpo tipici dello squalo comune, a fronte di un formato non certo irrilevante. I resti ritrovati presso le coste orientali degli Stati Uniti d’America e nei Caraibi hanno spinto gli studiosi a credere che le femmine del megalodonte, per partorire, utilizzassero le baie protette dall’acqua più bassa e calda. Una zona più agevole per cacciare, crescere la prole fino all’indipendenza. Diffuso un po’ ovunque, questo maxi squalo ha sempre amato le zone più temperate, dove cacciare le prede con maggiore facilità e velocità.

Alimentazione

Maxi formato e maxi pasto, per sopravvivere il megalodonte mangiava dai 600 ai 1.200 chilogrammi di cibo al giorno, in particolare piccole balene, tartarughe marine, sirenidi e pinguini preistorici. Particolare anche la metodologia di attacco che partiva sempre dal basso: lo squalo si nascondeva sui fondali più scuri dove poteva mimetizzarsi con tranquillità. Individuata la preda, sferrava un forte colpo nella zona del ventre stordendola e azzannandola mortalmente.

Leggende ed estinzione

Squalo bianco

Nonostante il formato, il megalodonte non era l’animale più imponente, anzi temeva la presenza di alcuni avversari marini, molto più grandi e intelligenti, in grado di scacciarlo e anche ucciderlo. Nonostante siano tante le leggende che circondano la sua figura, come gli improbabili avvistamenti degli ultimi anni, lo squalo dai maxi denti è ormai estinto da secoli.

Ad incidere sulla sua sopravvivenza il graduale raffreddamento globale, che avrebbe spinto molte delle sue prede verso posti lontani, lasciandolo solo nelle aree ancora calde ma con poco rifornimento. La difficoltà a riprodursi, la lentezza dei movimenti e una capacità organizzativa non particolarmente spiccata, ne hanno decretato il declino. Gli improbabili avvistamenti che hanno infarcito leggende, programmi televisivi e falsi d’autore, non trovano nessun riscontro. Un animale amante delle acque basse e calde, e così grande, non sarebbe di certo sfuggito all’occhio umano e alla documentazione attuale.

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