Carne: governo cinese punta a ridurre il consumo del 50%
Il Governo cinese ha deciso per il taglio del consumo nazionale di carne del 50%, coinvolti nella campagna anche Arnold Schwarzenegger e James Cameron.
Fonte immagine: AWFG_Berlin
Tra le varie rivoluzioni che la Cina sta compiendo in una direzione sempre più ecologica, c’è anche la recente decisione del Governo di tagliare il consumo di carne dei cinesi del 50%. Una scelta che gioverà non solo alla loro salute, visto che soffrono in alta percentuale di patologie come l’obesità e il diabete, ma anche a quella del pianeta, riducendo le emissioni di CO2 e puntando a limitare la deforestazione che si pratica per far spazio agli allevamenti.
In Cina attualmente il consumo di carne è il 28% del totale mondiale, quello della carne di maiale in particolare è il 50%. L’incremento del consumo di carne è andato, nella storia recente, di pari passo con lo sviluppo economico del Paese. Nel 1982 erano 13 i kg di carne di manzo pro-capite che venivano consumati annualmente. Oggi, per tutti i tipi di carne, si è arrivati a 63 kg, ai quali secondo le stime se ne aggiungeranno altri 30, se le abitudini dei cinesi rimarranno invariate, entro il 2030.
Il “thinktank” Chatham House nel 2014 ha previsto per la Cina, che il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari sarebbe aumentato, entro il 2020 di 20 milioni di tonnellate l’anno. Questo incremento, come si legge nel rapporto di WildAid, comporterebbe un aumento di 233 milioni di tonnellate di gas serra rilasciate ogni anno in atmosfera.
Con le nuove linee guida si vuole arrivare ad un consumo pro-capite annuo variabile dai 14 ai 27 kg. In questo modo si potranno tagliare le emissioni di anidride carbonica equivalente, di una quantità tra gli 1 e gli 1,8 miliardi di tonnellate.
Per convincere i cinesi a cambiare abitudini, il Partito comunista ha chiamato in causa alcune star di Hollywood, tra queste l’attore Arnold Schwarzenegger e il regista James Cameron. Cameron, riferendosi all’impatto del consumo di carne sull’ambiente e in riferimento agli accordi internazionali presi per ridurre i cambiamenti climatici, ha commentato così:
L’allevamento animale emette più di tutti i trasporti combinati. Ridurre la domanda di alimenti di origine animale è essenziale se si vuole limitare il riscaldamento globale a 2° C, come concordato alla COP21.
In effetti, a livello globale sono il 14,5% le emissioni di gas serra provocate dal settore dell’allevamento, per vari tipi di animali, non solo mucche, ma anche polli, maiali e altre tipologie. Li Junfeng, direttore generale del National Center on Climate Change Strategy and International Cooperation, ha spiegato come una rivoluzione di questo tipo richieda il coinvolgimento di tutta la popolazione:
Affrontare il cambiamento climatico comporta un giudizio scientifico, delle decisioni politiche, il sostegno imprenditoriale, ma alla fine, si basa ancora sul coinvolgimento del pubblico in generale, per modificare il comportamento del consumo in Cina. Ognuno di noi deve credere nel concetto del basso tenore di carbonio e lentamente adattarsi ad esso.