Helicobacter Pylori: sintomi, contagio, cura e dieta
Helicobacter pylori: ecco i sintomi e gli effetti dell’infezione, la diagnosi, e come si cura anche con alcuni alimenti.
Fonte immagine: Abdominal pain in woman via Shutterstock
L’infezione del batterio Helicobacter pylori è, nel mondo, la causa più frequente di gastrite e ulcera allo stomaco. Si tratta di un’infezione molto comune che colpisce il 50% della popolazione entro i 60 anni di età. Negli ultimi anni, però, si è verificata una riduzione dei nuovi casi soprattutto nei più giovani.
Ecco quali sono i sintomi e gli effetti dell’infezione, come viene effettuata la diagnosi e come si cura, anche con la dieta.
Sintomi e effetti
La trasmissione del batterio avviene per via oro-fecale o oro-orale e si può prevenire in modo efficace rispettando le comuni norme igieniche e di comportamento, evitando di scambiare oggetti e asciugamani che possono essere entrati in contatto con le mucose. I sintomi e le conseguenze dell’infezione da Helicobacter pylori sono diversi a seconda di dove è localizzato il focolaio batterico.
Quando l’infezione è localizzata nell’antro dello stomaco, ossia la porzione dell’organo più vicina al collegamento con l’intestino, si ha come conseguenza l’ipersecrezione di acido che predispone allo sviluppo di ulcera duodenale. Mentre quando l’infezione riguarda soprattutto il corpo dello stomaco causa una atrofia dell’organo con conseguente riduzione della produzione di acido, che predispone all’ulcera gastrica e anche all’adenocarcinoma. Non sono rare le infezioni miste, che riguardano cioè sia l’antro che il corpo dello stomaco.
I sintomi dell’infezione in genere sono bruciore di stomaco, soprattutto a digiuno, dolore, nausea e vomito, inappetenza, eruttazione e gonfiore. Tuttavia L’Helicobacter pylori, infine, potrebbe anche non manifestarsi con sintomi clinici evidenti. Purtroppo le persone che contraggono questa infezione hanno da 3 a 6 volte più probabilità di ammalarsi di cancro allo stomaco.
Diagnosi
La diagnosi di questa malattia infettiva è di esclusiva competenza del medico e di solito consiste in test sierologici non invasivi e urea breath test, ovvero la ricerca dell’antigene specifico con l’esame delle feci. Questi esami vengono di norma richiesti dal medico durante la valutazione per il sospetto di ulcera gastroduodenale e gastrite e sono gli stessi che vengono eseguiti dopo il trattamento per confermare l’eliminazione dell’infezione. Ai test non invasivi potrebbe seguire un esame endoscopico utilizzato per ottenere un campione di tessuto, biopsia, su cui eseguire ulteriori indagini.
Terapia
Il trattamento di elezione prevede l’impiego di antibiotici, con diversi schemi di somministrazione definiti dal medico, insieme a un farmaco inibitore della pompa protonica, un tipo di antiacido impiegato per la terapia delle ulcere, delle gastriti e del reflusso. Questo farmaco aumenta il pH dello stomaco e aumenta la concentrazione e l’efficacia dell’antibiotico, oltre a creare un ambiente sfavorevole all’Helicobacter pylori. Il trattamento con i farmaci e lo schema prescritto dal medico può essere ripetuto, ma se due cicli di terapia risultano inefficaci è possibile che venga prescritto un esame endoscopico per ottenere un campione di cellule, su cui effettuare delle prove di sensibilità.
Alimentazione
Alcuni alimenti hanno mostrato di essere utili per favorire la remissione dell’infezione. È questo, ad esempio, il caso dell’estratto di verdure della famiglia delle Brassicacee, come cavolfiore o cavolo cappuccio. Questi ortaggi sono una buona fonte di isotiocianati, molecole con una certa efficacia battericida. I risultati in questo senso sono incoraggianti ma attendono ulteriori conferme.
Anche l’estratto di alcuni frutti ricchi di fenoli hanno una buona attività batteriostatica in vitro contro l’Helicobacter pylori. È il caso, ad esempio, dell’estratto di mirtillo, lampone, fragola e mora.
In vitro è promettente anche il miele, del quale sono già note le proprietà antibatteriche. In un piccolo studio, da confermare con ulteriori indagini, in 150 pazienti affetti da dispepsia il miele assunto almeno una volta alla settimana ha ridotto la prevalenza dell’infezione. Alcuni ceppi probiotici, tra i quali il Saccharomyces boulardii, aggiunti alla terapia farmacologica, hanno favorito l’eliminazione dell’infezione. Anche in questo caso si tratta di risultati da confermare perché, ad esempio, l’integrazione con Lactobacillus GG non ha influenzato la soluzione dell’infezioni ma ha ridotto gli effetti collaterali del trattamento. Sono in corso anche studi di efficacia sugli estratti di aglio, tè verde, vino rosso e liquirizia.