Tigri come animali domestici in USA: è polemica
Sempre più tigri vengono scelte come animali domestici negli USA, soprattutto in quegli stati più permissivi, come il Texas: è polemica.
Sempre più cittadini statunitensi scelgono la tigre come animale domestico, tanto che nel Paese vi sarebbero 7.000 esemplari, più delle 3.890 che si stima vivano in libertà. È l’allarme lanciato da BBC, con un intervento pronto a far discutere: in stati come il Texas, infatti, i grandi felini non solo sarebbero particolarmente diffusi, ma nella maggior parte dei casi sarebbero accuditi in giardini domestici, senza provvedere alle loro reali necessità.
Il dato si riferisce agli esemplari effettivamente registrati, ma molti potrebbero essere sfuggiti al controllo da parte delle autorità. Non capiterebbe di rado, infatti, che le tigri vengano acquistate sul mercato nero, per poi essere accudite praticamente di nascosto da occhi indiscreti. Altrettanto sovente è la cessione di questi animali a zoo e santuari: scelti perché adorabili da cuccioli, con la loro crescita diventano pressoché ingestibili in età adulta.
A confermarlo è Ben Callison, ex direttore di uno di questi santuari, nel corso di una conferenza organizzato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti:
Un uomo è venuto da me e mi ha chiamato comunista. Le persone ci accusano di violare il loro diritto di possedere ciò che vogliono e di fare ciò che vogliono. […] La maggior parte delle tigri presenti negli USA proviene dall’allevamento irresponsabile in cattività, che rifornisce l’industria degli animali domestici. Molte tigri sono importate illegalmente, ma questo è soprattutto un problema di cuccioli nati negli USA.
Perché, tuttavia, così tante persone decidono di accudire un animale tanto pericoloso quanto la tigre, considerando come la stazza lo renda di difficile gestione? A dare una risposta è Nicole Paquette, vicepresidente per la protezione delle specie selvatiche presso l’Humane Society degli Stati Uniti:
Le persone vogliono qualcosa di unico, cercano l’esotico. Per questo ci sono moltissimi grandi carnivori scelti come animali domestici nel Paese: gli orsi bruni sono molto comuni, ma anche i leoni africani, i leoni di montagna, i rettili, gli alligatori, i coccodrilli e molti altri.
Il problema, soprattutto in alcuni Stati, potrebbe essere soprattutto di natura legale. In Texas, ad esempio, è molto più difficile ottenere la registrazione di un cane appartenente a una razza pericolosa anziché una tigre, considerando come gli esemplari già documentati potrebbero essere tra i 2.000 e i 5.000. Così ha spiegato Pamela Boich, del Texas Human Legislation Network:
Il Texas è uno stato conservatore e ha cuore le libertà personali e il diritto di possedere ciò che si vuole. È legittimo, ma se questo va a detrimento del benessere animale, è sbagliato.
Ancora, mancherebbero leggi precise per il contenimento di questi animali, nonché per il sequestro in caso di accudimento non consono. Nel mentre, si teme questi animali possano causare danni e disagi in caso dovessero fuggire o, ancora, durante le calamità naturali come terremoti e uragani. Una preoccupazione che trova un certo fondamento nella statistica: dal 1990 a oggi, infatti, ben 22 persone sono morte per l’attacco di un grande felino detenuto in cattività, mentre ben 500 hanno riportato ferite gravi. Così ha aggiunto Angela Culver, media director dell’In-Sync Exotics Wildlife Rescue and Educational Center:
Le persone pensano che crescendo questi animali come fossero dei bambini non diventino aggressivi. Ma questi animali rimangono selvatici, è scritto nel loro DNA. E anche se non avessero intenzione di ferirti, sono talmente forti che può bastare una zampata giocosa per distruggere un braccio.