Olio di cocco per uso alimentare: fa male?
L'olio di cocco è un prodotto vegetale spesso impiegato in ambito alimentare: il consumo andrebbe ridotto, però, per via degli elevati grassi saturi.
Fonte immagine: Coconut oil for alternative therapy via Shutterstock
Tra i numerosi oli vegetali disponibili sul mercato, l’olio di cocco è forse uno dei più famosi e popolari. Largamente impiegato in ambito cosmetico, questo prodotto naturale ha trovato molta fama grazie agli effetti benefici che può manifestare sulla cute e sui capelli. Il prodotto, tuttavia, è da sempre impiegato anche in campo alimentare, soprattutto nella cucina asiatica. Quali sono le sue proprietà e, soprattutto, può avere conseguenze sulla salute?
Così come già anticipato, l’olio di cocco può essere anche impiegato in cucina. Trattandosi di un prodotto naturalmente ricco di grassi saturi, tuttavia, non sempre gli esperti ne consigliano l’uso. Prima di procedere alla descrizione delle caratteristiche del prodotto, nonché a ipotizzarne l’impiego, si consiglia perciò di chiedere consiglio al proprio medico oppure al nutrizionista.
Olio di cocco alimentare: proprietà
Così come suggerisce il nome, l’olio di cocco è un olio vegetale ricavato dalla polpa dell’omonimo frutto, in particolare dalla polpa essiccata. Di origine orientale, nonché diffuso in tutte le aree tropicali del mondo, questo olio è da sempre impiegato in ambito alimentare, anche se la sua massima applicazione rimane sul fronte della cosmesi, come rimedio naturale.
Come già accennato, l’olio di cocco si ricava dalla pressatura della polpa dell’omonima noce, sia a livello artigianale che industriale. A temperatura ambiente, e a seconda del livello di raffinazione, il prodotto può presentarsi anche in forma solida, anche se le temperature superiori ai 24-25 gradi atmosferici ne permettono lo scioglimento. Proprio perché si è parlato di raffinazione, l’olio di cocco può essere disponibile vergine, quindi completo delle sue caratteristiche nutrizionali, oppure raffinato affinché divenga trasparente e inodore.
Per uso alimentare, si tratta di un prodotto altamente calorico, perché 100 grammi apportano ben 852 calorie. Il contenuto in carboidrati e proteine è trascurabile, così come quello in sali minerali. Elevato, invece, è l’apporto di grassi, soprattutto acidi grassi: circa 87 grammi di saturi, 6 di monoinsaturi e 1.8 di polinsaturi. Sebbene un elevato contenuto di grassi saturi possa generare una certa preoccupazione, va considerato come il consumo sia normalmente ridotto e, non ultimo, come l’olio di cocco compensi con altre proprietà. L’acido laurico di cui è ricco, ad esempio, pare possa stimolare la produzione di colesterolo HDL, quello buono, a discapito di quello cattivo LDL
Olio di cocco: fa male?
Sulle proprietà dell’olio di cocco, così come sulla sicurezza del suo impiego alimentare, si discute da diverso tempo e con esiti abbastanza differenziati. Da un lato, chi sostiene che il contenuto troppo elevato di grassi saturi possa essere un rischio per l’organismo, dall’altro chi sostiene come altre proprietà benefiche, quali l’acido laurico già descritto, compensino gli effetti negativi, già ridotti dall’assunzione comunque contenuta.
Va innanzitutto specificato come, in assenza di intolleranze personali o allergie specifiche, l’assunzione sporadica di piccole quantità di olio di cocco non dovrebbe rappresentare grandi problemi di salute. Le questioni, invece, sorgono per un impiego esteso e continuativo, non solo in termini di grassi contenuti, ma anche perché decisamente calorico.
L’OMS ha in più occasioni ribadito come, per mantenere il fisico in forma e garantire la salute dall’apparato circolatorio, sia necessario controllare l’assunzione di lipidi nella dieta, preferendo i grassi insaturi a quelli saturi. Seguendo questa più che lecita indicazione, di conseguenza, si può pensare che l’olio di cocco debba essere ridotto nel quotidiano, poiché si tratta di uno degli oli vegetali dalla più alta concentrazione di grassi saturi, anche più di prodotti di origine animale. Allo stesso tempo, però, alcune proprietà benefiche dettate dall’acido laurico potrebbero comunque risultare interessanti sul fronte della riduzione del colesterolo cattivo.
Non esiste quindi una regola precisa a cui fare affidamento, se non quella del buonsenso: impiegarlo in cucina di tanto in tanto, senza eccessi. Inoltre, si ricorda come esistano altri oli vegetali che possono essere sostituiti facilmente in gran parte delle ricette in cui quello di cocco è impiegato, dall’olio di oliva a quello di sesamo.