Animali e superstizione: quali sono le più pericolose
Superstizioni e animali: un binomio spesso complicato e mortale, che porterebbe alla cattura e alla morte anche molti animali a forte rischio estinzione.
Fonte immagine: Asiatic black bear via Shutterstock
Animali e superstizione: sono tante le storie che investono e travolgono la tranquillità di molti esemplari, non solo gli amici di affezione o da lavoro, ma anche quelli in via d’estinzione. Una problematica che spesso incombe anche sulla vita di molti quadrupedi a rischio sopravvivenza, già minacciati dal bracconaggio e dall’invadenza dell’uomo. Da tempo associazioni e governi si adoperano per strapparli alla morte, impedendone il commercio, la caccia e le mutilazioni, ma spesso si scontrano con la brutalità di chi considera questi animali solo merce di scambio. Le tantissime credenze popolari, le leggende e le superstizioni, hanno trasformato animali comuni in miti, sia in positivo che in negativo, aggravando così la loro condizione. Un pericolo reale che spesso trova terreno fertile in territori lontani dalla civiltà, zone rurali e con un forte tasso di povertà.
Lemure aye aye
Il piccolo e singolare lemure aye aye vive unicamente in Madascar, nelle foreste nord-orientali dell’isola, dove il gruppo che lo rappresenta si sta lentamente estinguendo. Non solo a causa della deforestazione continua ma anche per una superstizione locale, che lo identificherebbe come portatore di morte e malattia. La solo vista dell’animaletto rappresenterebbe un cattivo presagio, per questo viene scacciato brutalmente e ucciso per sconfiggere l’anone negativo di morte.
Gatto
Impossibile non citare il gatto, amico di casa e sicuramente non a rischio estinzione, ma che anche nell’era moderna incontra le ostilità di chi è superstizioso. I più scacciati e allontanati sono i gatti neri, perché considerati portatori di sventura, sfortuna, portavoce del demonio, nonché legati alle streghe. Nel 1233 venne ingaggiato un vero e proprio sterminio di massa, che contribuì però a un ripopolamento di topi, che portarono la peste bubbonica.
Orso della bile
In alcuni territori cinesi è ancora viva la credenza secondo cui, bevendo la bile di un orso, si possa curare la sbornia, le malattie ai denti e altre patologie. Una tradizione crudele e terribile, che potrebbe trovare fine grazie alla presenza della medicina moderna, eppure la superstizione impone la cattura degli orsi del sole e della luna, che vengono venduti alle fattorie della bile. Rinchiusi in gabbie anguste e immobilizzati, vivono il resto della loro vita in questa totale prigionia, con una canula artigianale conficcata nel corpo per drenare la bile. Strutture rudimentali che cagionano infezioni e sofferenze ai poveri animali, una pratica che trova l’ostilità di moltissime associazioni e gruppi animalisti.
Pangolini
I piccoli e teneri pangolini sono al centro di un commercio serrato che identifica la loro carne e le scaglie come rimedio contro le malattie. La medicina tradizionale considera benefiche le scaglie del corpo, perché aiuterebbero le madri ad allattare e curerebbero molte patologie, inoltre sono molto ricercati per la loro carne, considerata una vera prelibatezza.
Tigre e cervo
Secondo la tradizione orientale, i peni del cervo e della tigre dimostrerebbero proprietà afrodisiache ma anche terapeutiche, rinvigorendo l’uomo. La tigre è da sempre al centro della cultura asiatica, nonostante sia a rischio d’estinzione continua, soprattutto nel commercio di contrabbando per molte parti del suo corpo. Le zampe verrebbero utilizzate contro l’insonnia, i denti contro la febbre, il grasso per reumatismi e lebbra, mentre le ossa come antinfiammatorio.